Insegna Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, Maestro (Mt. X, citazione e commento da La Sacra Bibbia, Marietti, a cura e sotto la direzione di mons. Salvatore Garofalo, Imprimatur 1960, Vol. III,  pag. 39 ss.): «Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni malattia ed infermità. I nomi dei dodici apostoli sono questi: primo, Simone detto Pietro [...]. Questi dodici Gesù inviò dopo aver loro dato le seguenti istruzioni: “Non prendete la via dei pagani [...] Sanate infermi, risuscitate morti, mondate lebbrosi, scacciate demoni. [...] In qualunque città o borgata voi entriate, cercate in essa chi è degno e là restate fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, salutatela; e se la casa ne è degna, la vostra pace venga su di essa; se, invece, non è degna, la vostra pace a voi ritorni. E se qualcuno non vi accoglie o non ascolta le vostre parole, uscite da quella casa o città scuotendo la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile che quella città"». Breve commento: «Il saluto alla casa importava l’augurio della pace (Lc. X, 5), qui concepita in concreto e quasi personificata, in modo che vada e venga; un augurio o una benedizione, secondo la Bibbia, non erano espressi invano, quindi o restavano ai destinatari o ritornavano a chi salutava. La città inospitale è come una terra pagana della cui polvere gli Ebrei si liberavano prima di porre piede nella Terra santa, per non contaminarla (cf. Atti XIII, 51). Il castigo di Sodoma e Gomorra era il classico esempio di una punizione divina inesorabile». Spiega Marco Sales O.P. (Nuovo Testamento, Tipografia Pontificia Marietti, Imprimatur 1911, Vol. I, pag 44): «Il castigo riservato alla città, che rifiuta l’evangelizzazione degli Apostoli, sarà più grave di quello di Sodoma e Gomorra; perché essa è più colpevole, avendo sentita la predicazione e veduti i miracoli, che non sentirono e non videro le due infelici città distrutte da Dio a causa dei loro Peccati (cf. Gen. XIX, 24)». Gesù ricorda l’episodio della distruzione di Sodoma e Gomorra a causa della perversità e perdizione dei propri abitanti («Dio distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo», in Genesi); infine insegna che popoli (nazioni, città, gruppi, famiglie o semplicemente singoli soggetti) analogamente empi e depravati, nonostante la Sua predicazione e testimonianza, riceveranno sorte ben peggiore. Parimenti il destino sarà terribile per coloro che non accolgono integralmente l’insegnamento degli Apostoli, ovverosia della vera Chiesa: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato» (Lc. X, 16); et «Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui» (I Gv. 2,4).  Sempre in San Matteo (XI, 23-24), Gesù inveisce contro le città che non si erano pentite nonostante i Suoi tanti miracoli: «E tu, Cafarnao, credi che sarai innalzata fino al cielo? Fino all’ade sarai precipitata, perché se i miracoli compiuti in te fossero stati fatti a Sodoma, essa sarebbe là ancora oggi. Ebbene, vi dico: il paese di Sodoma, nel giorno del giudizio, avrà una sorte più sopportabile della tua». Ed in San Luca (X, 12.15) leggiamo: «Vi dico che in quel giorno a Sodoma toccherà una sorte migliore di quella che toccherà a questa città. [...] E tu, Cafarnao, forse che sarai innalzata fino al cielo? Fino all’ade sarai precipitata». Spiega il grande esegeta e biblista Giuseppe Ricciotti (Vita di Gesù Cristo, § 411): «Cosicché dal Suo cuore [dal Sacro Cuore di Gesù, ndR], uno di quei giorni, eruppe il rimpianto e la deplorazione: Guai a te Ghorozain! Guai a te Bethsaida! Giacché, se in Tiro e Sidone fossero avvenuti i portenti avvenuti in voi, da lungo tempo in sacco e cenere avrebbero fatto penitenza! Senonché vi dico, per Tiro e Sidone vi sarà più tollerabile (sorte) nel giorno del giudizio che per voi! E tu Cafarnao, forseché fino al cielo sarai innalzata? Fino agli Inferi sarai abbassata! Giacché se in Sodoma fossero avvenuti i portenti avvenuti in te, sussisterebbe fino ad oggi! Senonché vi dico che per la terra di Sodoma vi sarà più tollerabile (sorte) nel giorno del giudizio che per te». La sorte della corrotta società contemporanea, quindi dei singoli soggetti, i quali «muoiono nell’anima» a causa del peccato (Dio non voglia che accada a noi), peggio ancora se trattasi di «morte dell’anima» a causa della turpe e deplorevole pratica dei sodomiti («Peccato mortale secondo solo all’omicidio volontario fra i gravissimi peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio», Catechismo di san Pio X); che dovessero avere la sventura di perdere la vita in tal stato, stando all’insegnamento chiarissimo ed indubitabile di Gesù Maestro, che è la Verità, riceveranno una condanna peggiore di quella che ebbero gli abitanti di Sodoma e Gomorra. Conclude Marco Sales O.P.: «Più forte è la riprensione contro di questa città (Cafarnao), la quale avendo ricevuto maggiori benefizi, non ne fece alcun caso: e viene perciò paragonata a Sodoma (Gen. XIII, 13; XVIII, 20), città peccatrice per eccellenza. Il cielo e l’inferno sono i due estremi. Cafarnao [...] sarà condannata all’oblio ed all’ignominia. Le parole di Gesù si sono pienamente avverate. L’antica Cafarnao è ora ridotta ad un mucchio di rovine» (Op. cit., pag. 50). Ed in altro luogo: «Immersi negli affari terreni, non penseranno alle loro anime, non guarderanno ai segni che precedono il giudizio, e quando meno crederanno, comparirà il Figliuolo dell’uomo e li condannerà all’estremo supplizio» (Ivi., pag. 298).

Per approfondimenti studiare la Casti Connubii.

Definizione propria e cattolica del rapporto contro natura: «Come già abbiamo notato, esiste una specie distinta di lussuria là dove si riscontra uno speciale disordine, che rende ripugnante l'atto venereo. E questo può avvenire in due maniere. Primo, perché ripugna alla retta ragione: il che si riscontra in tutti i peccati di lussuria. Secondo, perché oltre ciò ripugna allo stesso ordine naturale e fisiologico dell'atto venereo proprio della specie umana: e questo si chiama peccato, o vizio contro natura. Ciò può avvenire in più modi. Primo, quando senza nessun commercio carnale si procura la polluzione per il piacere venereo: e questo è il peccato di immondezza, che alcuni chiamano mollezza (o masturbazione). - Secondo, praticando la copula con esseri di altra specie: e questo si chiama bestialità. - Terzo, accoppiandosi con sesso indebito, cioè maschi con maschi e femmine con femmine, come accenna San Paolo scrivendo ai Romani: e questo è il vizio della sodomia. - Quarto, non osservando il modo naturale della copula; o non usando i debiti organi; o adoperando nell'atto altri modi mostruosi e bestiali» (San Tommaso d'Aquino, Somma teologica, II-II, q. 154, a. 11 co.).