Dio, il nome di Dio e il culto di Dio costituiscono la «prima tavola»; il prossimo, i doveri e i diritti della vita umana appaiono nella «seconda tavola» [dei Comandamenti, ndR]‚ la quale con la prima forma il Decalogo, quasi a quel modo che l’amore di Dio e l’amore del prossimo si uniscono a fare un amore solo che da Dio si riversa sul prossimo. Più numerosi sono i precetti contenuti in questa «seconda tavola», che meriterebbero molte osservazioni; ma come potremmo Noi omettere di ricordare le parole «Non moechaberis» [Esodo, XX,14]? È dir troppo, se Ci rammarichiamo che contro tale comandamento proprio i Paesi, che si vantano più civili, presentano uno spettacolo di più profonda devastazione morale, e se aggiungiamo che le sue vestigia sono visibili fin nella eterna Città? Noi ben sappiamo - e ne parlammo ampiamente in altra occasione - quanto anche le riforme economiche e sociali convenga che efficacemente influiscano a salvare il matrimonio e la famiglia; ma tale salvezza, in fin dei conti, rimane un dovere e un ufficio religioso, il cui processo curativo ha da prendere le mosse dalla radice. L’intera concezione del campo della vita, che rientra nel sesto comandamento, è infettata da ciò che si potrebbe chiamare «il matrimonio in film»‚ il quale altro non è se non una irriverente e impudica mostra delle contaminazioni del matrimonio e delle infedeltà coniugali, che trascina a vedere le nozze svincolate da ogni legame morale, soltanto come scena e fonte di piacere sensuale, e non come opera di Dio, come santo istituto, ufficio naturale e felicità pura, in cui l’elemento spirituale sempre sovrasta e domina, come scuola e in pari tempo trionfo di un amore fedele fino alla tomba, fino alla porta dell’eternità. Far rivivere tale visione cristiana del matrimonio fra i fedeli non è forse un dovere della cura delle anime? È necessario che la vita coniugale venga di nuovo rivestita e circondata di quel rispetto, di cui la sana e incorrotta natura e la rivelazione fin dal principio l’adornarono: rispetto per le forze, che Dio ha mirabilmente infuse nella natura per suscitare nuove vite, per edificare la famiglia, per la conservazione del genere umano. L’educazione dei giovani alla castità dei pensieri e degli affetti, alla continenza prima del matrimonio, non è l’ultima meta, a cui tende e mira la pedagogia cristiana, ma ben la dimostrazione della sua efficacia a formare lo spirito contro i pericoli che insidiano la virtù. Il giovane, che affronta e vittoriosamente sostiene la lotta per la purezza, osserverà anche gli altri comandamenti di Dio e sarà atto a fondare una famiglia secondo i disegni del Creatore. Come si potrebbe invece sperare e attendere castità e fedeltà coniugale da un giovane, che non seppe mai vincere se stesso e signoreggiare le sue passioni, disprezzare i cattivi inviti e i mali esempi‚ e che si è permesso avanti le nozze ogni disordine morale? Se il curatore di anime - come ne ha obbligo sacro innanzi a Dio ed alla Chiesa - vuole ottenere vittoria contro i due cancri della famiglia, l’abuso del matrimonio e la violazione della fede coniugale, deve formare, crescere e istruire coi lumi della fede una generazione, che fin dai primi anni abbia appreso a pensare santamente, a vivere castamente, a dominare se stessa. Pensare santamente soprattutto della donna. Il «matrimonio in film» ha in questa materia agito nel modo forse più funesto; ha tolto all’uomo il rispetto della donna, e poi alla donna il rispetto di se stessa. Possano l’educazione e la cura delle anime ricondurre le menti e i cuori all’antico e puro ideale della donna, additando loro l’Immacolata Vergine e Madre di Dio Maria, la tenera e fiduciosa venerazione verso la quale è stata in ogni tempo conservazione e salvezza dell’onore femminile!

[Dal Discorso di Sua Santità Pio XII ai parroci ed ai quaresimalisti di Roma, martedì 23 febbraio 1944; cf. Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, V, Quinto anno di Pontificato, 2 marzo 1943 - 1° marzo 1944, pp. 185-207. Tipografia Poliglotta Vaticana. Documento ricco di infallibili sentenze ed attualissimo].