La Massoneria politica ebbe campo di radicare in Francia dalla fine del secolo XVII, quando Giacomo II Stuart (1633-1701), perduto il trono d’Inghilterra, passò in Francia con le truppe rimastegli fedeli. Sorsero allora numerose Logge giacobite che servirono a tener uniti gli esuli fra loro e questi con gli amici politici di Scozia e d’Inghilterra. In opposizione alle Logge stuartiane, le quali avrebbero avuto quale primo Gran Maestro l’eroico e pio Charles Radcliffe (1693-1746), fiorirono non meno numerose le Logge orangiste; finché, cessate le rivalità politiche tra Francia e Inghilterra, si cercò una conciliazione anche fra le due Massonerie. Se ne rese patrono autorevole il cavaliere Andrew Michael Ramsay (1686-1743), amico fedele, poi biografo ed editore, di Fénelon (1651-1715), dal quale era stato riconciliato con la Chiesa cattolica. Al Ramsay è dovuto un celebre Discorso stampato la prima volta nel 1738 insieme con le «Costituzioni riformate» di Anderson che esercitò sulla Massoneria un’influenza non meno vasta e profonda di queste. Temperamento idealista e mistico, egli si studiò di liberare la Massoneria dalle pastoie della politica e di metterla a servizio di un ideale spirituale, umanitario e morale. Le complesse circostanze tra cui si svolse l’attività massonica in Francia non permisero che i generosi propositi del Ramsay giungessero a maturità. Sotto il lungo governo del Gran Maestro conte di Clermont (1743-1779), ed in quello del successore, duca Luigi Filippo d’Orléans (Philippe Egalité; 1747-1793), la Massoneria francese sempre più si allontanò dall’ideale cristiano. Le Logge massoniche, sotto il conte di Clermont, furono teatro di spettacoli indegni, la Massoneria ne andò screditata e si frazionò in innumerevoli obbedienze dai nomi più eterocliti e bizzarri. Il duca d’Orléans si adoperò a riorganizzare la Massoneria in un corpo saldo e compatto, e in parte vide coronati i suoi sforzi. Appoggiata ad alti e potenti protettori, la Massoneria poté contare nelle sue file molti dei principali esponenti della magistratura, della scienza e dell’esercito. Fra le molte Logge della capitale, «La Logedes des neuf Soeurs» era riservata ai massimi campioni dell’illuminismo, dell’enciclopedismo e della Rivoluzione: ne fecero parte l’astronomo Jérôme Lalande (1732-1807), il filosofo Claude-Adrien Helvétius (1715-1771), lo scienziato Benjamin Franklin (1706-1790), il filosofo Condorcet (1743-1794), La Fayette (1757-1834) e Voltaire (1694-1778). Dalle Logge emanava la propaganda di dottrine dissolvitrici di ogni autorità, che corrodevano i gangli della vita sociale contemporanea; e, se gli storici non sono d’accordo quanto all’efficacia che la Massoneria esercitò sulla Rivoluzione Francese, tutti però riconoscono che le Logge furono i canali più attivi di diffusione di quelle idee che ne formarono il substrato ideale. Strano, ma caratteristico indizio del tempo è il trovare fra gli ascritti alla Massoneria Luigi XVI (1754-1793) ed i fratelli, e l’amoreggiare con essa di non pochi ecclesiastici intinti di gallicanismo e ostili alla Curia romana. «Alla vigilia della Rivoluzione - dice il Berteloot - s’incontrano in quasi tutte le Logge preti appartenenti a tutti gli Ordini religiosi [...], priori e superiori di conventi, senza contare i curati e i vicari». Lo stesso si verificava in Belgio: a Liegi, nel 1774 tutti i canonici della Cattedrale erano massoni; a Mons esisteva una Loggia riservata a soli ecclesiastici; in genere, fin dal 1745 vigeva un precetto che prescriveva ai massoni belgi la perfetta osservanza della religione in cui erano battezzati. Dal principio della Rivoluzione Francese (1792), la Massoneria francese ufficialmente dormì, Philippe Egalité si dimise da Gran Maestro, e la carica restò vacante diversi anni. Solo nel 1799, la «Gran Loggia» di Francia sorse a rivendicare il diritto, che pretendeva competerle, di unico organo legittimo della Massoneria francese. Ma il Direttorio adoperò largamente la Massoneria in servizio dei suoi organi diplomatici; parecchi dei suoi Generali, come Andrea Masséna (1758-1817), Jean-Jacques Régis de Cambacérès (1753-1824), ecc., erano attivi massoni. Napoleone I (1769-1821), divenuto imperatore, si servì più largamente ancora della Massoneria come mezzo di dominio, risuscitò in tutti i Paesi sottomessi una Massoneria a modo suo, mettendone a capo qualcuno dei suoi fratelli o favoriti. Giuseppe Bonaparte (1768-1844) fu Gran Maestro a Parigi, poi a Napoli, dove ebbe a successore Gioacchino Murat (1767-1815); Luigi Bonaparte (1778-1846) in Olanda, Eugenio di Beauharnais (1781-1824) del «Grand’Oriente» d’Italia, creato nel 1805 a Milano, confederato con quello di Parigi.

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[L’illuminismo francese sfociò nella compilazione della nota «Enciclopedia» di Diderot e D’Alembert (35 volumi). Secondo il padre Zoffoli (Dizionario del Cristianesimo, Sinopsis, 1992, pag. 166), si tratta dell’illuminismo derivato da quello inglese, da cui ereditò empirismo e deismo. Le conseguenze, secondo le tendenze dei singoli collaboratori, furono il sensismo, il materialismo, l’ateismo, l’edonismo].

[Il gallicanesimo è una dottrina politico religiosa che ha per oggetto l’organizzazione della Chiesa cattolica in Francia (nota come«Chiesa gallicana») largamente autonoma dal Papa. Pur riconoscendo al Papa un primato d’onore e di giurisdizione, ne contesta il potere assoluto, in favore dei consigli generali della Chiesa e dei sovrani nei loro Stati. Condanna della Chiesa in «Denzinger» n° 2281-2285, Articoli del Clero gallicano dichiarati invalidi nella Costituzione «Inter multiplices», 4 agosto 1690. Il «Sinodo di Pistoia» accolse gli articoli gallicani ed il Papa Pio VI nella «Auctorem Fidei», 28 agosto 1794, «Denzinger» n° 2600-2700, li giudicò temerari, scandalosi, nocivi per la fede e per la Sede].