Lasciando da parte, per un istante, le immagini e venendo al dogma, noi lo possiamo enunciare così: Nel Verbo incarnato, Gesù Cristo, noi abbiamo due nature - la natura divina e l’umana - ed un’unica persona: la persona divina. Che in Gesù vi debbano essere due nature è chiaro. La natura, come dicemmo, è ciò per cui una cosa è quello che è, ciò per cui Dio è Dio, l’uomo è uomo, un fiore è un fiore. Perciò, essendo vero Dio, Gesù Cristo deve avere la natura divina; essendo vero uomo, deve avere la natura umana. Se in Gesù Cristo, poi, vi fossero due persone, noi avremmo non uno, ma due esseri; da un lato Dio - la Persona Divina; dall’altro l’uomo - la persona umana; ossia non avremmo più l’uomo-Dio. - Tutto questo è di una evidenza somma. Il mistero consiste in ciò: come Dio ha assunto l’umanità, in modo che nell’unità della persona vi fossero le due nature? Il genio di san Tommaso, col trattato accennato (S. Th.), ha voluto proiettare un fascio di luce nelle tenebre sacre, che la mente umana adora riverente, in attesa delle rivelazioni celesti della beatifica visione. Dio - dice l’Angelico Dottore - è l’Essere per eccellenza. «Io sono Colui che sono», ossia: Io sono l’Essere stesso, disse Dio a Mosè. In altre parole: quale è la natura di Dio? È l’Essere perfetto. In Dio, dunque, non si distingue realmente l’essere dalla natura divina. Nelle creature, e quindi anche nell’uomo, la cosa è diversa: la nostra natura umana non è lo stesso Essere per essenza; in noi altro è la natura, altro è l’atto di esistenza personale. Il nostro essere è limitato, imperfetto, creato, e si distingue realmente dalla nostra natura. Orbene, in Gesù Cristo, secondo la teologia tomistica, noi abbiamo che l’essere divino, ossia il divin Verbo, fa sussistere la natura umana, senza bisogno che questa abbia il suo atto d’esistenza creata. L’Essere del Verbo che fa sussistere la natura umana, ecco Gesù Cristo, nel quale, perciò, vi sono due nature (l’umana e la divina; quest’ultima si identifica con l’Essere divino) ed un’unica Persona, la Persona divina, in quanto abbiamo un unico Essere (non due esseri, l’essere creato e l’Essere increato, ma solo l’Essere increato) ed in quanto quest’unico essere sostiene la natura umana, senza che per questo si muti in se stesso, in quanto fa terminare a sé la natura umana, come non si modifica il sole per il fatto che il raggio fa sbocciare il fiore, a cui dà vita e colori. Ma noi non dobbiamo addentrarci in queste alte disquisizioni, da non confondersi col dogma. Il dogma ci accerta che Gesù è veramente uomo e veramente Dio e che l’uomo-Dio è un’unica Persona, la Persona divina. Il modo di illustrare l’enunciazione dogmatica è il campo della teologia e ad essa deve ricorrere chi non vuol appagarsi delle nozioni elementari di questo volumetto. Piuttosto, gioverà subito rilevare come, per la duplice natura, Gesù Cristo può chiamarsi con verità «figlio dell’uomo» ed anche «figlio di Dio»; e come, per l’unità di persona, le azioni umane di Gesù Cristo hanno una dignità ed un valore divino, perché sono le azioni della Persona divina. Questo è il punto essenziale da notare: le nostre azioni hanno un valore umano, limitato, finito; quelle dell’Uomo-Dio, al contrario, hanno un valore infinito. L’importanza di un atto dipende dalla dignità della persona che lo compie: un sì, sulle labbra d’un re, può significare la salvezza d’un condannato a morte; sulle mie labbra, può risuonare impotente. E non si intenderà mai nulla di Gesù Cristo, sin quando non saremo profondamente, intimamente, intensamente coscienti di questa verità: ogni piccolo gesto, ogni pensiero, ogni parola, ogni aspirazione, ogni minima sofferenza, ogni preghiera, insomma ogni fiore che spunta sulla sua umana natura, ha un valore infinito, a ragione della sussistenza divina del Verbo. Avviciniamoci, dunque, con affetto al «dolce ed amoroso Verbo, Figliuolo di Dio», al bello fra i figli degli uomini, al Salvatore nostro benedetto che ha liberato la povera umanità, all’Agnello soave ed immacolato che nei secoli ha fatto palpitare i cuori più buoni, ha rapito le anime più nobili, ha purificato, vivificato e divinizzato l’umana coscienza. Avviciniamoci con santa Margherita Maria al suo Cuore, perché nessuno, meglio del suo Cuore, potrebbe manifestarci cos’è l’Incarnazione e la Redenzione.

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