La Sacra Scrittura ci narra che Dio percosse l’empio Antioco di una piaga invisibile ed incurabile; dolori atroci e spasimi crudeli ne laceravano le viscere; dal suo corpo scaturivano vermi, le sue carni cadevano corrotte a brandelli, ed egli viveva in mezzo a tanti dolori; e il puzzo che da tanta corruzione si levava era tale, che il suo esercito non poteva sopportarlo (II Machab. IX, 5, 9). Così moriva Antioco maledetto, da Dio e dagli uomini. E di morte consimile finiva Erode Ascalonita, l’uccisore degli innocenti, il persecutore di Gesù Cristo; né altra sorte toccò al nipote suo Erode Agrippa. Considerate quale morte incontrarono l’ostinato Faraone e l’empio Baldassarre, e il traditore Giuda (...). Nerone, ridotto a doversi uccidere di proprio pugno, non poté riuscirvi se non con l’aiuto di Epafrodito (Tiberio Claudio, ndR), suo famigliare (...). Domiziano fu ucciso da un suo liberto (...). Settimio Severo morì di disgusto, lasciando un figlio che aveva attentato alla sua vita e che uccise poi il proprio fratello. Tutta la sua famiglia perì miseramente (...). Massimiano cadde trucidato dai propri soldati (...). Decio rimase sepolto in una palude (...). Gallo fu ucciso un anno dopo che aveva ordinato la persecuzione (...). Valeriano ed Aureliano finirono di morte violenta (...). Caro, che si faceva chiamare dio, cadde incenerito dal fulmine. Numeriano suo figlio fu scannato dal (suocero) Apro; un altro figlio di Caro, da Diocleziano; Diocleziano terminò col veleno una vita divenutagli pesante e odiosa, una vita macchiata di orribili delitti (...). Massimiano Erculeo fu costretto a strangolarsi con le proprie mani (...). Galerio vide, come Antioco, la sua carne cadergli a brani, rosa (mangiata, ndR) dai vermi (...). Massimino Daia lasciò la vita tra spasimi atroci (...). Massenzio, sconfitto da Costantino, cadde nel Tevere e vi affogò (...). Licinio fu messo a morte (...). Tutti sanno come finì Giuliano l’Apostata (...). Quasi tutti gli eresiarchi finirono malamente e di morte inaspettata. Manete ebbe strappate le viscere dal corpo, per ordine del re di Persia (...). Montano s’impiccò (...). Alcuni Donatisti, avendo gettato la santa Eucaristia ai cani, furono immediatamente sbranati da quegli animali divenuti arrabbiati (...). Ario lasciò l’anima insieme con gl’intestini (...). Priscilliano fu decapitato per ordine del tiranno Massimo (...). Leone l’armeno, iconoclasta, fu assassinato in chiesa (...). Eraclio, fautore del monotelismo, fu colto da morte subitanea e spaventosa (...). Valente, ariano, fu vinto dai Goti e bruciato (...). Anastasio, partigiano di Eutiche, perì colpito dal fulmine. I vermi rosero la lingua del bestemmiatore Nestorio (...). Lutero morì soffocato nel suo letto, dopo una lauta cena, ed uno storico contemporaneo racconta che una frotta di diavoli, sotto sembianza di corvi, volarono attorno al suo corpo orribilmente gracchiando, e l’accompagnarono fino alla tomba (...). Zuinglio lasciò la vita in una battaglia. Calvino, divorato dai vermi, spirò bestemmiando (...). Enrico VIII, re d’Inghilterra, morì da disperato (...). Questi ed altri casi della morte spaventosa dei grandi peccatori stanno registrati nella Storia Ecclesiastica; del resto la propria esperienza può avere insegnato a ciascuno quanto riesca disgraziata in generale la morte dei malvagi induriti nel male.

I Tesori di Cornelio Alapide.