Come l’accidioso è punito (parte 2) - L’ozioso imita ancora le vergini stolte di cui è parola nel Vangelo, e ne incontrerà la medesima sorte. Dieci verginelle, disse Gesù Cristo, prese le loro lucerne, si mossero di casa per fare il ricevimento solenne allo sposo ed alla sposa. Cinque d’esse erano dissennate e cinque savie; quelle non badarono che le lampade loro erano sfornite d’olio e non se ne provvidero, queste si portarono le lampade ben fornite e l’olio per rifornirle. Ora indugiando lo sposo a venire, tutte sonnecchiarono, poi s’addormentarono. Ma ecco in su la mezzanotte levarsi un rumore ed una voce gridare: Lo sposo s’avanza, andategli a fare ricevimento. A quel grido tutte quelle vergini si scossero e presero le loro lampade. E allora la stolte volgendosi alle prudenti, raccomandandosi dissero: Deh! Prestateci un po’ dell’olio vostro, chè le lampade nostre si spengono. E le savie a loro: Perché non succeda che la provvigione nostra non basti né a voi, né a noi, volendola dimezzare, andate piuttosto dal venditore d’olio e comperatevene. Or, mentre s’affrettavano a andare, lo sposo arriva, e le savie che erano pronte, entrarono seco lui nella sala da nozze, e furono chiuse le porte. Finalmente giunsero ansanti anche le altre vergini e trovando chiusa la porta, dicevano piagnucolando: Signore, signore, apriteci; ma egli: Andatevene, io non vi conosco, né so chi siate (Ib. XXV,1-12). Le vergini savie e accorte, che si tennero pronte ed entrarono collo sposo nella camera del festino, sono gli uomini vigilanti e laboriosi. Le stolte e sconsigliate raffigurano gli accidiosi che dormono senza aver goccia dell’olio della fede e delle buone opere, e che per conseguenza non sono ammessi nel Cielo al banchetto dello sposo. La porta sarà loro chiusa in faccia, ed avranno, ad imitazione delle vergini stolte, un bel gridare al punto di morte: Signore, Signore, per carità apriteci; chè il sovrano giudice, il quale rimerita ciascuno a misura delle opere, risponderà loro: Andatevene, che io non vi conosco... «No, dice san Bernardo, il regno di Dio non si dà agli oziosi - Regnum Dei non dabitur otiosi». Essi appartengono a quella torma di feriti dalla morte, dei quali scrive il Salmista, che dormono nel sepolcro, dimenticati da Dio e da Lui cancellati dal libro della vita - Sicut vulnerati dormientes in sepulcris, quorum non es memor amplius; et ipsi de manu tua repulsi sunt (Psalm. LXXXVII,5). Se i ricchi della terra disprezzano i servi pigri e indolenti, non pagano loro il salario e li rimandano via giustamente, vorreste voi che Dio ricompensasse l’uomo che lo serve con negligenza? Come anzi non lo punirà severamente?... «Guai a voi, grida il profeta Michea, che vi perdete in pensieri e disegni inutili» - Vae qui cogitatis inutile! (Mich. II,1). Vedete, soggiunge S. Ambrogio, l’ozioso Esaù; egli perdette la benedizione annessa al diritto di primogenitura - Otiosus Esau amisit primatus benedictionem (Serm. XI, in Psalm. CXVIII). «Non illudetevi, scriveva il grande Apostolo ai Galati, Iddio non si schernisce; l’uomo raccoglierà quello che avrà seminato » - Nolite errare, Deus non irridetur. Quae enim seminaverit homo, haec et metet (Galat. VI,7-8); ed agli Ebrei ricordava che la terra, la quale beve la pioggia che l’innaffia e produce erbe utili a chi la coltiva, riceve la benedizione di Dio; ma quella che germina spine e bronchi, è dispregiata, maledetta e finalmente messa a fuoco (Hebr. VI,7-8). Il buon terreno è simbolo dell’uomo laborioso; il terreno selvaggio, maledetto e corso dal fuoco rappresenta l’uomo codardo, indolente, infingardo, accidioso ...

L’Accidia, parte 6. Da I tesori di Cornelio ALapide, Commentari dell’ab. Barbier. SS n° 11, p. 8