Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. Gli Angeli. Con la parola Cielo noi intendiamo, o giovani, tanto lo spazio immenso dove vediamo risplendere il sole, la luna e le stelle, quanto il Paradiso, ossia il luogo della felicità che ci aspetta. Della creazione degli astri ve ne ho già parlato e vi ho detto che Iddio trasse dal nulla tutti quei mondi innumerevoli che ci rotano d’attorno; del Paradiso ne parleremo nell’ultimo articolo del Credo; oggi vediamo invece come il Signore ha popolato il Cielo di esseri invisibili, intelligenti e puramente spirituali, che sono gli Angeli. Gli Angeli. Angelo vuol dire nunzio, messaggero, e Dio li creò anche per mandare i suoi messaggi agli uomini: si rappresentano anzi con le ali per denotare la prontezza con cui comunicano gli ordini del Signore. Essi sono puri spiriti, e il Catechismo li definisce «esseri intelligenti senza corpo». Anche l’anima nostra è spirito, ma non è puro spirito, perché per agire ha bisogno dei sensi del corpo: gli Angeli invece sono puri spiriti ed agiscono senza aiuto di organi sensibili (S. Thom. q. 50, art. 1 ad 1). Ma se sono puri spiriti, dirà qualcuno, non si possono vedere: come dunque sappiamo che ci sono? Ecco: di parecchie cose sappiamo che esistono se anche non si vedono, come... il mal di pancia. L’avete mai visto voi il mal di pancia? Eppure c’è... altro se c’è! Di altre sappiamo che esistono se anche non si toccano, come l’aria: l’avete mai toccata l’aria? Di altre ancora se anche non si sentono, come il pensiero: l’avete mai sentito il pensiero? Eppure non c’è alcuno che neghi l’esistenza dell’aria, del pensiero e di tantissime altre verità invisibili di questo povero mondo, tra le quali può stare benissimo, come dicevo: anche il mal di pancia. Ma noi siamo ancor più certi dell’esistenza degli Angeli che di tutte queste verità naturali, perché più volte, permettendolo Iddio, comparvero agli uomini sotto forme umane. Così un Angelo apparve ad Abramo, là sul monte Moria, ad impedirgli il sacrificio del figlio; così li vide il Patriarca Giacobbe salire e scendere dal cielo in lunghe file; così l’Arcangelo Raffaele apparve a Tobia e l’Arcangelo Gabriele a Zaccaria ad annunciargli la nascita di S. Giovanni Battista. Durante poi i 33 anni di vita mortale che Gesù passò su questa terra, l’opera degli Angeli c’entrò di spesso: ed era naturale! Come non dovevano anch’essi trovarsi più volte sulla terra in forma umana, mentre Gesù, il loro Re e Creatore, era qui tra noi, non in forma umana, ma vivente nella nostra stessa natura? Leggendo il Vangelo noi vediamo che l’Arcangelo Gabriele apparve sotto forma umana alla Vergine SS.ma ad annunciarle che era stata prescelta a Madre di Dio; a Betlemme un Angelo avvertì i pastori della nascita del Redentore; a Nazareth apparve a S. Giuseppe per ordinargli la fuga in Egitto con la Vergine e col Bambino; nel Getsemani venne a consolare Gesù agonizzante; al Sepolcro due Angeli di bianco vestiti annunciarono alle pie donne la resurrezione del Signore, e sul monte Oliveto altri due Angeli vennero a dire agli Apostoli che Gesù, già asceso al Cielo, verrà un’altra volta alla fine del mondo. Anche dopo la vita terrena di N. S. Gesù Cristo, più volte gli Angeli apparvero in forma umana a’ primi martiri a confortarli ne’ tormenti sostenuti per la fede e guarirli dalle atroci ferite, e gli Apostoli, buttati in carcere dai sadducei, vennero liberati dall’Angelo del Signore. S. Giovanni Evangelista poi ebbe, sul fine della vita, la visione di un Angelo che gli manifestò cose meravigliose ed occulte. Appena lo vide, raggiante di bellezza e di fulgore, S. Giovanni gli si gettò ai piedi per adorarlo, credendo di essere dinanzi la maestà di Dio. Ma no, alzati! disse l’Angelo, sono