Del gran mezzo della preghiera, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Napoli, varie ed., 1759 - 1776. Della confidenza colla quale dobbiamo pregare, parte 3. Dice san Giovanni, che chi ripone una ferma confidenza in Dio, certamente si fa santo: Et omnis qui habet hanc spem in eo, sanctificat se, sicut et ille sanctus est (1. Jo. 3. 3), perché Iddio fa abbondare le grazie in tutti coloro, che in Lui confidano. Con questa confidenza tanti Martiri, tante Verginelle, tanti Fanciulli, nonostante lo spavento dei tormenti che loro preparavano i Tiranni, hanno superato i tormenti, ed i Tiranni. Talvolta (dico) noi preghiamo, ma ci sembra, che Dio non voglia ascoltarci: deh non lasciamo allora di perseverare a pregare, ed a sperare. Diciamo allora con Giobbe: Etiam si occiderit me, in ipso sperabo (Job. 13. 15). Dio mio, ancorché mi discacciaste dalla vostra faccia, io non lascerò di pregarvi, e di sperare nella vostra Misericordia. Facciamo così, e ne avremo quel che vorremo dal Signore. Così fece la Donna Cananea, ed ottenne tutto ciò che volle da Gesù Cristo. Questa Donna, avendo la sua figlia invasata dal Demonio, pregò il Redentore, che ne la liberasse: Miserere mei, filia mea male vexatur a Daemone (Matth. 15. 22). Il Signore le rispose, ch’Egli non era stato mandato per li Gentili, come ella era, ma per li Giudei. Ma quella non si perdette d’animo, e ritornò a pregare con confidenza: Signore, Voi potete consolarmi, mi avete da consolare: Domine adjuva me. Replicò Gesù Cristo: Ma il pane dei figli, non è bene darlo ai cani: Non est bonum sumere panem filiorum, et dare canibus. Ma, Signor mio, (ella soggiunse) anche ai cagnolini si dispensano le briciole di pane, che cadono dalla mensa: Etiam catelli edunt de micis. Allora il Salvatore, vedendo la gran confidenza di questa Donna, la lodò, e le fece la grazia, dicendo: O mulier, magna est fides tua, fiat tibi sicut vis (Ibid). E chi mai, dice l’Ecclesiastico, ha chiamato Dio in suo aiuto, e Dio l’ha disprezzato, e non l’ha soccorso? Aut quis invocavit eum, et despexit illum? (Eccli. 2. 12). Dice sant’Agostino, che la Preghiera è una chiave, la quale apre il Cielo a nostro bene; nello stesso punto che la nostra Preghiera sale a Dio, discende a noi la grazia, che domandiamo: Oratio Justi clavis est Caeli; ascendit precatio, et descendit Dei miseratio. Scrisse il Profeta regale, che vanno unite insieme le nostre suppliche colla Misericordia di Dio: Benedictus Deus, qui non amovit orationem meam, et misericordiam suam a me (Ps. 65. 20). E quindi dice il medesimo sant’Agostino, che quando noi ci troviamo pregando il Signore, dobbiamo star sicuri, ch’Egli già ci esaudisce: Cum videris a te non amotam deprecationem tuam, securus esto, quod non est a te amota misericordia ejush. Ed io (dico la verità) non mai mi sento più consolato nello spirito, e con maggior confidenza di salvarmi, che quando mi trovo pregando Dio, ed a Lui mi raccomando. E lo stesso penso, che avvenga a tutti gli altri Fedeli, poiché gli altri segni della nostra salvezza son tutti incerti, e fallibili; ma che Dio esaudisca chi lo prega con confidenza, è verità certa ed infallibile, com’è infallibile, che Dio non può mancare alle Sue promesse. Quando ci vediamo deboli, ed impotenti a superare qualche passione, o qualche gran difficoltà, per eseguire ciò che il Signore da noi domanda, diciamo animosi coll’Apostolo: Omnia possum in eo, qui me confortat (Philip. 4. 13). Non diciamo, come dicono alcuni, Non posso, non mi fido. Colle forze nostre certamente che non possiamo niente, ma col Divino aiuto possiamo tutto. Se Dio dicesse ad uno: Prendi questo monte sulle tue spalle, e portalo, perché Io t’aiuto; non sarebbe colui uno sciocco, o un infedele, se rispondesse: Io non voglio prendere, perché non ho forza di portarlo? E così, quando noi ci conosciamo miseri ed infermi quali siamo, e ci troviamo più combattuti dalle tentazioni, non ci perdiamo d’animo, alziamo gli occhi a Dio, e diciamo con Davide: Dominus mihi adjutor, et ego despiciam inimicos meos (Ps. 117. 6). Coll’aiuto del mio Signore io vincerò e disprezzerò tutti gli assalti dei miei Nemici. E quando ci troviamo in qualche pericolo di offendere Dio, o in altro affare di conseguenza, e confusi non sappiamo, che dobbiamo fare, raccomandiamoci a Dio dicendo: Dominus illuminatio mea, et salus mea, quem timebo? (Ps. 26. 