La autorità della Chiesa docente si fonda sopra la legge divina, giacché Cristo fondatore della Chiesa ha così voluto; ed ha così espressamente per sempre stabilito. Non esiste membro di questa comunità, che abbia di fronte a Lui il diritto di ribellarsi a questo Suo ordine, o di chiedere, perché abbia fatto così. È conseguenza di questa legge il potere, che ha la Chiesa, di proibire ai semplici fedeli di pubblicare libri, che trattino di questioni concernenti la religione, senza averne prima avuta la licenza per le stampe dalla Chiesa docente. Questa legge obbliga, non soltanto i più dotti uomini del clero, ma eziandio i laici. Lo stesso vale per la dottrina che s’insegna oralmente. Qualunque fedele, che voglia darsi all’insegnamento nella Chiesa, deve fornirsi della missione di essa, ed insegnare soltanto la dottrina ecclesiastica, non il suo privato modo di vedere. Che se questi maestri non seminassero fedelmente le dottrine della Chiesa, il suo spirito ed il suo contenuto, ben potrebbero considerarsi nel numero di coloro, i quali «vi conturbano», come dice san Paolo, nel luogo citato, e «vogliono capovolgere il Vangelo di Cristo». Che se la Chiesa di fronte a questi maestri d’errore è in tal qual modo gelosa della sua dottrina e del suo pastorale ufficio, di maniera che vigila sempre contro questi sleali attacchi di gente non chiamata, e difendendo i suoi sacrosanti diritti immediatamente e senza esitazione li condanna, non può negarsi che ciò compie con piena conoscenza del suo divino dovere, per mantenere salde le fondamenta del suo edificio, per difendere la Costituzione datale da Dio e per mantenere, puro e intatto, il tesoro della fede e dei sacramenti, affidatole da Cristo medesimo. La moderna società non ci dà lo stesso esempio? Il governo del mondo non agisce anch’esso con gli stessi principi? Anch’esso affida le più alte cariche pubbliche dello Stato soltanto ad uomini che, scelti all’uopo, sono da esso investiti di speciali poteri. Esso non ammette altro dominio che il suo, ed esclude del tutto qualunque altra persona e cittadini, per quanto assennati e pratici nella gestione della cosa pubblica, dal governo attivo.

Anche «il popolo», per quanto lo si voglia per certe (erronee, ndR) teorie considerare come origine di ogni umano potere, e negli Stati costituzionali prenda parte, per mezzo dei suoi rappresentanti, ad ogni legislazione, non è esso che fa le leggi, le quali di fatto ed unicamente hanno la loro origine ed autorità dal potere dello Stato. Uno sconvolgimento di questi principi vorrebbe dire turbare l’ordine e rovesciare la condizione di cose esistenti, vorrebbe dire prevaricare contro la costituzione civile dello Stato, e questo condurrebbe irrevocabilmente a porre in pericolo lo Stato stesso. Ciò che in fatto di ordinamenti mondani si considera generalmente come razionale, perché mai si vorrà considerare come inammissibile e contraddittorio, quando si tratta direttamente di ordinazioni divine? Com’è possibile che vi abbiano ad essere dei cattolici, e qui per cattolici intendiamo per ora soltanto i credenti, non gli acattolici dei quali qui non ci occupiamo, com’è possibile, dico, che essi abbiano a ribellarsi contro le prescrizioni, ovvero leggi, che la religione impone loro di rispettare? Cattolici che contraddicono alla Chiesa, sebbene sappiano che essa è divinamente assistita dall’aiuto del Divino Spirito, che mormorano contro le misure, che essa si vede obbligata a prendere per il mantenimento delle dottrine, spettanti alla fede ed ai costumi (la morale, ndR), che nella loro superbia la biasimano o apertamente rinnegano? Lo spirito del mondo o l’opinione pubblica, considera buono, leale e patriottico ogni cittadino, che ciecamente ed incondizionatamente si sottopone alle leggi ed ordinamenti dello Stato e fedelmente li segue. Nessuno vi sarà, che trovi in ciò una umiliazione o abbassamento, una negazione o avvilimento della sua posizione e, della propria personalità, o un annientamento della propria indipendenza. Eppure lo stesso spirito del mondo non si perita di sentenziare che è abbassamento dell’uomo libero, diminuzione della sua personalità, annientamento della libertà umana, l’assoggettarsi che fa un cattolico alla Chiesa? Eppure è essa che rappresenta l’autorità costituita da Dio medesimo, a cui il credente e seguace dello Spirito di Gesù Cristo si sottopone in materie, che riguardano la religione e la salvezza delle anime. Egli non fa altro che in tutta umiltà prestare ascolto alla voce del suo pastore, e sottoporre il suo intelletto e la sua volontà in materia di fede al Magistero della Chiesa! Che cosa è soggiacere alla Chiesa se non che umiliarsi al Divino Maestro ed allo Spirito Santo, che informa la Chiesa di Dio? Ogni cattolico, considerato come semplice membro della Chiesa, è per fermo solo un discepolo in questa comunità, un discepolo di Cristo e del Suo Spirito. Chiunque si ribella ai regolamenti della Chiesa guidata dall’assistenza di Dio, volontariamente si ribella agli ordinamenti di Cristo medesimo. «Chi ascolta voi, ascolta me, dice Gesù stesso, chi voi disprezza, disprezza me, e chi disprezza me Colui disprezza, che mi ha mandato» (s. Lc., X, 16). La conseguenza del disprezzo od ostinato rigetto dell’autorità della Chiesa, o volonterosa disobbedienza alla medesima, è la sentenza che viene pronunciata dall’Eterno Giudice, nella spiegazione che ne fa ai suoi Apostoli, con quelle parole: «Chi non ascolta la Chiesa, vi sia come se fosse un gentile o un publicano » (s. Mt., XVIII, 17). Che se si voglia per poco conoscere che cosa significhi dal vero punto di vista, cattolico, docilità ed obbedienza ai superiori, specialmente alla Chiesa insegnante, risponderemo che ciò in modo tutto speciale vuol dire l’esercizio della cristiana umiltà, virtù questa fondamentale, su coi poggia la fede e la santità di tutta intera la vita di Gesù Cristo, e che nella vita di Gesù Cristo medesimo apparisce in modo sorprendente e viene da Lui insegnata ai suoi discepoli quando ripete loro: «Se non diverrete come bambini, non potrete entrare nel Regno dei Cieli» (s. Mt., XVIII, 1, 4). «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete pace per le anime vostre» (s. Mt., IX, 29). Le contrarie tendenze dello spirito moderno verso la Chiesa, la sua dottrina ed i suoi ordinamenti ci sono d’insegnamento quanto sia difficile questa virtù dell’umiltà per colui, che è signoreggiato dallo spirito della superbia. Si seguono ben volentieri le teorie che fomentano la superbia umana, specialmente quando si tratta di cose riguardanti la religione o la fede. Prosegue ...

[Stiamo usando il Capitolo I del libro di Commento al Decreto Lamentabili ..., Editori Pontifici, Roma, 1914, scritto da Mons. Francesco Heiner ed introdotto dal Card. Merry Del Val (a nome del Sovrano Pontefice, san Pio X).]

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