anch’io una creatura del Signore - «conservus tuus sum» (Apocalisse XXII, 9), sono un tuo fratello: solo iddio si deve adorare «Deum adora» (Idem). Gli Angeli apparvero pure a parecchi Santi a consolarli nelle angustie di quaggiù, a difenderli dagli assalti diabolici, a far loro gustare le gioie anticipate del Cielo. S. Francesco d’Assisi, il Santo tanto favorito da Dio, ebbe la grazia di sentire qualche nota di quell’armonia celestiale che intonano gli Angeli dinanzi al trono di Dio, e bastò questo per trarlo fuori da’ sensi ed elevarlo in estasi soavissima. Questi Spiriti angelici sono dotati d’una intelligenza molto superiore alla nostra, sono ornati d’ogni virtù ed ebbero fin da principio il dono prezioso della grazia santificante. Il loro numero è sterminato, tanto da sorpassare tutte le creature corporee (Cfr. S. Thom. q. 50, art 3). S. Giovanni Evangelista scrive degli Angeli: «vidi una gran turba che nessuno poteva numerare» (Apocalisse VII, 9) ed il profeta Daniele ci parla di un numero senza numero (Daniele VII, 10). Gli Angeli non sono tutti uguali, ma differenti per doti naturali (Cfr. S. Thom. q. 50, art. 4) e divisi in varie gerarchie. Perché Iddio li creò? Iddio creò gli Angeli sempre per gli stessi fini della creazione: per la Sua gloria e per il loro e nostro bene. Iddio volle questi esseri buoni, perché lo lodassero e godessero della Sua stessa felicità. Li volle inoltre perché fossero nostri compagni nel pellegrinaggio di questa vita e nostro aiuto per arrivare anche noi a quella felicità che essi godono. Ed ecco che ad ogni anima che crea, Iddio destina un Angelo a custodia: è l’Angelo custode. Ma per non essere troppo lungo vi parlerò di esso domenica prossima. Esempio: S. Pietro in carcere. Erode Agrippa, per far piacere a’ giudei, dopo aver fatto morire S. Giacomo, fece arrestare S. Pietro, con l’intenzione malvagia di preparargli la stessa fine. Ma l’uomo propone e Dio dispone. Nella notte, mentre la porta del carcere era ben custodita e Pietro dormiva tra le guardie, legate a doppia catena, ecco l’Angelo del Signore che lo sveglia, battendogli su di un fianco. - Pietro, levati su, legati i sandali, buttati addosso il pallio e seguimi! E sull’istante caddero le catene dalle sue mani. Passata la prima e la seconda guardia, giunsero alla porta di ferro che metteva in città ed essa si aprì da se medesima. Usciti fuori, andarono innanzi per una via, e l’Angelo sparì. San Pietro allora, rientrato in se stesso, disse: adesso veramente so che il Signore mi ha mandato il suo Angelo, e mi ha tratto dalle mani di Erode. Si portò allora alla casa di Maria, madre di Giovanni, soprannominato Marco, dove stavano congregati molti cristiani e facevano orazione. Picchiò all’uscio del cortile e venne a vedere una fanciulla di nome Rode, la quale, riconosciuta la voce di Pietro, corse a darne avviso all’assemblea. Costoro sapendo che Pietro purtroppo era in carcere, le diedero della pazza, e siccome essa insisteva, dissero: sarà il suo Angelo. Ma Pietro continuava a picchiare, ed aperto che ebbero, rimasero meravigliati. L’Apostolo raccontò loro in qual modo il Signore lo avesse tolto dalla prigione, e disse: fate sapere questo a Giacomo ed ai fratelli: e partitosi, andò altrove. Fatto giorno, Erode furibondo fece ricerche per ritrovare S. Pietro, ma non lo trovò e condannò a morte i custodi. Pietro intanto era passato a Cesarea (Atti degli Apostoli XII, 1-19). Pratica. Ringraziamo Iddio, o giovani, che ha creato questi Spiriti angelici ed ha voluto che sieno nostri amici nella vita per condurci alla gloria! Se in Paradiso si godesse anche solo la compagnia degli Angeli, si dovrebbe non solo non peccare, ma lasciarsi torturare anche tutta la vita, se fosse necessario, per meritarcelo.