Non basterebbe, o giovani, che Iddio avesse tratto dal nulla tutto ciò che esiste, se tutto questo non venisse conservato e protetto dalla Sua Onnipotenza. Dopo che il pittore ha fatto il quadro ed il falegname i panchi, quadro e panchi sussistono da sé, senza che il pittore ed il falegname stiano lì a sorreggerli; ma non così il mondo e le cose create: tutto ricadrebbe nel nulla se non fosse sostenuto dalla stessa potenza che le creò, precisamente come un sasso cade per terra se voi togliete l’appoggio che lo sostiene. Ecco dunque che il Catechismo con verità c’insegna che «Dio ha cura e provvidenza delle cose create e le conserva e dirige tutte al proprio fine, con sapienza, bontà e giustizia infinita». Il Signore, ci dice la S. Scrittura, «dà la vita ed il respiro a tutte le cose» (Atti degli Apost. XVII, 25). Dio ha cura di tutto. Tutte le creature, per quanto piccole e miserabili, sono oggetto della cura paterna di Dio. Ce lo insegna in vari punti la S. Scrittura, lo ripete più volte N. S. Gesù Cristo nel S. Vangelo e lo vediamo di continuo con i nostri occhi medesimi. Che cosa c’è di più dimenticato di un passero de’ nostri tetti o di un fiore della foresta? Eppure il Signore pensa a loro: per l’uno fa crescere il miglio, per l’altro manda l’acqua dal cielo. «Guardate gli uccelli del cielo, dice Gesù nel Vangelo, essi non seminano, non mietono, non raccolgono nei granai, e il Padre vostro celeste li pasce» (S. Matteo VI, 25). Son milioni e milioni questi alati abitatori dell’aria ed a tutti la Provvidenza fa trovare il nutrimento, li copre di piume per ripararli dal freddo e li fa artefici meravigliosi nella fabbricazione de’ loro nidi per la moltiplicazione della specie. «Pensate, dice ancora il Vangelo, come crescono i gigli del campo; essi non lavorano, né filano, eppure io vi dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria fu vestito, come uno di essi» (Idem, 28, 29). E se Iddio ha tanta cura degli uccelli e de’ fiori, ossia delle piccole cose dimenticate, perché non volete abbia cura del figlio dell’uomo? Oh, sì, Iddio ci ricorda e ci regge, anzi è per nostro bene che ha cura di tutti gli altri esseri dell’universo! Ve l’ho detto domenica scorsa: Iddio creò il mondo per due fini: per la Sua gloria e per il nostro bene: e per gli stessi fini lo regge e governa. Tutto ciò che succede nel mondo, tutto è previsto dal Signore fin dall’eternità: nulla accade per caso, ma tutta Egli sa, e lo vuole o permette per nostro bene. Tutto è disposto «in misura, numero e peso» (Sapienza XI, 21), dice la S. Scrittura, e Gesù nel Vangelo, per farci conoscere che tutto è regolato da Dio, dice che senza il Suo consenso «non andrà perduto un capello del nostro capo» (S. Luca XXI, 18). Due obbiezioni. Lo so che ci son di quelli, piccoli di testa, i quali pensano che Iddio abbia troppo da fare per attendere anche a’ più piccoli esseri della creazione; e ci son altri, molto superbi, che vorrebbero insegnare all’Onnipotente come si ha da governare il mondo, salvo poi a correre dal medico a farsi insegnare il modo di far passare i dolori di pancia, perché da se stessi non lo sanno fare. Ai primi dovete rispondere che Iddio non è come noi miseri mortali, che dobbiamo affaticare per eseguire un lavoro, e che «tutto il mondo dinanzi a Lui è come... una goccia di rugiada che al mattino cade sulla terra» (Sapienza XI, 23); è la Scrittura che ce lo dice: nessuna fatica dunque costa a Dio per governarlo. E poi Iddio è il Creatore: è forse più facile creare il mondo o governarlo? Colui che ha fatto il quadro saprà anche appenderlo al muro: non vi pare? È una bestemmia contro la bontà e la provvidenza di Dio il dire, o