Leggiamo nel «De musica» di sant’Agostino che ogni uomo è simile alle sillabe di un poema, ciascuna delle quali sente il proprio suono, ma non riesce a percepire la melodia che contribuisce a formare. È vero. Nessuno di noi, quantunque ponga la sua sillaba, non comprenderà mai tutta la bellezza del poema d’affetto, che i secoli cantano a Maria. Sulle montagne di Ebron la «bianca fanciulla di Jesse, tutta avvolta di faville d’oro» aveva lanciato al futuro una profezia: «Tutte le genti mi chiameranno beata». Poteva sembrare ridicola o folle una tale parola sulle labbra d’un’oscura giovanetta. Eppure «noi serbati all’amor, nati alla scuola - delle celesti cose», ben sappiamo che a quella voce «obbediente l’avenir rispose». Dai dipinti delle oscure catacombe alle guglie del Duomo di Milano, da Dante a Manzoni, dalle dolci immagini di Giotto e dell’Angelico ai quadri di Raffaello; dallo Stabat Mater del Pergolesi e del Rossini all’Ave Maria del Gounod, l’arte, le lettere, la musica salutano Maria. Heine stesso la chiama «il più bel fiore della poesia»; Byron si commuove nell’ora melanconica del tramonto, quando nella pineta di Ravenna ode la campana del vicino monastero; [...]. E mentre la Chiesa ricorda le vittorie di Lepanto e di Vienna, ogni credente imita Cristoforo Colombo. Questi, muovendo alla scoperta dell’America, battezzava la più grande delle sue caravelle col nome di Maria; noi consacriamo a Lei la piccola nave del nostro cuore. Per dire chi è Maria, occorre studiarla mediante l’idea principale che sta alla base di questo «Sillabario del Cristianesimo», vale a dire dal punto di vista dell’unione soprannaturale con Dio. Nessuna creatura umana fu più di Lei unita a Dio mediante la grazia di Gesù Cristo. Non miracoli o manifestazioni rumorose noi troviamo nella Madonna; ma tutta la sua grandezza ed i suoi privilegi, fonti della sua gloria, si riducono a quell’unione. Ella è l’Immacolata, e, come tutti sanno, l’immacolato concepimento non è altro se non l’esclusione della colpa originale, ossia il fatto che mai l’anima di Maria fu priva della grazia e dell’unione con Dio; Ella è la Vergine e della verginità ci offre il vero e profondo significato, la dedizione completa della creatura al Creatore e la sua unione con Lui; Ella è la Madre, che mediante l’unione con Dio nell’Incarnazione, unisce gli uomini tutti, - tutti i suoi figli - al Padre. E se anche dovessimo dare uno sguardo alla corredentrice, altro non coglieremmo se non l’unione di Maria con Gesù nei suoi misteri; l’Assunzione non è altro se non l’unione perfetta con Dio in cielo; il culto per la Vergine nei secoli ha per oggetto e per finalità l’unione con Dio e la grazia. Insomma, in questa musica una sola nota, divinamente bella, squilla ed echeggia; e senza le nozioni sul soprannaturale, date nei capitoli precedenti, sarebbe vano voler, sia pur pallidamente, comprendere Colei che santa Gertrude invocava così: «O giglio bianco della Trinità splendente!».

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