Il Sillabario del Cristianesimo, mons. F. Olgiati, Vita e Pensiero, Milano, 1942. Il soprannaturale e la Bibbia. In qual modo, adunque, dobbiamo leggere la Bibbia, per non sciuparne il significato, per non limitarci ad un lavoro superficiale, per approfondirne il senso, per coglierne, in una parola, l’intimo pensiero vivificatore? Tutti sanno che 71 sono i libri che compongono la Bibbia, divisi comunemente in due classi: 44 libri del Vecchio e 27 del Nuovo Testamento. Né noi ci soffermeremo, in questo corso elementare di religione, ad enumerarli, né a distinguerli in libri storici, didattici e profetici. Ciò che ci imporla notare è che tutti questi libri, opera di circa quattromila anni di tempo e scritti da diverse persone, presentano un’unità mirabile. Una concatenazione meravigliosa, un progresso lento e continuo, dove - diceva Lacordaire - ogni onda spinge quella che la precede e porta quella che la segue, fanno di questi 71 libri un libro solo, che si forma quasi giorno per giorno e cresce come un albero coi diversi rami, aiutato da un’unica idea, e simili ai diversi canti che non tolgono la sua unità ad un poema. Quest’unica idea fondamentale è l’unione soprannaturale dell’uomo con Dio mediante Gesù Cristo e la sua grazia. Dalla prima parola del Genesi: «Dio creò il cielo e la terra», all’ultima dell’Apocalisse: «La grazia di nostro Signore (Gesù Cristo) sia con tutti voi», sempre questa idea freme in ogni versetto, in ogni lettera, nelle vicende storiche raccontate, nelle predizioni dei veggenti, negli insegnamenti di vita pratica. Dio, da un lato, e dall’altro l’uomo che si allontana da Dio e dal suo fine soprannaturale ed a Dio ritorna e si unisce con la grazia; e fra Dio e l’uomo, Gesù Cristo, l’Uomo-Dio, che congiunge il cielo e la terra: ecco tutta la Bibbia. «La Scrittura - così si esprime Lacordaire in una lettera su Gesù Cristo nelle SS. Scritture - rivela a un tempo Dio nell’uomo e l’uomo in Dio. E questa rivelazione non si fa sentire solamente nei grandi momenti della Bibbia; si riscontra dappertutto. Dio non si assenta mai dall’opera sua. Egli è nel campo di Booz, dietro la figlia di Noemi, e altresì in Babilonia nel banchetto di Baldassare. Egli s’asside sotto la tenda d’Abramo, viandante stanco del lungo cammino, e si riposa sulla vetta del Sinai, fra le folgori che annunciano la sua presenza. Egli assiste Giuseppe nella sua prigione, e corona Daniele nella sua cattività. I più piccoli particolari della famiglia o del deserto; i nomi, i luoghi, le cose, tutto è pieno di Lui; e dall’Eden al Calvario, dalla giustizia perduta alla giustizia recuperata, si seguono passo passo i movimenti tutti della sua tenerezza e della sua forza» e si prepara in germe tutto l’avvenire dell’umanità. L’uomo vi è descritto nella sua storia: storia di miserie e di sangue, di cadute, di sforzi, di impotenza. Precipitato dalle altezze del soprannaturale, alle quali Dio l’aveva benignamente elevato, giace nel fango e sospira il Redentore. E fin dalla prima pagina della Bibbia il Salvatore è promesso. La promessa, «tramandata ai patriarchi, acquista di libro in libro una chiarezza tale, che di sé riempie gli avvenimenti tutti, e li sospinge verso l’avvenire come una preparazione e una figura di ciò che è aspettato. Il popolo di Dio si forma nell’esilio e nei combattimenti. Gerusalemme è fondata; s’innalza Sionne; la discendenza del Messia, staccandosi dal fondo primitivo delle tribù patriarcali, sorge e s’espande in David, che passa dall’umile gregge di Betlem al trono di Giuda (NON Giuda Iscariota, ndR), e di qui contempla e canta il Figlio che dovrà nascere dalla sua posterità per essere il re di un regno che non ha fine. I profeti riprendono sulla tomba di David l’arpa dei giorni che non sono ancora; seguono Giuda (Ivi.) nelle sue sciagure e l’accompagnano nella sua cattività; Babilonia ode, in riva ai suoi fiumi, la Voce dei santi che essa ignora; e Ciro, suo vincitore, le parla di Dio che ha fatto il cielo e la terra e che a lui comandò di rifabbricare il tempio di Gerusalemme. Ed il tempio rinasce; ascolta i gemiti e gli ardori degli ultimi profeti; e, dopo un certo intervallo di anni, dopo esser stato contaminato dalle nazioni e purificato dai Maccabei, vede venire il Figlio di Dio nelle braccia d’una Vergine; e dai suoi portici al santuario, dal santuario al Santo de’ Santi, si ripete la parola suprema del vecchio Simeone: - Ora, o Signore, lascia che se ne vada in pace il tuo servo, secondo la tua parola, perché gli occhi miei hanno veduto la tua salute, la salute che hai preparata al cospetto di tutti i popoli, per esser la luce illuminatrice delle genti e la gloria del tuo popolo d’Israele. - Gesù Cristo è venuto. Il Vangelo succede alla legge e ai profeti; e la verità, compiendo la figura, risplende nel passato che essa spiega dopo di averne ricevuta la testimonianza. Tutti i tempi si incontrano nel Cristo e la storia prende sotto i suoi passi l’eterna sua unità. Egli è tutto, ogni cosa si riferisce a Lui, ogni cosa da Lui procede. Egli ha creato tutto e tutto giudicherà». Ecco la Bibbia. Chi non la legge da questo punto di vista, mirando sempre all’idea principe, che unifica ogni sua parte in un tutto organico e perfetto, crede di capire, ma in realtà non capisce nulla.