Il peccatore in punto di morte dispera. La sua morte è pessima. Leggiamo che: «Nel giorno della morte, tutti i pensieri (le buone volontà) del peccatore svaniranno» (Psalm. CXL V, 3). «E la loro speranza va in fumo» (Sap. III, 11): «perché la piaga del peccatore è senza rimedio» (Mich. I, 9). Quanti vi sono che nell’ultima loro ora imitano Caino e gridano: «Ahi! troppo enorme è la nostra iniquità, perché possiamo sperare perdono» (Gen. IV, 13). Invece di gettarsi nelle braccia della misericordia divina, essi non vedono che la sua giustizia (...). Invece di considerare i meriti del sangue di Gesù Cristo, non vedono più che i molti ed enormi delitti di cui si resero colpevoli (...). «La morte del peccatore è pessima» (Psalm. XXXIII, 21), dice il Salmista: «Morte orribile è la morte del peccatore, dice l’Ecclesiastico, e meno tristo di lei è l’inferno» (XXVIII, 25). Pessima e terribile è la morte del peccatore, perché abbandonato da Dio, dagli angeli, dagli uomini, condannato dalla sua ragione e dalla sua coscienza, egli si sente opprimere sotto il peso dei suoi misfatti e cade in preda al dolore, alla disperazione e ai demoni. Orrenda è la sua morte, perché egli vede già, per così dire, le fiamme dell’inferno investirlo e consumarlo (...). Alla morte, scrive il grande Apostolo, i peccatori soffriranno le pene dell’eterna dannazione (II Thess. I, 9). In quel punto comincerà ad avverarsi la parola del Salmista: «Il Signore renderà agli empi le loro iniquità, e li perderà nella loro malizia» (Psalm. XCIII, 23).

I Tesori di Cornelio Alapide.