Nel senso attualmente corrente vuol significare: «pietosa uccisione non dolorosa di un malato ritenuto ormai inguaribile e tormentato da sofferenze intollerabili»; può essere applicata per volontaria richiesta del soggetto o per coercizione altrui. Il problema può essere considerato in modo particolare dal punto di vista della deontologia medica, della criminologia, della psicologia, della morale cristiana.

Dall’angolo prospettico della deontologia medica, essendo il fine della medicina quello di conservare il più a lungo possibile la vita umana e opporsi alla morte, l’omicidio liberatore dalle sofferenze non può ammettersi, come essenzialmente opposto al suddetto fine; inoltre, non può aversi l’assoluta certezza della inguaribilità del male, posta la possibilità d’una diagnosi errata, le impensate risorse dell’organismo, il continuo progresso dei mezzi di cura. D’altro lato, la medicina è in possesso dei migliori mezzi per alleviare le sofferenze, usabili con ampia larghezza, senza apprezzabile danno per la vita dell’infermo.

Sotto l’aspetto criminologico, il problema assume innumeri aspetti, e conduce a conclusioni nettamente negative rispetto alla pratica dell’eutanasia e ad una possibile sua (pretesa, ndR) legalizzazione. In quasi tutte le legislazioni passate e presenti le ipotesi, sia di partecipazione al suicidio e sia di omicidio del consenziente, sono ritenute punibili, pur con attenuazione di pena in riguardo ai motivi determinanti. Anche prescindendo genericamente dalle condizioni di malattia della vittima, se il tipo di infermità è tale da invalidare l’autoconsenso, questo diviene inefficace, non essendo espressione di libera volontà. L’eteroconsenso, negli incapaci, è cosa illecita per la mancante volontà del paziente da una parte, dall’altra per il grave rischio di fini occulti egoistici e criminosi degli interessati. Addivenire a considerare l’eutanasia motivo di non punibilità del soggetto attivo (come da alcuni è oggi voluto e proclamato e anche attuato in clamorosi processi, il che è indice di una odierna aborrenda tendenza) sarebbe socialmente improvvido e all’estremo pericoloso. Infatti, è intuibile quanto spesso, con “leggi” (ndR) simili, l’apparente fine di bene diverrebbe un pretesto mascherante i più turpi interessi, cioè quanto spesso la «pietosa morte» inflitta sarebbe l’arbitraria anticipazione, nel campo rigoglioso della delinquenza evoluta, di una morte altrimenti troppo tarda a venire per il desiderio degli interessati.

All’esame psicologico, indagando i motivi determinanti, il più delle volte non può considerarsi altruistico il fine dell’eutanasia, considerato nell’apparente desiderio pietoso d’interrompere le intollerabili sofferenze del paziente; a un esame più profondo, il movente appare materiato dal raffinato egoismo di non voler patire il patimento altrui, o volersi liberare dal peso di una penosa assistenza. La carità cristiana viene così distrutta e la filantropia sociale si risolve nel più banale egoismo. 

Dal lato della morale cristiana, l’eutanasia è inaccettabile, come violazione del quinto comandamento: «non uccidere» (l’innocente, ndR) che si erge, come barriera insuperabile, ad ammonire che Dio solo è padrone assoluto della vita e non è lecito dar morte a sé o ad altri. I pagani stessi (Pitagora, Cicerone) ebbero chiaro nella mente ed espressero nelle loro opere il concetto, che è illecito allontanarsi dalla vita senza il comando di Colui che l’ha data, (Cicerone, De senectute, 20, 73; Somnium Scipionis, 3, 7). Nei riguardi d’un’anestesia a fondo, essa è moralmente lecita, purché non valga ad accelerare la morte e consenta all’infermo, almeno a intervalli, quella lucidità che gli permetta di curare i supremi interessi dell’anima e di regolare i suoi doveri di giustizia.

Dal punto di vista pratico attualmente in America si tenta in ogni maniera di ottenere la legalizzazione dell’eutanasia sia volontaria che coercitiva; a Nuova York esiste una «Euthanasia Society» forte anche di un numeroso gruppo di medici aderenti; essa ha organizzato un «American Advisory Council» composto di cento membri, tra cui numerosi appartenenti al clero protestante, uomini politici in vista (il senatore dello stato di Nebraska John H. Comstock, che già nel 1937 aveva proposto al voto nel suo stato una legge che legalizzasse la eutanasia volontaria), massimi esponenti della propaganda eugenica negativa (Margaret Sanger - in foto, ndR); essi attivamente lavorano e premono perché venga portata all’assemblea di stato di Nuova York un «proposed bill to legalize euthanasia».

(Voce tratta da «Enciclopedia Cattolica», Vaticano, Imprimatur 8 ottobre 1950, Vol. V, Coll. 864-866). Fine della citazione.

Purtroppo, dagli anni ‘50 ad oggi, complici soprattutto la funestissima “nuova pentecoste” del Vaticano Secondo e la propaganda massonica, la società cosiddetta “civile” è notevolmente regredita, giungendo fino a superare in barbarie lo stesso paganesimo. In molte nazioni si è preteso addirittura legalizzare la cosiddetta «eutanasia» e questo odioso crimine si sta diffondendo largamente. Anno 2017, in Italia i due partiti - atei - di maggioranza, il «Partito Democratico» ed il «Movimento 5 Stelle», con il concorso di una potentissima invasiva campagna mediatica, si stanno impegnando per la “legalizzazione” di detto crimine.