Ad ogni corpo vivente è necessario non soltanto un capo, ma un’anima vivificatrice. Orbene, nell’organismo della Chiesa, se il capo è la persona adorabile di Gesù Cristo, l’anima è lo Spirito Santo. «Non solo - dice il Prat, riassumendo il pensiero paolino con le stesse parole dell’Epistola a quelli di Efeso - lo Spirito Santo abita nella Chiesa ed in ciascuno dei giusti come in un suo tempio, ma vi sta come un principio di coesione, di movimento e di vita. Egli non agisce in noi come se fosse fuori di noi; ma si unisce così intimamente alla nostra attività interiore, che la nostra azione è sua, e la sua azione è nostra; così noi viviamo per mezzo di Lui, e siamo mossi da Lui. È infatti Lui, che facendo salire dal nostro cuore alle nostre labbra il nome di Padre, attesta che noi siamo figli di Dio. Come la forma specifica l’essere, la presenza dello Spirito vivificatore in noi ci conferisce la nostra dignità soprannaturale, la filiazione adottiva. Poiché lo Spirito Santo è lo Spirito del Signore, per mezzo di lui noi diventiamo conformi all’immagine del Figlio di Dio, perché colui che aderisce al Signore è un medesimo Spirito con Lui, in quanto si trova avvolto nella medesima atmosfera di vita divina. Perciò san Paolo, ogni volta che parla della nostra trasformazione soprannaturale, ha cura di farvi intervenire lo Spirito Santo... Il battesimo e la confermazione ci incorporano al Cristo mistico, mediante un influsso dello Spirito Santo, che ci mette in comunicazione vitale col capo ed in relazione organica tra noi, doppio rapporto che Paolo, con parola molto indovinata, chiama la comunione dello Spirito». [Il “carismatismo” o “rinnovamento”, o piuttosto il “pentecostismo”, attenta anche a questi princìpi fondamentali ed elementari, ndR].

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