Ormai l’argomento che ci siamo proposti di trattare richiede che Noi, venerabili fratelli, vi comunichiamo tutte quelle norme che sembrano più opportune per rettamente ordinare tali studi. Ma tornerà certamente utile conoscere qui, fin dall’inizio, quale genere di avversari si accaniscano in questa lotta e in quali artifici o armi confidino. È manifesto come la lotta dovette prima essere sostenuta con coloro che, basandosi sul proprio giudizio privato e ripudiando le tradizioni divine e il Magistero della Chiesa (i Protestanti, ndR), asserivano essere la Scrittura l’unica fonte della rivelazione e il supremo arbitro della fede. Ora la lotta è con i razionalisti, i quali, quasi figli ed eredi dei primi, basandosi parimenti sul proprio giudizio, ripudiano nel modo più assoluto persino questi stessi elementi della fede cristiana ricevuti dai padri. Essi infatti negano del tutto sia la divina rivelazione, come l’ispirazione e la sacra Scrittura, e vanno dicendo che altro non sono se non artifici e invenzioni degli uomini, che non contengono vere narrazioni di cose realmente accadute, ma inutili favole o storie menzognere; così non abbiamo in esse vaticini od oracoli, ma soltanto predizioni fatte dopo gli eventi o presagi di intuito naturale; non presentano veri e propri miracoli e manifestazioni della potenza divina, ma si tratta o di fatti meravigliosi, mai però superiori alle forze della natura, o di magie e miti. I vangeli poi e gli scritti apostolici sono certamente, dicono, da attribuirsi ad altri autori. Siffatti gravi errori, con i quali credono di distruggere la sacrosanta verità dei Libri divini, li presentano come sentenze decisive di una certa nuova scienza libera, sentenze che riescono però così incerte a loro stessi, tanto da dover mutare e sostituire ben spesso le loro opinioni su identiche questioni. Non mancano tra questi taluni che, pur essendo e parlando tanto empiamente di Dio, del Cristo, dell’Evangelo, e del resto della sacra Scrittura, vorrebbero tuttavia passare per teologi, cristiani ed evangelici, cercando così di coprire sotto un nome specioso la temerarietà di un insolente ingegno.

A costoro si aggiungono non pochi studiosi di altre discipline, che condividono le idee dei primi e li aiutano, e che la stessa intolleranza per le verità rivelate induce similmente ad avversare i Libri sacri. Non potremo mai deplorare abbastanza come questa lotta vada ogni giorno più estendendosi e facendosi sempre più accanita. Viene mossa a danno di uomini valenti ed eruditi, sebbene non trovino questi grande difficoltà a difendersene; ma soprattutto i nemici si volgono accanitamente, con ogni studio e mezzo, verso il popolo indotto. Spargono il loro veleno esiziale con libri, opuscoli e quotidiani; lo insinuano nelle adunanze, nei discorsi: hanno ormai pervaso ogni campo, e tengono nelle loro mani molte scuole di giovani, sottratte alla tutela della Chiesa, in cui si corrompono miseramente le ancor credule e docili menti e si spingono al disprezzo delle Scritture, anche ricorrendo al ludibrio e agli scherzi osceni. Questi sono i fatti, venerabili fratelli, che debbono scuotere, infiammare il nostro zelo pastorale, così che a questa che è «falsamente chiamata scienza» [1 Tm. 6, 20] nuova, si opponga l’antica e la vera, quella che la Chiesa ricevette da Cristo per mezzo degli Apostoli, e sorgano in questa immane lotta idonei difensori della sacra Scrittura. [La prossima settimana studieremo nello specifico la Parte III dell’Enciclica,  Difesa della Sacra Scrittura contro gli errori moderni]. Prosegue ...

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