Supposta dunque com’è certa, la necessità che abbiamo di pregare per conseguire la salute, così come nella Prima Parte al Capo I. abbiamo provato; dobbiamo conseguentemente supporre anche per certo, che ognuno abbia l’aiuto Divino a potere attualmente pregare, senza bisogno d’altra grazia speciale, e colla Preghiera ad ottenere poi tutte le altre grazie necessarie per osservare perseverantemente i Precetti, e così acquistare la Vita eterna; sicché nessuno che si perde, può aver mai alcuna scusa d’essersi perduto per mancanza degli aiuti necessari a salvarsi. Siccome Iddio nell’ordine naturale ha disposto, che l’Uomo nasca nudo, e bisognoso di più cose per vivere, ma poi gli ha dato mani, e mente, con cui può vestirsi, e provvedere a tutti gli altri suoi bisogni così nell’ordine soprannaturale l’Uomo nasce impotente ad ottenere colle sue forze l’eterna salute, ma il Signore per sua bontà concede ad ognuno la grazia della Preghiera, colla quale può poi impetrare tutte l’altre grazie, che gli bisognano per osservare i Precetti, e salvarsi. Ma prima di venire a dichiarare questo punto, è opportuno premettere due Preliminari. Il Primo, che Dio vuol salvi tutti, e che perciò Gesù Cristo per tutti è morto. Il secondo, che Iddio in quanto alla parte sua dona a tutti le grazie necessarie per salvarsi, colle quali ognuno si salva, se a quelle corrisponde. Preliminare I. Dio vuol tutti salvi, e perciò Gesù Cristo è morto, per salvare tutti. Dio ama tutte le cose che ha creato: Diligis enim omnia, quae sunt, et nihil odisti eorum quae fecisti (Sap. 11. 25). L’amore non può stare ozioso: Habet omnis amor vim suam, dice sant’Agostino, nec potest vacare. Ond’è che l’amore porta seco necessariamente la benevolenza, sicché l’Amante non può lasciare di far bene alla persona amata, sempre se può: Amor, quae bona illi esse credit quem amat, ea studet efficere, scrisse Aristotele (I. Rethor.). Se dunque Dio ama tutti gli Uomini, tutti vuole per conseguenza che acquistino la salute eterna, ch’è il sommo e l’unico bene dell’Uomo, mentre questo è l’unico fine per cui gli ha creati. Habetis fructum vestrum in sanctificationem, finem vero vitam aeternam (Rom. 6. 22). Questa Dottrina che Dio voglia salvi tutti, e che per la salute di tutti sia morto Gesù Cristo, oggidì è Dottrina certa, e Cattolica della Chiesa, come dicono comunemente i Teologi, Petavio, Gonet, Gotti, ed altri con Tournely, il quale aggiunge esser Dottrina prossima alla Fede. Onde con ragione furono condannati i Predestinaziani, che fra gli altri errori, come può vedersi presso il Noris, Petavio, e più distintamente presso Tournely, dicevano, che Dio non vuole salvi tutti siccome attestò Incmaro Arcivescovo di Rems nell’Epistola a Nicola I. dicendo: Veteres Praedestinatiani dixerunt, quoniam non vult Deus omnes salvos fieri, sed tantum eos qui salvantur. Questi furono condannati prima dal Concilio di Arles nel 475 dove si disse: Anathema illi qui dixerit, quod Christus non pro omnibus mortuus sit, nec omnes homines salvos esse velit. E poi dal Concilio di Lione nel 490 dove fu costretto Lucido a ritrattare col dichiarare: Damno eum qui dicit quod Christus non mortem pro omnium salute susceperit. E così parimenti nel secolo nono Odescalco, che rinnovò lo stesso errore, fu condannato dal Concilio di Carisia, in cui nell’art. 3. fu deciso: Deus omnes homines sine exceptione vult salvos fieri, licet non omnes salventur. E nell’art. 4.: Nullus est pro quo (Christus) passus non fuerit, licet non omnes ejus mysterio redimantur. Lo stesso errore fu ultimamente condannato nelle Proposizioni 12 e 30 di Quesnellio. Nell’una dicevasi: Quando Deus vult salvare Animam, effectus indubitabilis sequitur Voluntatem Dei. Nell’altra: Omnes quos Deus vult salvare per Christum, salvantur infallibiliter. Queste proposizioni furono giustamente dannate, appunto perché significavano, che Dio non vuol salvi tutti; poiché dicendosi, che infallibilmente si salvano quelli che Dio vuol salvi, se ne deduceva che Dio non voglia salvi tutti i Fedeli, e tanto meno tutti gli Uomini. E chiaramente ciò fu anche espresso dal Concilio di Trento Sess. 6. cap. 2. dove si disse che Gesù Cristo è morto, Ut omnes adoptionem filiorum reciperent. E nel cap. 3.: Verum, etsi ille pro omnibus mortuus est, non omnes tamen mortis ejus beneficium recipiunt. Dunque suppone per certo il Concilio, che il Redentore non solo è morto per gli Eletti, ma anche per coloro che non ricevono il beneficio della Redenzione per loro colpa. Né vale a dire, che con ciò il Concilio ha voluto solamente dire, che Gesù Cristo ha dato al Mondo un prezzo sufficiente a salvare tutti; poiché in questo senso potrebbe dirsi esser morto anche per li Demoni. Oltreché qui il Tridentino ha voluto riprovare l’errore dei Novatori, i quali non negavano già che il Sangue di Gesù Cristo era sufficiente per salvare tutti, ma dicevano che infatti non era stato sparso e dato per tutti; e questo errore ha voluto condannare il Concilio, dicendo che il Salvatore per tutti è morto. Di più nel cap. 6 dice, che i peccatori si dispongono alla giustificazione colla speranza in Dio per i Meriti di Gesù Cristo: In spem eriguntur, fidentes Deum sibi propter Christum propitium fore. Ora, se Gesù Cristo non avesse applicato per tutti i Meriti della sua Passione, posto che niuno potrebbe esser certo (senza speciale rivelazione) d’esser del numero di coloro ai quali il Redentore avesse voluto applicare il frutto dei suoi Meriti, nessun peccatore potrebbe disporsi con tale speranza, non avendo certo e sicuro fondamento (necessario alla speranza) che Dio voglia salvi tutti, e voglia perdonare tutt’i peccatori disposti (a redimersi, ndR) per i Meriti di Gesù Cristo. E ciò, oltre l’errore già condannato in Baio, che diceva non esser morto Gesù Cristo che per li soli eletti, è condannato anche in Giansenio nella quinta sua Proposizione: Semipelagianum est dicere, Christum pro omnibus omnino hominibus mortuum esse, aut Sanguinem fudisse. Ed Innocenzo X nella sua Costituzione dell’anno 1653 dichiarò espressamente, che il dire non esser morto Cristo che solamente per la salute degli Eletti, è proposizione empia, ed eretica. ...

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