La parola Creatore, che oggi dobbiamo spiegare, ci farà sostare un poco nelle nostre istruzioni, ma è necessario sviscerarla in tutto il suo significato per apprendere bene quello che essa vuol dire in questo articolo del Credo. Per oggi ci basti intendere bene che cosa vuol dire creare. Creare vuol dire trarre dal nulla. Tante volte voi avete osservato “el Toni pitor” lungo la spiaggia del lago o tra gli ulivi di S. Vigilio, dipingere sulla tela un tramonto infocato o le nostre incantevoli posizioni. Se io vi domando che cosa faceva il pittore, voi rispondete: faceva un quadro! ossia adoperava colori, pennello e tela per ritrarre quella scena che più colpiva la sua fantasia. Così questi panchi, chi li ha fabbricati? Il falegname! Ha preso assi, sega, pialla, martello e chiodi e te li ha messi in opera. Così le reti, almeno le più piccole, con le quali pescate, le avete fatte voi, pescatori: avete preso la forcella ed il filo, ed intrecciandolo, come sapete far voi, ne è uscita la rete. Potete voi dire che “el Toni pitor” ha creato il suo quadro, che il falegname ha creato i panchi, che voi avete creato le reti? No, potete dire che quelle cose furono fatte, cioè che l’artista prese quello che già esisteva, lo mise insieme e ne risultarono i panchi, il quadro, la rete. Perchè questi oggetti si potessero dire creati, bisognerebbe che il pittore avesse fatto il quadro senza pennelli, senza tela e senza colori, che il falegname avesse fatto i panchi senza assi, senza chiodi, senza sega e senza martello, che voi aveste fatto la rete senza filo e senza forcella. È facile dunque intendere che altro è creare ed altro è fare, fabbricare. Iddio solo può trarre dal nulla, quindi Egli solo è il Creatore, noi tutti invece siamo solo dei... fabbricatori. Tutto Iddio trasse dal nulla. Veniamo dunque a noi. Quando il Signore ha creato il mondo, di che cosa si è servito? Di niente, perchè niente esisteva. Per questo si dice non che ha fatto il mondo, ma che l’ha creato, ossia fatto dal nulla: «Ipse dixit et facta sunt» (Salmo 148, 5), ci dice la S. Scrittura, Egli parlò e tutto fu fatto. Quando creò il sole di che cosa si è servito? Di niente! Quando volle che la terra desse piante, erbe ed animali, di che cosa si servì? Di nulla! Bastò un atto della Sua volontà e la terra diede e dà di continuo ciò che Iddio vuole. Pensate quanti milioni di esseri viventi tra animali, uccelli, pesci ed insetti vengono al mondo ogni giorno... E tutto in forza di quel primo atto creativo di Dio! Così pure le stelle, questi mondi da noi tanto lontani, di cui vi ho parlato l’altra domenica: queste moli immense che noi vediamo come piccoli punti nello spazio, vennero creati, e sono prodigiosamente sostenuti e conservati dalla mano di Dio. Tutto, tutto ciò che esiste, sia spirituale che materiale, tutto Iddio trasse dal nulla! La scienza ha fatto e fa ogni giorno dei progressi meravigliosi: abbiamo pitture e sculture che sembrano parlanti; siamo giunti al telegrafo senza fili e all’aeroplano; assistiamo ad operazioni chirurgiche, che fanno meravigliare; abbiamo delle macchine perfettissime in tutte le loro singole parti; ma nessuno è mai giunto, e non giungerà mai, non dice a creare un animale qualunque, ma nemmeno a fare un orecchio ad un asino, o un’ala ad una mosca. Far questo vuol dire creare e l’ uomo non lo può. Ripeto: noi siamo dei bravi fabbricatori e null’altro, Dio solo è il Creatore! Sapete il fatto di quel vecchietto che stava piantando le patate mentre il nipote tornava dagli studi? - Ebbene, disse: che ti hanno insegnato i professori? - Che non ci fu un Creatore, ma tutto venne dal caso! - E son bravi questi professori? - Bravissimi! - Allora prendi questa patata e dici loro che ne facciano una di eguale... Quanto tempo ha impiegato? E quanto tempo impiegò il Signore a creare tutto ciò che esiste? Quando si parla di Dio non si dovrebbe mai parlare di tempo, perchè per Lui non c’è tempo, Egli è l’Eterno. La S. Scrittura però, adattandosi al nostro modo di vedere, parla di sei giorni. «Disputano i dotti se i sei giorni della creazione di cui parla Mosè, siano da intendersi giorni di 24 ore, o intervalli più lunghi di centinaia o migliaia d’anni, ed è libero ciascuno di tenere l’una