Ma resta qui a rispondere all’opposizione, che si fa dei Bambini che si perdono, morendo prima del Battesimo, e prima dell’uso della ragione. Se Dio vuol salvi tutti (si oppone), come mai poi questi Fanciulli periscono senza loro colpa, giacché sono essi privi d’ogni aiuto Divino a conseguire la salute eterna? Sono due le risposte, l’una più giusta dell’altra. Le restringo in breve. Per prima si risponde che Dio colla volontà antecedente vuol tutti salvi, e perciò ha dato già i mezzi universali per salvarsi tutti; questi mezzi poi alle volte non hanno il loro effetto,  o per ragione della propria volontà di coloro che non vogliono avvalersene, o per ragione che altri non possono avvalersene a riguardo delle cause seconde (come sono le morti naturali dei Bambini), il corso delle quali cause non è tenuto Iddio ad impedire, avendo il tutto disposto secondo i giusti giudizi della sua generale Providenza; tutto ciò si raccoglie da quel che dice san Tommaso. Gesù Cristo ha offerto i suoi Meriti per tutti, e per tutti ha istituito il Battesimo. L’applicazione poi di questo rimedio della salute, in quanto ai Bambini che muoiono prima che siano capaci di ragione, non viene già impedita per volontà diretta di Dio, ma per volontà meramente permissiva; poiché essendo Egli Provisore generale di tutte le cose, non deve disturbare l’ordine generale per provvedere al particolare. La seconda risposta è, che non è lo stesso il non esser beato, che il perire: mentre la Beatitudine eterna è un dono tutto gratuito, onde la privazione di quella non ha ragion di pena. Molto giusta poi è la sentenza di san  Tommaso, che i Bambini morti nella loro infanzia (prima del Battesimo, ndR) non hanno né pena di senso, né di danno: non di senso, dice il Santo Dottore, Quia poena sensus respondet conversioni ad creaturam, et in peccato originali non est conversio ad creaturam (non essendovi colpa propria), et ideo peccato originali non debetur poena sensus, poiché il peccato originale non importa atto. Oppongono a ciò i contrari la dottrina di sant’Agostino, il quale in nessun luogo dimostra sentire che i Bambini siano condannati anche alla pena di senso. Ma in altro luogo si dichiara il Santo, che in questo punto egli stava molto confuso; ecco le sue parole: Cum ad poenam ventum est Parvulorum, magnis (mihi crede) angustiis arctor, nec quidquid respondendum penitus invenio. Ed in altro luogo scrive, ben potersi dire che tali Bambini non ricevano né premio né pena: Non essim timendum est, ne non potuerit esse sententia media inter praemium et supplicium cum sit vita media inter peccatum et recte factum. E ciò assertivamente poi lo scrisse san Gregorio Nazianzeno: Parvuli nec caelesti Gloria, nec suppliciis a justo Judice afficientur. E della stessa sentenza fu san Gregorio Nisseno: Immatura mors Infantium demonstrat neque in doloribus et maestitia futuros eos, qui sic vivere desierunt. In quanto poi alla pena di danno, quantunque i Bambini sieno esclusi dalla Gloria, nulladimeno insegna il Maestro Angelico, il quale su questo punto ha meglio riflettuto, che nessuno si affligge della privazione di quel bene di cui non è capace; onde siccome nessun Uomo Si duole di non poter volare, o di non essere Imperatore essendo persona privata, così i Bambini non si affliggono d’esser privati della Gloria di cui non sono stati mai capaci, giacché non potevano pretenderla né per i principi della Natura, né per li propri meriti. Aggiunge san Tommaso in altro luogo un’altra ragione di ciò, dicendo che la cognizione sovrannaturale della Gloria si ha solamente per mezzo della Fede attuale, la quale sopravanza ogni naturale cognizione; ond’è poi, che i Bambini non possono aver pena della privazione della Gloria, dato che di quella non hanno mai avuta alcuna cognizione sovrannaturale. Inoltre dice nel luogo prima citato, che tali Bambini, non solo non si doleranno d’essere privi della Beatitudine eterna, ma di più che godranno dei loro beni naturali, e godranno in qualche modo anche di Dio, per ciò ch’importa la naturale cognizione, e l’amor naturale: Immo magis gaudebunt de hoc quod participabunt multum de Divina Bonitate, et perfectionibus naturalibus. Ed appresso soggiunge, che benché tali Bambini siano separati da Dio per l’unione della Gloria, non però illi conjunguntur per participationem naturalium bonorum, et ita etiam de Ipso gaudere poterunt naturali cognitione, et dilectione. ...

liguorinov1bn