Per impegnare i fedeli a ricorrere al patrocinio del Santo Profeta Elia nei loro spirituali e temporali bisogni, non sarà certo fuori di proposito l’accennare di volo le sue mirabili gesta, ed il narrare in compendio la sua vita ineffabile e prodigiosa. Quindi essi a loro bell'agio potranno leggerne i brevi seguenti cenni biografici. Elia di Tesbe, detto perciò anche Tesbite, trasse i suoi natali dalla Tribù sacerdotale di Aronne circa mille anni prima della venuta di Gesù Cristo. 

Iddio, volendo far conoscere al mondo quale sarebbe stato lo spirito di questo suo Profeta, fece sì che il padre di lui vedesse in visione il suo figliuoletto succhiare dalle poppe materne vive fiamme di fuoco invece di latte. Infatti lo Spirito Santo nella divina scrittura ci descrive lo spirito di Elia, come di un fuoco divoratore, la sua parola risplendente ed accesa come fiaccola ardente, la quale ove tocca o si accosta tutto accende e consuma: e tale in verità era lo spirito di Elia, che null’altro voleva che la gloria di Dio, null’altro desiderava che la esatta osservanza della santa sua legge.

Il perché Egli da fervente zelo investito si aggirava di continuo per ogni parte del regno d’Isdraello, e cercava di ravvivare la fede quasi spenta di mezzo al popolo, di ristabilire il culto del vero Dio, che veniva perseguitato ad oltranza e tentavasi distruggere affatto dall’iniquo Acabbo, dalla perfida Jezabelle, dall’empio Ocozia. A tal fine Iddio fornì il suo Profeta di sovrumano potere, e lo rese operatore di singolari meraviglie, e di straordinari portenti. Elia pertanto, ripieno di zelo per la gloria del suo Iddio, convocò tutto il popolo sulle vette del Monte Carmelo, e col far discendere prodigiosamente il fuoco dal cielo a consumare la vittima da lui già preparata, mostrò a tutti la onnipotenza del vero Dio, la impotenza di Baal, e convinse di frode i profeti di questa falsa divinità, di stoltezza coloro che le avevano fino allora tributato culto ed ossequio.

Quindi Elia, con accento inspirato, comandò che si mettessero a morte 450 impostori, che si spacciavano per profeti di Baal, e tutti vennero uccisi a furia di popolo presso il torrente Cisson. Era sì viva la fede di questo santo Profeta, e tanto efficace la sua orazione, che per altre due volte fece discendere dal cielo vive fiamme di fuoco ad uccidere i soldati dell’empio Re Ocozia mandati per catturarlo, ed ottenne da Dio che per tre anni e mezzo il cielo addivenisse di bronzo né stilla alcuna di acqua o di rugiada cadesse sulle riarse campagne. Quindi una orribile carestia desolava il regno d’Isdraello in punizione dei grandi delitti, che si commettevano dal popolo, dal Re Acabbo, e da Jezabelle empia moglie di lui. Decorso però un tal tempo pregò di nuovo Elia il suo Dio, e Questi piegossi a misericordia concedendo tosto dal cielo la sospirata pioggia.

Fu Elia che moltiplicò la farina e l’olio in casa della povera vedova di Sarepta, e richiamò a nuova vita il figlio morto di lei. Fu Elia che distrusse gli empi, fiaccò la prepotenza dei forti, conquise la tirannia di superbi Monarchi. Fin dalla sua nascita menò sempre vita innocente, casta, laboriosa, penitente, e solitaria negli antri del Monte Carmelo; e quivi gittò il primo le fondamenta degli Ordini monastici, che nella legge di grazia fiorirono poi e crebbero rigogliosi sotto l'ombra benefica della cattolica Chiesa, di cui furono sempre il più valido sostegno e la parte più eletta. Fra essi in ispecie il sacro Ordine Carmelitano si è sempre gloriato e meritamente si vanta di avere avuto a suo Istitutore e Maestro questo santo Profeta, e però lo ha venerato sempre e lo venera tuttavia con culto speciale.

Elia, come si esprime Sant'Isidoro, fu costantemente ripieno di fede, assiduo nell’orazione, sommo nella devozione, forte nelle fatiche, solerte nel guadagnare anime a Dio, e fornito d’ingegno sublime fu sempre retto nelle sue intenzioni ed applicò l’animo suo alla meditazione delle cose celesti. Il perché tenendo egli in non cale le delizie terrene, il favore dei potenti, le umane grandezze, addivenne intrepido sprezzatore della sua vita medesima, mentre la pose varie fiate a cimento di morte.

Attesi questi suoi meriti incomparabili fu Egli fatto degno di vedere in ispirito sul Monte Carmelo la gran Madre di Dio sotto la figura di nuvoletta candida e leggera, ed al dir dei Padri, Elia la conobbe fin d’allora, e la venerò immacolatamente concetta. Di più Iddio stesso gli si dette a vedere sul Monte Orebbo sotto l’emblema di aura soave, e lo confortò a sostenere nuovi stenti e fatiche per vendicare la gloria del nome suo vilipeso. Rinfrancato Elia da questa visita pietosa di Dio non più ammise in cuor suo desiderio intempestivo di morte, ma desiderò anzi di vivere per compiere qui in terra la volontà adorabile del suo Signore.

