Adesso, forse, alla fine di questa lezione austera, senza  fronzoli, senza ninnoli, senza retorica; dopo di aver intravisto debolissimamente in che cosa consiste il Cristianesimo e come è grande la dignità del cristiano, i lettori cominceranno a intuire l’enorme bisogno del catechismo. Il Padre Terrien, in una sua aurea opera: La grâce et la gloire, scrive: «Un figlio di re, che non sapesse la sua nascita, né gli alti pensieri che essa esige da lui: ecco l’immagine d’un troppo grande numero di cristiani». Come si può dargli torto? A questo punto della lettura, io vi invito a fermarvi. Pensate un momento alla trasformazione operata da Dio in voi, al rinnovamento meraviglioso e divino dei cuori, alla rigenerazione che trasforma nelle profondità più intime la natura e le facoltà umane, alla deificazione che della creatura fa un figlio di Dio e dell’uomo fa un Dio. E quando sentite almeno un po’ di consapevolezza del significato di queste parole: «Figlio adottivo di Dio, partecipe della natura divina», gettatevi in ginocchio. Ripensate a tutti i Pater noster che avete biascicato in vita vostra: forse ne scorgerete una moltitudine sterminata... Ma, ahimè! Fors’anche non ne scoprirete molti recitati bene. Dite ora, nel silenzio raccolto, - innalzandovi a quei cieli dell’anima la cui bellezza fu cantata da santa Teresa là dove commenta il Pater - dite: «Padre nostro, che sei ne’ cieli...». Siam figli di Dio; salutiamo il Padre! «Quando fate orazione -insegnava Gesù, in un indimenticabile giorno - dite: «Padre!». Se Dio ci ha innalzati alla dignità di suoi figli, si può forse rivolgere a Lui una parola più bella o più alta? Adesso comincerete a penetrare nell’animo dei Santi. Essi amavano Dio, perché sentivano cosa significava la paternità divina e la nostra adozione soprannaturale. Una novizia, entrando un giorno nella cella di Santa Teresa del Bambino Gesù, si soffermò colpita dalla espressione tutta celeste del suo volto. Suor Teresa, per quanto cucisse attivamente, si sarebbe detta rapita in una contemplazione profonda. - A che pensa? - le domandò la giovane suora. - Medito il Pater, - rispose. - È così dolce chiamare Dio Padre nostro!... - e nei suoi occhi brillavano le lacrime. Se noi conoscessimo il catechismo, pregheremmo meglio. Volevo dire: pregheremmo. Poiché purtroppo spesso onoriamo Dio solo con le labbra, ma il nostro cuore è lungi dal Signore. E comprenderemmo anche la parola di Papa San Leone Magno, che così riassumeva il mistero della nostra elevazione soprannaturale: «II dono che sorpassa ogni dono è che Dio chiami l’uomo suo figlio, e che l’uomo chiami Dio suo Padre».

Riepilogo. 1. Possiamo considerare l’uomo in un duplice stato od ordine: a) nell’ordine naturale, in cui egli avrebbe solo ciò che è richiesto dalla sua natura di uomo; b) nell’ordine soprannaturale, in cui viene elevato ad una grandezza e dignità superiori ai diritti ed alle esigenze della sua natura umana. L’ordine soprannaturale - lo si noti bene - non distrugge, ma suppone ed eleva l’ordine naturale. 2. Nell’ordine naturale l’uomo sarebbe stato non un figlio di Dio, ma una semplice creatura ed avrebbe avuto: a) la ragione, ma non la rivelazione; b) la sua attività umana, ma non la grazia; c) morendo, dopo una vita moralmente onesta, avrebbe avuto una felicità naturale, ma non il paradiso. 3. Nell’ordine soprannaturale l’uomo è elevato alla dignità di figlio di Dio (non già di figlio naturale, ma di figlio adottivo, poiché solo la seconda Persona della Trinità è Figlio di Dio per natura; noi siamo figli di Dio solo per grazia). Conseguentemente, nell’ordine soprannaturale: a) non basta la ragione; occorre anche la rivelazione; b) non basta l’attività umana, è indispensabile anche la grazia; c) non avremo nell’altra vita, se morremo in grazia, una felicità naturale, ma il paradiso. Il Cristianesimo non è altro se non lo svolgimento e l’attuazione di questa verità consolante e fondamentale, insegnataci dalla rivelazione: l’elevazione dell’uomo all’ordine soprannaturale per mezzo della grazia, meritataci da Gesù Cristo.

L’ordine naturale e l’ordine soprannaturale. La dignità dei figli di Dio. Da Il Sillabario del Cristianesimo, mons. F. Olgiati, Vita e Pensiero, Milano, 1942. SS n° 9, p. 3 - 4