Il Sillabario del Cristianesimo, mons. F. Olgiati, Vita e Pensiero, Milano, 1942. I Protestanti e la Bibbia. Una tale esortazione - per il motivo semplicissimo che oggi i principi fondamentali della religione sono quasi completamente ignorati - non mancherà di stupire qualcuno, «Ma come? - si dirà. - Non è forse la Chiesa cattolica nemica della lettura della Bibbia? Non è forse ai Protestanti che dobbiamo una vera pioggia di Bibbie, diffuse a profusione in ogni canto del mondo ed oggi, soprattutto, nella nostra Italia?». Non esito a rispondere - a costo anche di aumentare fino all’eccesso lo stupore degli obbiettanti - che il vero nemico della Bibbia è il Protestantesimo, non la Chiesa cattolica; poiché, se non ci fermiamo alle apparenze, è facile constatare questi fatti: a) Il Protestantesimo spesso traduce a suo modo la Sacra Scrittura, introducendo nella sua versione errori ed eresie. È chiaro, quindi, che la Chiesa proibisca la lettura di tali Bibbie: poiché è necessario bere l’acqua, ma è anche necessaria la proibizione di ingoiare acqua avvelenata; b) Il Protestantesimo s’illude di favorire la conoscenza della Bibbia, distribuendo a larga copia le sue edizioni di essa. Un tal metodo assomiglia al tentativo di far amare e leggere Dante, distribuendo gratuitamente la Divina Commedia. Un libro - anche il libro dei libri - è una cosa morta, se non è vivificato dall’interpretazione. Per un analfabeta, un volume è carta utile per avvolgere la roba in pacchi; per un uomo di poca cultura, lo stesso volume può essere inintelligibile e, quel che è peggio, può occasionare interpretazioni false. Orbene, nella Scrittura, come avverte l’apostolo san Pietro, «vi sono cose difficili a capirsi» e la Chiesa cattolica vuole che le edizioni della Bibbia in lingua volgare, non solo portino una bella traduzione fedele, ma siano anche munite di indispensabili note esplicative. Questa, che pare a prima vista una restrizione, è una difesa della Bibbia, suggerita dal rispetto che dobbiamo alla parola di Dio. Ai Protestanti, invece, bisognerebbe rivolgere l’invito di riflettere sulle espressioni di san Gerolamo: «I contadini, i muratori, i fabbri, gli intagliatori di metalli o di legno, perfino i lanaiuoli e gli scardassieri, e tutti quanti lavorano a diversi materiali e fabbricano cose da nulla, tutti non divengono tali senza un maestro che li istruisca. I medici attendono a ciò che riguarda la medicina; i fabbri trattano le cose proprie dei fabbri. Solo l’arte scritturistica è quella che tutti facilmente si arrogano... Credono di conoscerla la femmina loquace, il vecchio scemo, il sofista chiacchierone e gli altri tutti; e così la strapazzano e pretendono di insegnarla agli altri, prima di averla imparata essi stessi». c) I Protestanti sono i nemici principali della Bibbia, perché essi la consegnano ai singoli individui e lasciano ad ognuno la libertà di interpretazione. I risultati sono ben noti: ogni setta protestante, anzi spesso ogni persona, dà una sua interpretazione, in contraddizione con le altre. Lutero interpretò la Bibbia in modo diverso da Calvino. Gli Anabattisti, sicuri di essere inspirati direttamente da Dio nella lettura dei Libri Santi, attribuirono i sensi più strani al testo sacro. Ed alcuni, leggendo nella Bibbia che son «beati quelli che piangono», piangevano sempre tutto il giorno; altri, in ossequio all’elogio biblico della letizia, ridevano continuamente; per altri, l’ammonimento di Cristo: «Divenite simili ai piccoli», era un comando ad agire come fanciulli, a giocare alla palla, a correre, a saltare, a farsi lavare la faccia; né mancavano coloro che, all’invito della Scrittura: «predicate sui tetti», invece di professare apertamente la fede, andavano sui tetti e di là predicavano a gran voce ai passanti. I teologi protestanti, poi, a poco a poco hanno assassinato la Bibbia; molti di loro, oggi, non credono neppur più alla divinità di Gesù Cristo, né ai miracoli; il razionalismo ha fatto strage fra essi; ed a chi li rimprovera per i loro errori, replicano prontamente: «Scusate! Lutero non ci ha insegnato il libero esame della Bibbia? Io leggo e liberamente interpreto. Perché dovrei attenermi all’interpretazione di Lutero? Allora non vi sarebbe altro che da ritornare nelle braccia della Chiesa Cattolica». È inutile: bisogna convincersi, che appunto perché la Bibbia non è la parola dell’uomo, ma quella di Dio, non deve essere avulsa da tutta la vita divina, che pulsa nella Chiesa di Cristo. I Protestanti, che asseriscono di amare la Bibbia mentre la tagliano dalla tradizione e dalla Chiesa, unica depositaria ed interprete autorizzata da Gesù, son simili a chi affermasse di amare la mia testa e me la spiccasse dal busto. Un simile taglio porta la morte e noi non ci commuoviamo, se nella chiesa del castello di Wittemberga, dove il 31 ottobre 1517 Lutero affisse le sue famose tesi e dove oggi dorme nel suo sepolcro, sull’altare - al posto del tabernacolo - è stata messa una Bibbia. Ah, no: il sacro Libro dev’essere posto in una connessione organica con la Chiesa vivente, con la Tradizione perenne, con la storia; chi lo separa da tutto questo, lo rovina.