Ed Egli vive tuttora dopo il lungo giro di pressoché trenta secoli; poiché con prodigio singolare in carne mortale e passibile fu rapito da Dio stesso in cielo su carro di fuoco. Il rapimento di Elia avvenne presso le rive del Giordano, dopoché Egli l’ebbe tragittato a piedi asciutti col suo fido discepolo S. Eliseo, cui lasciò in retaggio il portentoso suo pallio, e con questo gli fece dono altresì del doppio suo spirito.

Disputano tra loro i Teologi intorno al luogo, ove attualmente trovasi questo Santo Profeta, e se Egli fruisca o no della visione intuitiva di Dio; il certo però si è, che Elia vive in una somma tranquillità di animo e di corpo, e che dal luogo del suo ritiro, qualunque esso sia, egli venne per trovarsi insieme con Mosè alla mirabile Trasfigurazione di Gesù Cristo sul monte Tabor, e di là pur se ne verrà e comparirà nuovamente su questa terra nei confini estremi del mondo.

Elia deve venire, si legge nel Vangelo, e ristabilirà tutte le cose, Egli soffrirà molto, e sarà con disprezzo rigettato, siccome è scritto, che deve esserlo il Figliuolo dell’uomo. Il suo ministero sarà allora di riprendere con lo stesso zelo, di cui fu sempre acceso, i prevaricatori della legge, e di confondere i nemici di Dio. Le parole infocate, che usciranno dalla sua bocca, e la testimonianza avvalorata da strepitosi miracoli, che Egli renderà a Gesù Cristo, apriranno gli occhi ai figli di Giuda. Essi per la predicazione di questo santo Profeta abbracceranno la fede e la religione di Gesù Cristo, ed abbandonate le tenebre dell’errore, seguiranno di cuore sincero la celeste dottrina del vangelo. In questa maniera Elia ristabilirà tutte le cose, e secondo pure si legge nell’Ecclesiastico, ristabilirà le tribù di Giacobbe in quei sacri diritti, dai quali per la loro incredulità erano decadute. Inoltre Elia farà rifiorire la Chiesa, ravviverà nel cuor degli uomini la fede cattolica pressoché estinta, combatterà le dottrine e le opere dell’Anticristo, ed arrestando il progresso della iniquità placherà l'ira di Dio, pronta a scaricare sovra la terra un anatema ed una maledizione eterna.

Ecco, dice Iddio per bocca del suo profeta Malachia, io vi manderò il profeta Elia prima che venga il grande e spaventevole giorno del Signore, ed egli riunirà i cuori dei padri coi loro figlioli, ed il cuore dei figlioli coi padri loro, per tema che venendo io, non percuota con l’anatema la terra. Così Elia è destinato a precorrere la seconda venuta di Gesù Cristo, come San Giovanni Battista ne precorse la prima, e come questi subì il martirio e fu fatto trucidare da Erode, così pure Elia verrà barbaramente ucciso dall’Anticristo, e lasciato insepolto sulle pubbliche vie. Dopo pochi giorni però risorgerà Elia a vita immortale con gran terrore dell’impostore e dei suoi empi seguaci, ed allora apparirà in Cielo Cristo Gesù, Giudice eterno dei vivi e dei morti, il quale colla spada della sua bocca ucciderà l'Anticristo, e tutti quelli che adorato l'avranno. Quindi compiuto l’universale giudizio, ed assegnato un premio eterno agli eletti, un castigo eterno ai presciti, farà ritorno alla Beata Sionne, ove si assiderà glorioso tra gli splendori della divina sua gloria, e fra gli osanna immortali degli angeli e dei santi suoi.

Ecco in breve accennato il periodo di vita, che già condusse qui in terra il gran Sacerdote e Profeta di Dio Sant'Elia, e quello ancora che gli rimane a percorrere negli ultimi tempi del mondo. Nessuno al certo potrà negare che Egli fosse nell’antico patto uno strenuo difensore della vera fede, e che lo sarà ancora nella legge nuova, quando il presente mondo volgerà al suo totale disfacimento e rovina. Intanto quest’uomo straordinario bene può esser proposto per modello di virtù e teologali e morali a tutti i fedeli, e venire invocato da loro, onde per suo mezzo impetrare le grazie più elette. Imperocché se Egli mentre visse fece sì manifesta e palese l’efficacia della sua orazione, da ottener da Dio quanto voleva; che non potrà Egli mai ora che, confermato in grazia, si asside più d’appresso al suo Dio? Invochiamone adunque con confidenza il suo valido patrocinio, e viviamo pur certi di ottenere per suo mezzo tutte quelle grazio, che ci fanno bisogno sia per la vita presente sia per la vita avvenire ... Per scaricare il documento in PDF ocr cliccare qui.

Per inviare una donazione a Sursum Corda Cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»).

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