Infine non si può tacere che un campo immenso si spalanca in cui l’iniziativa e l’intelligenza degli uomini possono liberamente spaziare ed esercitarsi: cioè sui temi che non hanno alcun necessario rapporto con i principi di fede e di morale cristiana o sui quali la Chiesa, senza far uso della sua autorità, lascia libero e integro il giudizio dei dotti. Da quanto si è detto si comprende quale sia nella fattispecie quella libertà che con pari ardore rivendicano e predicano i seguaci del Liberalismo. Per un verso pretendono per sé e per lo Stato una licenza così eccessiva che non esitano ad aprire un varco anche alle opinioni più perverse; d’altra parte intralciano in tanti modi la Chiesa e restringono la sua libertà entro i più angusti limiti, per quanto è loro possibile, quantunque dalla dottrina della Chiesa non solo non si deve temere alcun danno ma ci si deve aspettare ogni sorta di benefici. Inoltre si predica assiduamente quella che viene chiamata libertà di coscienza; la quale, se interpretata nel senso che a ciascuno è giustamente lecito, a piacer suo, di venerare o di non onorare Dio, trova la sua smentita negli argomenti svolti in precedenza. Ma può avere anche questo significato: all’uomo è lecito, nel civile consorzio, seguire la volontà e i comandamenti di Dio secondo coscienza e senza impedimento alcuno. Questa vera libertà, degna dei figli di Dio, che assai giustamente tutela la dignità della persona umana, è più forte di qualunque violenza e offesa, ed è sempre desiderata e soprattutto amata dalla Chiesa. Con costanza, gli Apostoli rivendicarono per sé una siffatta libertà; gli Apologisti la sancirono con gli scritti; i Martiri la consacrarono in gran numero col loro sangue. E meritatamente, in quanto questa libertà cristiana attesta ad un tempo il supremo e giustissimo potere di Dio sugli uomini e l’assoluto e primario dovere degli uomini verso Dio. Essa non ha nulla in comune con uno spirito sedizioso e ribelle, né la si può in alcun modo incolpare di voler sottrarsi all’ossequio verso il pubblico potere, poiché comandare e pretendere obbedienza, nella misura che tale diritto appartiene al potere umano, per nulla contrasta col potere divino e si mantiene nell’ordine voluto da Dio. Ma quando si danno ordini che palesemente contrastano con la divina volontà, allora si esce da quella misura e nello stesso tempo si entra in conflitto con la divina autorità: perciò è giusto non obbedire. Al contrario i seguaci del Liberalismo che considerano lo Stato padrone assoluto e onnipotente, e affermano che la vita deve essere vissuta senza rispetto alcuno verso Dio, non riconoscono affatto la libertà di cui parliamo, congiunta a onestà e religione; se si fa qualcosa per conservarla, accusano di aver agito a danno dello Stato. Se dicessero il vero, esisterebbe una tirannide così crudele, alla quale non si dovrebbe né sottostare né ubbidire. La Chiesa vorrebbe ardentemente che in tutti gli ordini statali penetrassero e fossero praticati quegli insegnamenti cristiani di cui abbiamo parlato sommariamente. Infatti essi sono molto efficaci come rimedio dei mali dell’età nostra, non pochi né lievi e in gran parte generati da quelle stesse libertà che con tanta enfasi sono esaltate e nelle quali sembrava di scorgere semi di salute e di gloria. L’esito ingannò la speranza. Invece di frutti dolci e salutari ne provennero altri acerbi e avvelenati. Se si cerca un rimedio, lo si trovi nel ripristino di sane dottrine, dalle quali soltanto ci si può aspettare con fiducia la conservazione dell’ordine e infine la tutela della vera libertà. (Prosegue ...)

 Papa Leone XIII. Che cos’è la libertà. Introduzione dalla Lettera Enciclica «Libertas» del 20 giugno 1888