Maria dall’ebr. Marjam di dubbia etimologia, probabilmente = signora, eccelsa. La scarsità dei testi profetici e delle notizie storiche di fonte evangelica sulla Madre di Gesù sconcertano soltanto un lettore superficiale e curioso; in realtà noi disponiamo di tutti gli elementi essenziali per un giudizio completo sulla personalità, la grandezza e la missione di Maria. Ella è in primo piano nel disegno divino di salvezza come viene delineato nell’Antico Testamento e compiuto nel Nuovo. Nella tragedia del primo peccato, in contrapposto con Eva, la Madre del Messia è a Lui affiancata nella vittoria definitiva su Satana (V. Protoevangelo) e la sua presenza è viva nei successivi secoli dell’aspettazione. Nel 734 a. C. il singolare annunzio di Isaia (7, 34; cfr. Mt. 1, 22) la rivela Madre-Vergine dell’Emmanuele (v. Verginità di Maria) e il contemporaneo Michea (5, 1-2) la mostra «partoriente» a Betlemme. Nella storia evangelica, Maria domina i racconti dell’infanzia di Gesù che, nella redazione di Luca, risalgono, come riconoscono anche critici non cattolici, alla sua testimonianza. La menzione del nome, della discendenza davidica (Lc. 1, 26-27; cfr. vv. 32, 69), la sua condizione di sposa promessa nell’imminenza di concludere il matrimonio col davidita Giuseppe, incorniciano il racconto dell’annunzio della maternità divina che è la chiave per la comprensione perfetta della psicologia e della personalità di Maria. Consapevole della gravità della proposta dell’Angelo, essa l’accetta non senza aver chiesto chiarimenti sulle circostanze dell’evento (Lc. 1, 26-38), mentre il tumulto di pensieri e di sentimenti che le si agitano in cuore straripa nel cantico Magnificat che dimostra fino a qual punto Maria avesse familiari i testi sacri e quanto la sua attesa messianica sia in perfetta armonia con la più autentica tradizione profetica (Lc. 1, 39-56). Da allora Maria appare strumento di grazie elette. Alla sua voce, nel seno di Elisabetta, il Precursore avverte la presenza del Signore. L’intima tragedia di Giuseppe messo di fronte alla misteriosa maternità della sua sposa si risolve nella rivelazione dei grandi misteri compiutisi in lei (Mt. 1, 18-24). Il racconto della nascita di Gesù la pone in significativa evidenza (Lc. 2, 16), mentre i Magi, primizia del paganesimo intorno alla culla del Messia, trovano Gesù nelle sue braccia (Mt. 2, 11). Gli agitati eventi seguiti alla gioia di Betlemme segnano per Maria una via di persecuzione e di dolore, che le viene rivelata con esplicite parole come la sorte che l’attende durante tutta la vita di Gesù dalle profetiche parole del vecchio Simeone (Lc. 2, 22-38). La lunga parentesi della tranquilla vita di Nazaret è interrotta dall’episodio dello smarrimento di Gesù nel Tempio, in occasione del quale ci si manifesta la delicatezza del cuore materno di Maria in ansia mortale per il suo bambino e la fede con la quale essa accoglie le misteriose parole di Gesù che afferma la indipendenza della sua missione da ogni legame umano (Lc. 2, 41-52). Maria aspetta il giorno della separazione per altri venti anni, ed i trenta complessivi vissuti nella intimità col suo Figlio, ch’ella sa Figlio di Dio, in una vita affatto normale, senza che nessuna manifestazione straordinaria riveli ai suoi ed agli occhi dei nazaretani (cfr. Mt. 13, 55; Mc. 6, 3) la natura e la potenza divina di Gesù, sono l’esatta misura della profondità della sua fede e della sua virtù. Maria può considerarsi materialmente assente durante il ministero pubblico di Gesù, ma, a Cana di Galilea, il primo miracolo del Cristo è una eccezione concessa per l’intercessione di sua Madre che dimostra di conoscere il cuore del Figlio e di avere la certezza di poter contare sulla sua onnipotenza. La discrezione e la decisione con la quale Maria interviene presso il suo Figlio fanno riscontro al rispetto col quale Gesù l’ha trattata di fronte agli uomini usando, nel rivolgerle la parola, il solenne appellativo «Donna» (Giov. 2, 1-11; cfr. 10, 26). Due volte la Madre di Gesù incontra suo Figlio sulle vie dell’apostolato (Giov. 2, 12; Mt. 12, 46 e parall.) ma la sua presenza non ha particolare rilievo. Due volte Gesù parla di sua Madre (Mt. 12, 49-50 e parall. e Lc. 11, 27) e le sue parole sono qualificate «dure», ma, in effetti sono il migliore elogio di lei. Gesù dice: «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è... mia madre», e, in risposta alla donna che aveva esaltato la Madre del grande Maestro chiamandola «beata» afferma: «Meglio ancora: beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». In tutti e due i casi, lungi dall’escludere Maria dall’elogio, Gesù la indica come perfetto modello; gli uomini devono sapere che Maria non solo fu grande perché Madre di Gesù, ma perché a questo gratuito privilegio di Dio corrispose con tutta la sua capacità di amore, di obbedienza, di sacrificio. Maria ricompare durante la passione di Gesù, Madre dolente sotto la croce del Figlio che le affida l’apostolo prediletto (Giov. 19, 25-27) in segno ed in pegno di una più vasta maternità. Lo storico della Chiesa primitiva presenta Maria a capo dei discepoli radunati nell’attesa dello Spirito Santo (Atti 1, 14), Madre e Maestra della Chiesa. In un’assoluta normalità di vita esteriore Maria seppe chiudere in cuore i più alti misteri di Dio. All’epoca dell’annunzio aveva forse poco più di quindici anni e non sappiamo quanti ne contasse al tempo del suo glorioso transito, ma certo è poco parlare di una vita piena.

 Dizionario di teologia dommatica.