Il dogma cristiano ci insegna che Maria è: - L’Immacolata, la tutta bella e senza macchia, il cui vestito è candido come la neve ed il cui volto risplende come il sole. Molti - ignorantissimi di religione - confondono il dogma dell’Immacolato Concepimento con l’altro della Verginità. Non sanno che mentre tutti i figli di Adamo nascono col peccato d’origine, sola fra tutte le creature Maria fu concepita nella grazia santificante e senza la colpa originale. Era conveniente di fronte al demonio che Colei, che doveva schiacciargli la testa, non fosse mai stata sotto il suo dominio, ma che sempre fosse regnata fra lui e questa Donna «un’inimicizia» assoluta e piena. Era giusto di fronte a Gesù, al Redentore, al purissimo Uomo-Dio apportatore della grazia al mondo, che la Madre sua non fosse mai stata profanata dal peccato. Era significativo di fronte a noi che l’ondata di fango, che tutti travolge, rispettasse Maria, la Madre nostra, fulgida - nella sua illibata purezza - come un programma, un esemplare, un monito. Ruberò un bel pensiero al Card. Maffi. «Le descrizioni della eclisse passata sulle pianure lombarde nel 1842 notano che nessuna creatura, dal filo d’erba, all’uomo, nessuno ha saputo sottrarsi a un brivido di spavento in quella fitta ed improvvisa oscurità. Ebbene? A Milano notte profonda; ma chi ha sollevato lo sguardo, ha contemplato, in fondo all’orizzonte delle Alpi, la cima del Monte Rosa ancora indorata dal sole. Notte in pianura; luce lassù. Quelle cime quanto parlano di Maria! Mentre si agita ed intristisce la terra, Maria è sicura; e mentre è notte nella pianura, è sole sul monte, e su quelle cime predilette dal Signore il sole della grazia non si è oscurato giammai». - La Vergine bella, di sol vestita, coronata di stelle, - come canta il Petrarca. Perché solo una Vergine doveva dare al mondo Gesù? La ragione è chiara: la verginità non è solo un fatto materiale, ma ha un significato morale di altissimo valore. Essere vergine vuol dire non avere una fibra del proprio cuore, che non vibri e non abbia vibrato solo ed esclusivamente per Dio. È forse concepibile che la Madre di Dio non sia stata sempre vergine? Alla luce che si diffonde dalla Vergine Maria, noi salutiamo il crescere ed il moltiplicarsi dei gigli del mondo. Il paganesimo era caduto nei vizi più bassi; Cristo, come affermazione più eloquente dell’unione dell’uomo con Dio, suscita le anime verginali, - come scriveva san Gerolamo nella «Lettera ad Eustochio» - perché Egli, che dagli Angeli è adorato in cielo, potesse avere altri angeli che lo adorassero in terra. Ben presto la verginità si diffuse nel mondo; la penna dei Padri e la loro voce ne esaltò la bellezza; ed una pagina immortale di sant’Ambrogio descrisse una notte di Natale, quando nella basilica romana di santa Maria Maggiore, dinanzi a Papa Liberio, sua sorella Marcellina si consacrava al Signore. Anche oggi, dopo tanti secoli, la scena si rinnova e «la stessa mano - scrive il Montalembert chiudendo l’ultimo volume dei suoi «Monaci d’occidente» e ricordando una sua figlia fattasi Suora - ancora viene a rapire dai nostri focolari ed a strappare dai nostri cuori desolati le nostre figliuole, le nostre sorelle. Ogni giorno, migliaia di creature carissime escono da castelli e da capanne, da palazzi e da botteghe, per consacrare a Dio il cuore, l’anima, il corpo verginale, gli affetti, la vita [L’autore, mons. Olgiati, scrive nel 1942, ben prima che lo “spirito del vaticanosecondo” restituisse il mondo all’impudicizia e ad ogni disonestà, soprattutto all’odio della verginità, ndR]. Ogni giorno, fanciulle di grandi casati e di gran cuore, ed altre di cuore assai più grande delle loro fortune, si votano nel mattino della vita ad uno Sposo immortale. Questo spettacolo giornaliero, noi stessi che ne parliamo, l’abbiamo veduto e sofferto. Ciò che ci era apparso soltanto nella distesa dei tempi e sui libri, è avvenuto veramente un giorno sotto i nostri occhi lacrimanti di paterna angoscia. Ma chi è dunque questo invitto amante., morto su d’un patibolo tanti secoli fa, che attira a sé la gioventù, la bellezza, l’amore? Che si mostra alle anime con uno splendore ed un allettamento al quale non possono resistere, e che le assale subitamente e ne fa sua preda? Che si piglia ancor viva la carne della nostra carne e s’abbevera nel nostro sangue più puro? Chi è egli? È un uomo? No, è un Dio. E l’amore di quelle anime è la risposta che esse danno all’amore d’un Dio», che aveva un giorno voluto un vergine per Precursore, un vergine per Padre putativo, un vergine per Apostolo prediletto, i puri di cuore per i suoi più intimi amici, una Vergine per Madre sua. - La Madre, la «beata e dolce Madre, per dirla con Santa Caterina da Siena nelle sue Lettere, che ci ha dato il fiore del dolce Gesù». Non si può neppure pensare una creatura più unita a Dio, della Donna che fu il «paradiso dell’Incarnazione» e che nello slancio dell’amore riconoscente innalzò il Magnificat. Lo Spirito Santo discese in Lei ed essa divenne il tempio del Dio vivente, dando la natura umana al Figlio eterno di Dio e suo vero figlio. Si era preparata per Dio; visse, pregò, lavorò, soffrì per Dio; la sua esistenza fu associata a tutti i misteri della redenzione e della grazia, ai gaudii, agli strazi, alle vittorie di Gesù. E siccome per la grazia Gesù è nostro fratello e noi costituiamo - come vedremo - un unico Corpo mistico con Lui, la Madre di Gesù è anche la Madre nostra, secondo l’espressione del divino Morente dall’alto della Croce. Giustamente - come osservava la Vergine stessa a santa Gertrude - il Vangelo chiama Gesù il primogenito di Maria e non il figlio unico, poiché dopo Gesù, suo dolcissimo Figlio, o più veramente in Lui e per Lui, Ella ci ha generati tutti nelle viscere della sua carità e noi siamo divenuti suoi figli e fratelli di Gesù Cristo. È evidente che tutta questa grandezza di Maria dipende da Gesù Cristo e dalla grazia, che in previsione dei meriti del Redentore ed, in seguito alla Passione, in applicazione di essi, furono donati alla Madonna. Cosicché, onorare Maria equivale in ultima analisi ad onorare Gesù. Se questo si può ripetere di tutti i Santi, ed è anzi la ragione del culto che ai Santi noi indirizziamo, lo si deve affermare in modo speciale della Vergine Madre, figlia del suo Figlio, «umile ed alta più che creatura, - termine fisso d’eterno consiglio». Ed è sempre dalla sua più intima unione soprannaturale con Cristo, che proviene l’efficacia di quella intercessione materna presso Dio, che faceva esclamare Dante nostro: «Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disianza vuol volar senz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al domandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate». Partecipando maggiormente alla grazia divina, Maria ne condivide l’amore, la pietà e la potenza.

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