Titolo originale: Imitare il Santo e resistere alle passioni neopagane, dal Roma del 29 maggio 2017. I Santi sono «coloro che, praticando eroicamente le virtù secondo gl’insegnamenti e gli esempi di Gesù Cristo, meritarono special gloria in cielo ed anche in terra, dove, per autorità della Chiesa, sono pubblicamente onorati ed invocati» (Catechismo, n° 175).

Dichiara difatti il Card. Prospero Lambertini (poi Papa Benedetto XIV): «Infine, per porre fine ad una così grande disputa, diremo che chi osa affermare che il Pontefice erri in questa o quella canonizzazione, è difensore di una proposizione erronea e meritevole di pene gravissime, provoca scandalo a tutta la Chiesa, è offensivo verso i Santi, favorisce gli eretici che negano l’autorità della Chiesa nella canonizzazione dei Santi, sa di eresia, in modo tale da spianare la via agl’infedeli nell’irridere i Fedeli. (…) Allo stesso modo (è reo) chi fornisce il proprio assenso a chi insegna che non sia di fede che il Papa sia infallibile nella canonizzazione dei Santi, né sia di fede che questo o quel canonizzato sia Santo» (* Opus de servorum Dei beatificatione … t. I, Neapoli, 1773, pag. CXIV).

Noi veneriamo i Santi «come amici di Dio e per i doni che hanno da Lui» (Catechismo, n° 174). Sempre nel De servorum Dei beatificatione … (Bononiae, 1737, pag. 297) si legge: «Dio è lodato nei Suoi Santi, e mentre onoriamo i servi, l’onore si riversa nel Signore (…). Infatti nessun cristiano dubita (chi ne dubita quindi non è vero cristiano …), e questo è attestato nella Sacra Scrittura, che il Signore è lodato nei Suoi Santi, e chi onora loro, onora direttamente il Signore, come attesta Egli stesso dicendo: Chi onora voi, onora me, e chi accoglie voi, accoglie me; ed ancora: Ciò che avete fatto ad ognuno dei miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me».

Venerare significa «riconoscere ed onorare la dignità, la potenza e la superiorità di qualcuno, ma non comporta che gli si riconosca dominio e potestà suprema ed assoluta su tutte le creature» (Comm. al Catech., P. Dragone, pag. 219).

I Santi furono servi fedeli di Dio nel tempo della prova ed ora sono i Suoi amici prediletti e colmati di onori da Lui. Quando onoriamo gli Angeli ed i Santi, soprattutto Maria Santissima, l’onore diretto a loro sale fino a Dio e Lo glorifica come datore di ogni bene. Spiega ancora il Dragone: «Sono detti Santi coloro che in vita hanno praticato la virtù cristiana in grado eroico, e dopo la loro morte sono stati onorati dalla Chiesa con il titolo di Santi. Ciò che dà diritto al titolo di Santo è l’aver praticato la virtù in grado eroico. Eroismo si richiede per confessare la vera fede nei tempi di persecuzione; eroismo esige il perdono dei nemici che ti calunniano, ti spogliano dei tuoi beni, ti calpestano» (pag. 221). I Santi sulla terra «condividono l’ignominia di Cristo e, come Lui, sono perseguitati, oppressi, calunniati, crocifissi, trattati come la spazzatura del mondo. Dio, dopo la loro morte, li glorifica con Cristo, e quando li vuole onorati anche sulla terra con un culto speciale, manifesta la Sua volontà concedendo loro uno speciale potere d’intercessione, che si esplica con grazie e miracoli in favore della Chiesa militante. La Chiesa, infallibile interprete della divina volontà, eleva queste anime eroiche agli onori degli altari, conferendo loro il titolo di Beati e di Santi, proponendoli al culto, all’ammirazione, all’imitazione dei fedeli, ed indicandoli come potenti intercessori in nostro favore davanti al trono di Dio».

San Pio X insegna ancora che «noi veneriamo anche il corpo dei Santi, perchè servì loro ad esercitare le virtù eroiche, fu certamente tempio dello Spirito Santo, e risorgerà glorioso alla vita eterna (n° 176). Le reliquie e le immagini non sono venerate in se stesse, ma in quanto furono del Santo, e perchè lo rappresentano. Tutta la venerazione tributata alla reliquia ed all’immagine è diretta al Santo stesso» (Catechismo, n° 177).

Venerare un Santo significa lodare Dio. Per onorare degnamente un Santo bisogna imitarlo: è necessario rispettare rigorosamente i Comandamenti di Dio, i Precetti della Chiesa, i doveri del proprio stato, praticare integralmente le virtù cristiane contro ogni vanagloria, ostentazione, passione disordinata e neopaganesimo. 

Carlo Di Pietro dal Roma

(*) «... ut tantae questioni finem denique imponamus, si non haereticum, temerarium tamen, scandalum toti Ecclesiae afferentem, in Sanctos injuriosum, faventem haereticis negantibus auctoritatem Ecclesiae in Canonizatione Sanctorum, sapientem haeresim, utpote viam sternentem Infidelibus ad irridendum Fideles, assertorem erroneae propositionis, et gravissimis poenis obnoxium dicemus eum, qui auderet asserere, Pontificem in hac aut illa Canonizatione errasse, huncque aut illum Sanctum ab eo canonizatum non esse Cultu Duliae colendum; quemadmodum assentiuntur etiam illi, qui docet de Fide non esse, Papam esse infallibilem in Canonizatione Sanctorum, nec de fide esse, hunc aut illum Canonizatum esse Sanctum» (Trad. it. di M. Martone - anticipazione tratta da un libro in uscita - Il De servorum Dei beatificatione … è stato paragonato da Papa Pio XII alla Somma Th. di san Tommaso d'Aquino: «Come questa presenta il compendio che la sacra dottrina fu dal principio ed in ogni tempo, così l’opera del Lambertini offre una compiuta visione della tradizione ecclesiastica in materia di culto e di canonizzazione dei santi, dei criteri e delle modalità accolte come norme, fin da principio e nelle epoche successive, nel considerare e nel proclamare alcuno  come santo»).