pensare, che Egli non si curi di noi: se non avesse voluto prendersi cura di noi, ci dice Sant’Ambrogio, non ci avrebbe neppure creati. Ai secondi bestemmiatori superbi poi, che vorrebbero insegnare a Dio a governare il mondo, raccontate questo fatto. Un ignorante come una zucca, ma superbo tanto da voler saperne più di Nostro Signore, diceva un giorno: ma come va che Iddio fa nascere le zucche, frutti grossi e pesanti, da una pianta mingherlina e sottile, e fa invece nascere le ghiande, frutti molto piccoli e leggeri, dalle querce che son tra le piante più grosse e robuste? Se c’ero io, diceva, in principio del mondo, avrei suggerito al Creatore che c’era più simmetria a far nascere le zucche dalle querce e le ghiande dalla pianta di zucca. Ma un dopopranzo, sentite che bella! un dopopranzo d’estate s’addormentò nel bosco sotto una grossa quercia, e mentre vi schiacciava un buon sonnellino, una piccola ghianda, mossa dal vento, si staccò dall’alto e venne a cadere sul naso del nostro sapiente. Svegliatosi d’improvviso, corse con la mano al naso, vide la ghianda traditrice e... sorrise; ma poi pensò: e se questa ghianda fosse stata una zucca? Povera testa mia!... Avete fatto bene dunque, disse, o Signore, a mettere le zucche per terra e le ghiande per aria! Conseguenze. Lasciamo dunque alla Provvidenza di Dio la direzione e il governo del mondo, sicuri che tutto andrà bene! Se vediamo talvolta qualche cosa che ci pare un po’ storta, attribuiamo questo errore alla nostra piccola testa che non comprende fin là, e stiamo certi che Colui che ha fatto il mondo dal nulla, saprà anche governarlo come si conviene. Niente è fuori di posto nella creazione, ma tutto è stabilito con una regolarità meravigliosa che mostra appunto la grandezza e la bontà del Creatore che a tutto pensa e provvede. Se ogni 24 ore noi non carichiamo l’orologio, esso si ferma, se non mettiamo legna nel fuoco, esso si spegne; se voi non fate ogni tanto ritoccare la vostra barca, essa si sfascia: così sarebbe del sole, delle stelle, delle stagioni, della vegetazione delle piante e di tutto l’ingranaggio meraviglioso della natura, se una mente intelligentissima e provvida non dirigesse tutto «al proprio fine con sapienza, bontà e giustizia infinita». Esempio: La Piccola Casa. A Torino il B. Cottolengo ha fondato un grandioso istituto, da lui chiamato: la Piccola Casa della Divina Provvidenza, piccola a confronto del mondo intero, dove la Divina Provvidenza manifesta il suo impero. Io ho visitato due anni fa quest’istituto ed ho potuto toccare con mano i miracoli della Provvidenza; ivi si mantengono di cibo, vesti, medicine, medici ecc. settemila infelici, affetti dalle più ributtanti malattie e si mantengono alla giornata, perché il Santo Fondatore non volle rendite di sorta. Un giorno venne a lui la Suora segretaria e disse: Padre, bisogna fare diverse spese e non c’è in cassa che questo marengo! Ed egli, preso quel pezzo d oro, lo buttò fuori dalla finestra. - Adesso, rispose, Iddio è obbligato a provvederci! Alla sera un signore portava una grossa somma di denaro. Quante volte giungeva l’ora del pranzo e non c’era nulla per gli ammalati, ma ecco giungere improvvisamente e pane, e vino, e carne, e ogni ben di Dio! Ed il miracolo di Torino continua anche oggi: la Provvidenza di Dio pensa giorno per giorno a quelle migliaia d’infelici. Pratica. Giovani, ricordate questi fatti quando sentite qualche saputello parlare contro la Provvidenza Divina, oppure quando il demonio vi tenta a dubitare del governo di Dio nel mondo, e tenete a mente che se per caso le querce facessero le zucche, a quel tale avrebbero rotta la zucca davvero, e benedite sempre il Signore!