Nell’ottobre del 1869 don Bosco si trovava ai Becchi, e con alcuni parlava della convenienza della definizione del dogma dell’infallibilità pontificia. Venne così a parlare del Dogma, e disse: «Il Dogma è una verità soprannaturale, la quale esplicitamente o implicitamente si trova nelle Sacre Scritture, ed è confermata dalla definizione della Chiesa o radunata in Concilio o dispersa per l’orbe. Il Dogma fu materia precipua della predicazione dei Padri: è la sostanza della nostra Religione, quindi è necessario che i fedeli ne siano istruiti e lo conoscano: esso ha relazione intima colla morale. Deve perciò essere predicato con esattezza, perché non venga ad essere di danno piuttosto che di vantaggio spirituale. Il Dogma va predicato: 1) perché è la parte più nobile e vitale della Religione; è il carattere con cui si distingue il fedele dall’infedele; 2) il Dogma è germe delle virtù soprannaturali; 3) il Dogma è la materia della nostra Fede: perché «Fides est sperandarum substantia rerum, argumentum - dice l’Apostolo san Paolo - non apparentium»: e deve essere noto ai fedeli perché possa essere esercitata la loro Fede; 4) il Dogma dimostra la relazione che passa tra le verità naturali e le soprannaturali; supera la forza della ragione, ma non è mai contrario a questa; 5) il Dogma va predicato, perché nutre l’umiltà, che è il fondamento della vita morale; è la sottomissione dell’intelligenza a Dio rivelante ed alla Chiesa docente». (M. B. IX. 733734)

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