Il potere dunque trasmesso da Cristo agli Apostoli è lo stesso di quello a Lui conferito con piena autorità dal suo celeste Padre. «Ogni potere mi è stato conferito: andate dunque ed insegnate».E ripete la stessa cosa, quando dice: «Chi ascolta voi, ascolta me: e chi voi disprezza, disprezza  me» (s. Lc., X, 16). L’oggetto, dunque, della missione degli Apostoli è la propagazione e la conservazione della dottrina di Cristo. Perciò chiunque vorrà farsi santo, mediante la dottrina di Cristo e la credenza in Lui, deve ascoltare e prestare loro obbedienza e fede. Siccome poi lutti gli uomini debbono salvarsi, così gli Apostoli, o inviati di Cristo, vengono da Lui mandati a tutti senza eccezione alcuna: «Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo a tutte le creature. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato» (s. Mc., XVI, 15, 16). Ed affinché gli Apostoli siano in grado di compiere la loro difficile e sovrumana missione saranno armati con lo spirito della verità, che Cristo manderà loro. «E, venuto che sia quello spirito di verità, v’insegnerà tutta la verità» (s. Gv., XVI, 13), e ciò non transitoriamente, ma in modo continuato e perpetuo, giacché quello spirito verrà per «rimanere presso di voi in eterno». Gesù Cristo inoltre fa sapere agli Apostoli che la loro missione non sarà  facile, che il mondo farà loro guerra e li previene che questo (che il mondo, ndR) non potrebbe ricevere la spirito della verità, perché non lo vede, né lo conosce. «Voi però — Egli dice — lo conoscerete perché abiterà con voi e sarà con voi» (s. Gv., XIV, 17).  «Egli insegnerà a voi ogni cosa, e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto» (s. Gv., XIV, 26).  «Egli renderà testimonianza per me, e voi ancora renderete testimonianza: perché siete meco fin da principio» (s. Gv., XV, 26, 27). Tutto ciò non significa altro se non che lo Spirito Santo dovrà restare con la sua assistenza nella Chiesa insegnante, per continuare il Magistero di Cristo sino alla consumazione dei secoli. Qui dunque abbiamo la continua presenza ed assistenza del Divino Maestro della Chiesa, promesso ed inviato agli Apostoli nel giorno della Pentecoste.

Si comprende facilmente da ogni credente cristiano che a questo Divino Maestro si deve totale sottomissione ed illimitata obbedienza, sia che Egli parli per bocca dell’Umanato Verbo, sia che faccia conoscere i suoi precetti per mezzo dei Maestri, posti nella sua Chiesa, che sono i successori degli Apostoli, e per conseguenza «Ministri di Cristo» (II Cor., V, 20), giacché gli Apostoli, prima della loro dipartita da questo mondo, trasferirono il loro ufficio ad altri uomini, ad essi trasmisero lo stesso Spirito Santo e li consacrarono Vescovi «per reggere la Chiesa di Dio» (Atti Ap., XX, 28). A questi medesimi essi imposero lo stesso obbligo di scegliere altre persone atte a continuare il loro ufficio, e quali annunciatori delle loro dottrine. Così comanda direttamente san Paolo al suo discepolo Timoteo: «Ciò che tu hai appreso da me per mezzo di molte testimonianze confiderai ad altri uomini fidati, che siano capaci di insegnare anche ad altri» (II Tim., II, 1, 2). Secondo il precetto preciso di Gesù Cristo, esistono, dunque, nella Chiesa due classi di persone: cioè, gli uomini scelti da Dio, i quali con l’assistenza del Divino Spirito rappresentano l’autorità di Gesù Cristo, ed investiti della potestà loro conferita dagli Apostoli dirigono e governano la Chiesa di Dio, mercé la loro dottrina ed il loro ministero; ed i semplici credenti, i quali, istruiti dallo stesso Spirito Santo mediante il Ministero apostolico, sono da quelli diretti e protetti. I teologi chiamano quelli i maestri e questi i discepoli; quelli la Chiesa insegnante (o Chiesa docente, ndR), questi la insegnata (o Chiesa discente, ndR). Questa istituzione è fatta da Cristo medesimo per il suo Regno, e chiunque vuol essere e rimanere cattolico non può allontanarsi minimamente da questi principi fondamentali, che la reggono. Prosegue ...

[Stiamo usando il Capitolo I del libro di Commento al Decreto Lamentabili ..., Editori Pontifici, Roma, 1914, scritto da Mons. Francesco Heiner ed introdotto dal Card. Merry Del Val (a nome del Sovrano Pontefice, san Pio X).]

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