Dio conoscendo il gran bene, che apporta a noi la necessità di pregare, a questo fine (come si disse nel Capo I) permette, che siamo assaliti da’ Nemici, acciocché gli domandiamo l’aiuto, ch’Egli ci offerisce, e ci promette. Ma quanto si compiace, allorché noi a Lui ricorriamo ne’ pericoli, altrettanto gli dispiace il vederci trascurati nel pregare. Siccome il Re, dice san Bonaventura, stimerebbe infedele quel Capitano, che trovandosi assediato nella Piazza, non gli cercasse soccorso: Reputaretur infidelis, nisi expectaret a Rege auxilium, così Dio si stima come tradito da colui, che vedendosi insidiato dalle tentazioni, non ricorre a Lui per aiuto: mentr’Egli desidera, e sta aspettando, che gli si domandi, per soccorrere abbondantemente. Ben ciò lo dichiarò Isaia, allorché da parte di Dio disse al Re Achaz, che gli avesse domandato qualche segno, affin di accertarsi del soccorso, che ‘l Signore voleva dargli: Pete tibi signum a Domino Deo tuo (Isa. 7.11 13). L’empio Re rispose: Non petam, et non tentabo Dominum. Io non voglio cercarlo, perché non voglio tentare Dio. Ciò lo disse, perché confidava nelle sue forze di vincere i Nemici, senza l’aiuto Divino. Ma il Profeta indi lo rimproverò: Audite ergo Domus David, numquid parum vobis est molestos esse hominibus, quia molesti estis et Deo meo? Significandoci con ciò, che rendesi molesto, ed ingiurioso a Dio, chi lascia di domandargli le grazie, che ‘l Signore gli offerisce. Venite ad me omnes, qui laboratis, et onerati estis, et ego reficiam vos (Matth. 11.28). Poveri figli miei, dice il Salvatore, che vi trovate combattuti da’ Nemici, ed oppressi dal peso de’ vostri peccati, non vi perdete d’animo, ricorrete a Me coll’Orazione, ed io vi darò la forza da resistere, e darò riparo a tutte le vostre disgrazie. In altro luogo dice per bocca d’Isaia: Venite, et arguite me (dicit Dominus), si fuerint peccata vestra ut coccinum, quasi nix dealbabuntur (Is. 1.18). Uomini (dice) ricorrete a Me, e benché aveste le coscienze assai macchiate, non lasciate di venire, e vi do licenza anche di riprendermi (per così dire), se mai dopo che farete a me ricorso, Io non farò colla mia grazia, che diventiate candidi come la neve. Che cosa è la Preghiera? Udiamo il Grisostomo: Oratio est fluctuantibus anchora, pauperum thesaurus, morborum curatio, custodia sanitatis. La Preghiera è un’ancora sicura a chi sta in pericolo di naufragare: è un tesoro immenso di ricchezze a chi è povero, è una medicina efficacissima a chi è infermo, ed è una custodia certa a chi vuol conservarsi in sanità. Che fa la Preghiera? Udiamo san Lorenzo Giustiniani: Placat Deum, postulata reportat, adversarios superat, immutat homines. L’Orazione placa lo sdegno di Dio, che perdona a chi con umiltà lo prega; ottiene la grazia di tutto ciò, che si domanda, supera tutte le forze de’ Nemici: in somma muta gli Uomini da ciechi in illuminati, di deboli in forti, da peccatori in santi. Chi ha bisogno di luce, la domandi a Dio, e gli sarà data: subito ch’io son ricorso a Dio, disse Salomone, Egli mi ha conceduta la sapienza: Invocavi, et venit in me spiritus sapientiae (Sap. 7.7). ...

Il valore della preghiera (parte 2). Da Del gran mezzo della preghiera, sant’Alfonso Maria de’ Liguori. SS n° 11, p. 7