Mai forse quanto oggi gli uomini han sentito nei loro cuori così vivo e potente il desiderio di rafforzare e allargare, a comune bene di tutti, quei rapporti di fraternità che tutti ci stringono e adunano, per il fatto stesso della comune origine e natura. Le nazioni ancora non godono la gioia della pace; anzi qua e là riscoppiano vecchi e nuovi rancori, con sedizioni e conflitti civili. Moltissime delle controversie che minano la tranquillità e prosperità dei popoli non troveranno, d’altra parte, soluzione definitiva, sino a tanto che non v’intervenga l’azione di quanti sono al governo dei popoli e ne dirigono e promuovono gl’interessi. Si capisce dunque che tanti bramino una più cordiale intesa ed unione fra le varie genti, e per un senso di fraternità universale, e per la certezza, ormai indubitabile, dell’unità del genere umano. Un fenomeno dello stesso genere avviene, per dato e fatto di alcuni, in ciò che riguarda l’ordinamento della Nuova Legge, promulgata da Gesù Cristo, Signore nostro. Costoro, nella certezza che debba essere molto raro un uomo privo in tutto di senso religioso, sono venuti nella speranza che un giorno o l’altro i popoli, quantunque circa Iddio la pensino quale in un modo e quale in un altro, tuttavia si accorderanno nella professione di un certo numero di dottrine, come sopra un comune fondamento di vita spirituale. A questo scopo si fanno congressi, adunanze, discorsi; c’è un bel numero di intervenuti, ed hanno la parola un po’ tutti: infedeli di ogni razza, cristiani, perfino quanti disertano infelicemente Cristo, e quanti non vogliono ammettere la Sua divina natura e missione. Orbene, i cattolici non possono in nessuna maniera appoggiare tentativi come questi, i quali [tentativi, ndR] suppongono essere tutte le religioni più o meno buone e lodevoli, in quanto che tutte o per una via o per l’altra manifestano ed attestano quel senso nativo e spontaneo in noi, che ci porta verso Iddio e verso il riconoscimento devoto del Suo impero. Teoria questa, che non è soltanto una falsità vera e propria, ma che ripudia la vera Religione falsandone il concetto, e così spiana la via al naturalismo e all’ateismo.

Chi dunque tien mano a codesti tentativi ed ha di queste idee, con ciò stesso, per conseguenza manifesta, si allontana dalla religione rivelata da Dio. Ma dove sotto l’apparenza di bene si cela più facilmente l’inganno è quando si tratta di promuovere l’unità tra tutti quanti i cristiani. Non forse è giusto - si sente dire - anzi non è doveroso che quanti invocano il nome di Cristo si astengano dalle recriminazioni mutue e si uniscano una volta tanto con un poco di carità vicendevole? E chi può asseverare di amare Cristo, se non fa il possibile per andare incontro ai desideri di Lui, che pregava il Padre affinché i discepoli fossero «una cosa sola»? (Ioan. XVII, 21). Lo stesso Gesù non volle forse che i Suoi discepoli conservassero come una caratteristica e come un distintivo, l’amore tra di loro? «In ciò vi riconosceranno tutti per miei discepoli, se vi amerete l’un l’altro» (Ioan. XIII, 35). Se tutti i cristiani - si aggiunge - divenissero un giorno «una cosa sola», sarebbero così più forti a respingere la peste dell’empietà, che, serpeggiando e diffondendosi ogni giorno più, si apparecchia a indebolire l’Evangelo. Discorsi come i precedenti o simili si fanno con grandi arie dai cosiddetti pancristiani; gente questa più numerosa assai di quel che non si creda, se è vero che formano gruppi speciali e società di larga diffusione, sotto la guida di persone le quali, o la pensino in un modo o nell’altro, quello che è certo, per lo più non son cattoliche. L’impresa è condotta così attivamente, che sta guadagnandosi per cento vie l’opinione pubblica; e tenta e lusinga anche parecchi cattolici, coll’idea che l’unione da ottenere non disdirà alla Santa Madre Chiesa ed ai suoi desideri se si pensa che non ha avuto mai cosa tanto a cuore quanto di richiamare e ricondurre nel suo grembo gli sviati. Orbene, al disotto di codeste parole così attraenti e carezzevoli sta nascosto un errore dei più gravi, che scrolla dal fondo le basi della fede cattolica. La coscienza del Nostro compito Apostolico Ci ammonisce di non lasciar circonvenire il gregge da fallacie pericolose, e perciò, Venerabili Fratelli, richiamiamo la vostra attenzione sopra questo male ed il modo di evitarlo. Nutriamo la speranza che ciascuno di voi parlando e scrivendo vorrà portare all’intelligenza del popolo quelle idee e quelle ragioni che Noi verremo ad esporre; cosi che i cattolici sappiano cosa pensare e come regolarsi, davanti alle iniziative di riunire in una maniera qualunque e in un sol corpo quanti si chiamano cristiani.

Traduzione dal latino tratta dal volume «Tutte le Encicliche dei Sommi Pontefici», raccolte e annotate da Eucardio Momigliano, dall’Oglio Editore, Milano, 1959