o l’altra opinione, riposando ambedue sopra verosimile fondamento, né avendo la Chiesa su questo punto definito». Deharbe - Catech. grande - Vol. I, pag. 177. Cfr. Tom. - Summa Theol. P. I, q. 74, a. 2, e S. Agost. - De Civ. Dei, L. 11, c. 7) e dice che nel primo giorno il Signore creò la luce, nel secondo il firmamento, nel terzo separò l’acqua dalla terra e comandò alla terra di germogliare, nel quarto creò il sole, la luna e le stelle, nel quinto i pesci e gli uccelli, nel sesto gli animali terrestri, e infine l’uomo. E perchè Iddio volle creare tutto questo? Per due fini: per la Sua gloria e per il nostro bene. Se a qualcuno poi saltasse il ticchio di voler sapere che cosa faceva il Signore prima della creazione, si potrebbe rispondere, come quel tale di cui parla Sant’Agostino: «ei preparava l’inferno a chi vuol cacciare il naso troppo in su» (S .Agost. - Confessioni - L. XI, c. 12). Come possiamo noi poveri, piccoli omiciattoli, spingerci con la nostra piccola testa tanto in alto ed investigare negli abissi dell’eternità? Conseguenze. Ditemi ora, o giovani: di chi è l’aria, l’acqua, la terra, gli animali, le piante? Di Dio. Di chi è il nostro corpo, l’anima, l’ingegno, la salute? Di Dio. I panchi son proprietà del falegname che li ha fatti, la pittura del pittore, la rete da pesca di chi l’ha fatta, e costoro possono farne quell’uso che vogliono; così noi tutti e le cose nostre siamo proprietà assoluta di Dio ed Egli può far di noi quello che vuole. E come va dunque che tante volte ci ribelliamo al Suo supremo dominio, ci dimentichiamo di essere cosa sua, anzi adoperiamo tutto quello che Egli ci ha dato per offenderlo? Egli ci diede la lingua e tanti l’adoperano per parlar male, per bestemmiare; ci ha dato gli occhi e tanti li adoperano per guardar cose cattive; ci ha dato le mani, i piedi, un cuore, un’intelligenza, un’anima, e da tanti vengono adoperati questi beni per offenderlo. Quanti conti dobbiamo un giorno rendere al Signore, qual castigo ci aspetta se avremo usato male dei nostri sensi, delle nostre facoltà e delle creature che ne circondano, dateci da Dio per usarne a Sua gloria ed a nostro bene! I Santi, che conoscevano le cose meglio di noi, nelle creature lodavano sempre il Creatore ed erano così severi con i sensi del loro corpo da giungere perfino a strapparsi un occhio, a sfregiarsi il viso, a tagliarsi una mano, quando questi sensi erano incorsi in qualche offesa al Signore. Nella vita di S. Antonio da Padova si legge di un figlio snaturato, che in un impeto di collera, diede un calcio al proprio padre, e poi rientrato in se stesso, corse ai piedi di S. Antonio, chiedendo perdono del peccato commesso. - Quella gamba, disse S. Antonio, meriterebbe venisse tagliata! Bastò questo rimprovero perchè quel giovane con un colpo di scure facesse saltare netta la gamba che aveva offeso suo padre. Non vi chiedo questo, o giovani, e neppure lo permetterei; mi basta che non usiate dei beni che Iddio vi ha dato per offenderlo, ma ne usiate per lodarlo e glorificarlo. Esempio: La madre dei Maccabei. Ci narra la S. Scrittura che durante la persecuzione del re Antioco Epifane, vennero straziati con vari tormenti ed uccisi sette fratelli con la loro madre, perchè si erano rifiutati di disubbidire alla legge santa di Dio. Questa madre eroica incoraggiava i figli al martirio; dicendo loro: non sono io che vi ho dato lo spirito e la vita, non sono io che ho radunato gli elementi che compongono il vostro corpo: il Creatore del mondo che formò l’uomo dalla sua nascita e che presiede all’origine d’ogni cosa, vi renderà nella Sua misericordia lo spirito e la vita, purché ora disprezziate voi stessi per sottostare alla Sua legge! E siccome il più piccolo dei figli era tentato da Antioco con promesse di felicità e di denaro, la madre lo incoraggiava ancor di più: figlio, diceva, te ne scongiuro, guarda il cielo e la terra, osserva tutto ciò che contengono, e sappi che Iddio ti ha creato dal nulla... Non temere adunque la morte, ma sii degno dei tuoi fratelli. E tutti ebbero l’onore del martirio (II Maccabei, 7). Pratica. Giovani, il Creatore ci ha tratti dal nulla perchè viviamo per Lui, perchè possiamo un giorno godere della Sua stessa vita: ricordiamolo!