1). E stiamo sicuri, che Iddio allora ben c’illuminerà, e ci salverà da ogni danno. Ma io sono peccatore, dice taluno, e nella Scrittura io leggo: Peccatores Deus non audit. Risponde san Tommaso con sant’Agostino che ciò fu detto dal Cieco il quale parlava allorché non era stato illuminato ancora: Illud verbum est Caeci nondum perfecte illuminati, et ideo non est ratum. Per altro soggiunge l’Angelico, che ciò sta ben detto, parlando della domanda che fa il peccatore, in quantum est peccator, cioè quand’egli domanda per desiderio di seguire a peccare: per esempio se chiedesse aiuto per vendicarsi del suo Nemico, o per eseguire altra sua prava intenzione. E lo stesso corre per quel peccatore, che prega Dio a salvarlo, ma senza ch’egli abbia alcun desiderio di uscire dallo stato del peccato. Vi sono alcuni infelici, che amano le catene, colle quali il Demonio gli tiene legati da schiavi. Le Preghiere di costoro non sono esaudite da Dio, perché sono Preghiere temerarie, e abominevoli. E qual maggior temerità, che uno voglia domandare grazie ad un Principe, che non solo ha più volte offeso, ma che pensa di seguitare ad offenderlo? E così s’intende quel che dice lo Spirito Santo, essere detestabile e odiosa a Dio la Preghiera di colui, che volta le orecchie per non ascoltare ciò che Dio comanda: Qui declinat aures suas, ne audiat legem, oratio ejus erit exsecrabilis (Prov. 28. 9). A questi tali dice il Signore: non occorre che voi preghiate, perché io volterò gli occhi da voi, e non vi esaudirò: Cum extenderitis manus vestras, avertam oculos meos a vobis, et cum multiplicaveritis orationem, non exaudiam (Isa. 1. 15). Tal’era appunto l’orazione dell’empio Re Antioco, che pregava Dio, e prometteva gran cose, ma fintamente, e col cuore ostinato nella colpa, pregando solo per sfuggire il castigo che gli sovrastava; e perciò il Signore non diede orecchio alle sue Preghiere, ma lo fece morire roso dai vermi. Orabat hic scelestus Dominum, a quo misericordiam non esset consecuturus (2. Mach. 9. 13). Altri poi che peccano per fragilità, o per empito di qualche gran passione, e gemono sotto il giogo del nemico, e desiderano di rompere quelle catene di morte, ed uscire da quella misera schiavitù, e perciò domandano aiuto a Dio; l’Orazione di costoro, s’ella è costante, ben sarà esaudita dal Signore, il quale dice, che ognuno che domanda, riceve, e chi cerca la grazia, la ritrova: Omnis enim qui petit, accipit: et qui quaerit, invenit (Matth. 7. 8). Omnis (spiega l’Autore dell’Opera imperfetta - s. GIOV. CRISOST., Op. imperf. In Matth., Hom. 18; PG 56, 732), sive justus, sive peccator sit. Ed in san Luca, parlando Gesù Cristo di colui, che diede tutti i pani che aveva all’Amico, non tanto per l’amicizia, quanto per la di lui importunità, disse: Dico vobis, etsi non dabit, quia amicus est, propter improbitatem tamen surget, et dabit illi quotquot habet necessarios. Sicque et ego dico vobis, petite et dabitur vobis (Luc. 11. 8). Sicché la Preghiera perseverante ottiene da Dio la misericordia anche a coloro, che non sono suoi amici. Quel che non si ottiene per l’amicizia, dice il Grisostomo, si ottiene per la Preghiera: Quod non perfecit amicitia, perfectum est ab Orationem. Anzi dice lo stesso Santo, che vale più appresso Dio l’Orazione, che l’amicizia: Non tam valet amicitia apud Deum, quam Oratio; et quod amicitia non perfecit, perfectum est ab Oratione. E san Basilio non dubita, che anche i peccatori ottengono quel che chiedono se sono perseveranti in pregare: Peccatores impetrant, quod petunt, si perseveranter petunt. Lo stesso dice san Gregorio: Clamet et peccator, et ad Deum sua perveniet Oratio. Lo stesso scrive san Girolamo, dicendo che anche il peccatore può chiamare Iddio suo Padre, se lo prega ad accettarlo di nuovo per Figlio, coll’esempio del Figliol Prodigo, che lo chiamava Padre, Pater peccavi, ancorché non fosse stato per anche perdonato. Se Dio non esaudisse i peccatori, dice sant’Agostino, indarno il Publicano avrebbe domandato il perdono: Si enim peccatores Deus non exaudit, frustra ille Publicanus diceret: Deus, propitius esto mihi peccatori. Ma ci attesta il Vangelo, che il Publicano col pregare ben ottenne il perdono: Descendit hic justificatus in domum suam (Luc. 18. 14). ...