Esposta la necessità e l’utilità della preghiera cristiana, bisogna che il popolo fedele sappia anche distinguere quante e quali parti si riscontrino in essa. Ciò riguarda il compimento di questo dovere, come attesta l’Apostolo, che scrivendo a Timoteo lo esorta a pregare piamente e santamente, enumerando diligentemente le parti dell’orazione. «Ti scongiuro, egli dice, di fare, prima d’ogni altra cosa, suppliche, orazioni, domande, ringraziamenti per tutti gli uomini» (1Tm. 2,1). Ma, essendo alquanto sottile la differenza di queste parti, i Parroci, se crederanno che giovi ai loro uditori, le spieghino, consultando tra gli altri sant’Ilario e sant’Agostino. Poiché sono due le parti principali dell’orazione: la domanda e il ringraziamento, da cui, come dal capo, derivano le altre, abbiamo creduto di non doverle tralasciare del tutto. Infatti noi ci accostiamo a Dio, dandogli onore e venerazione, o per chiedergli qualche cosa, o per ringraziarlo dei benefici, che continuamente ci largisce e accresce nella Sua benignità. Che l’una parte e l’altra dell’orazione siano sopratutto necessarie, Dio lo disse per bocca di David, con le parole: «Invocami nel tempo dell’afflizione; io ti libererò, e tu mi onorerai» (Ps. 49, 15). Quanto noi abbiamo bisogno della liberalità e bontà divina, chi può ignorarlo, solo che consideri la somma povertà e miseria degli uomini? Quanto poi la volontà di Dio sia propensa al genere umano, quanto sia sparsa tra noi la Sua benignità, lo comprendono tutti quelli che hanno occhi e facoltà di pensare. Dovunque volgiamo lo sguardo o il pensiero, scorgiamo l’ammirabile luce della beneficenza e benignità di Dio. Cos’hanno, infatti, gli uomini, che non sia derivato dalla divina munificenza? E se ogni cosa è dono di Lui e beneficio della Sua bontà, quale ragione c’è perché non debbano tutti, secondo le loro forze, celebrare con lodi Iddio beneficentissimo e ricolmarlo di ringraziamenti?

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