Teologia Politica n° 34. Obiezione numero tre. La Chiesa è imperialista, quindi è un pericolo per gli Stati laici

Il Guerry (Op. cit., pag. 42) incede nell’elenco delle obiezioni più classiche, alle quali replica con argomentazioni concise, logiche, cattoliche. Faccio presente che le obiezioni “più classiche” alle quali si risponde, sono le tipiche argomentazioni intrise di luoghi comuni, falsi storici, mistificazioni e calunnie che vengono da Caifa, Mani, Huss, Wyclif, Lutero, Calvino, etc., infine dal cosiddetto “illuminismo”, bugiardo nel suo stesso appellativo. Io lo definirei piuttosto “illuminatismo”. Insomma, sono i pretesti che negli anni '40 la nuova massoneria ricicla dagli eretici di ogni epoca, nell’intento chimerico di cancellare la Chiesa, accusata di essere la madre di tutti i mali. Poveri loro!

Veniamo, così, alla terza obiezione. Dicono i cianciatori: «D’accordo! I cristiani hanno un dovere che noi riconosciamo (già questo è falsissimo, ndR). Ma possono gli Stati moderni, che sono laici, non vedere nella Dottrina sociale della Chiesa un pericolo per la loro indipendenza? Questa dottrina non proclama forse una dominazione del mondo da parte del Cristo e non costituisce una specie di nuovo imperialismo?».

Risposta del Guerry: «No! Lo Stato moderno non ha nulla da temere dalla Dottrina sociale della Chiesa per la sua autorità e per l’esercizio legittimo del suo potere. È questa dottrina che, in un’epoca in cui il liberalismo economico si opponeva all’intervento dello Stato nel campo sociale, ha affermato il diritto e il dovere dello Stato di proteggere con leggi sociali i lavoratori. È questa stessa Dottrina sociale della Chiesa che dà un posto essenziale nella restaurazione della società al servizio del bene comune, è essa che insegna appartenere allo Stato questa bella missione e doversi per questo rispettare l’autorità dello Stato».

Abbiamo già dimostrato che il principio di laicità degli Stati è incompatibile con la religione cattolica, dunque si oppone ai favori di Dio, poiché una sola è la vera religione, Uno solo è il Re (Cristo), dunque non solo gli Stati dovrebbero tutelare la vera religione, ma anche adottarla come regola ed indirizzo dottrinale e morale nel governo del popolo, essendo indubitabile il trionfo della civiltà umana nelle sole Nazioni (o Imperi) che furono generalmente cristiane, più precisamente cattoliche.

Papa Pio XII, durante il Concistoro del 1946, il 20 febbraio, tiene un Discorso ai fedeli nel quale mette a confronto il modo di agire della Chiesa e quello dell’imperialismo moderno: «Essi sono opposti l’un l’altro». A questo punto, davanti all’evidenza storica, spetta all’uomo intelligente fare la sua scelta.

Spiega il Pontefice: «La Chiesa - pur adempiendo il mandato del suo divino Fondatore di diffondersi per tutto il mondo e di conquistare al Vangelo ogni creatura (san Marco, 16, 15) - non è un Impero, massime nel senso imperialistico, che si suol dare ora a questa parola. Essa segna nel suo progresso e nella sua espansione un cammino inverso a quello dell’imperialismo moderno. Essa progredisce innanzitutto in profondità, poi in estensione ed in ampiezza. Essa cerca primieramente l’uomo stesso; si studia di formare l’uomo, di modellare e perfezionare in lui la somiglianza divina».

Prosegue: «Il suo lavoro si compie nel fondo del cuore di ognuno, ma ha la sua ripercussione su tutta la durata della vita, su tutti i campi dell’attività di ciascuno. Con uomini così formati, la Chiesa prepara alla società umana una base, sulla quale questa può riposare con sicurezza».

Poi - giustamente - giudica: «L’imperialismo moderno, al contrario, segue una via opposta. Esso procede in estensione e in ampiezza. Non cerca l’uomo in quanto tale, ma le cose e le forze, alle quali lo fa servire; con ciò porta in sé germi, che mettono in pericolo il fondamento della convivenza umana. In tali condizioni può forse recar meraviglia l’ansia presente dei popoli per la loro reciproca sicurezza? Ansia la quale deriva dalla smodata tendenza alla espansione; che ha in sé il verme roditore della continua inquietudine […]».

Gli Stati moderni, che trovano il loro equilibrio nella coercizione esteriore, pur non essendo nominalmente degli Imperi, lo sono di fatto, essendo piuttosto “imperi delle tenebre” o Leviathan. Posto che le due colonne principali della società sono la famiglia e lo Stato, come si può accusare la Chiesa di essere pericolosa, se è l’unica Istituzione che si è sempre battuta per la famiglia e per lo Stato?

Afferma Pio XII (Ivi.): «Appoggiate sopra un tale fondamento, esse possono adempire sicuramente e perfettamente i loro scopi rispettivi la famiglia come fonte e scuola di vita, lo Stato quale tutore del diritto, che, come la società stessa in generale, ha la sua origine prossima e il suo fine nell’uomo completo, nella persona umana, immagine di Dio. […] Le due colonne maestre della società, discostandosi dal loro centro di gravità, si sono purtroppo staccate dal loro fondamento. E che cosa ne è risultato, se non che la famiglia ha veduto declinare la Sua forza vitale ed educatrice, e che lo Stato, dal canto Suo, è sul punto di rinunziare alla sua missione di difensore del diritto per tramutarsi in quel Leviathan dell’Antico Testamento, che tutto domina; perchè quasi tutto vuol trarre a sé?».

Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata