Il dogma della Comunione dei Santi è un risultato della concezione della Chiesa, che con san Paolo abbiamo descritto. Se la Chiesa è un organismo, ne consegue che le membra subiscono l’influenza le une delle altre, cosicché il bene operato da uno ridonda a vantaggio - non solo suo - ma dell’organismo intero, o meglio, di tutti i membri vivi. Chi appartiene alla Chiesa, gode di questa comunione o partecipazione dei beni spirituali, che in essa vi sono e fioriscono. I meriti infiniti di Gesù Cristo, i meriti preziosi della Vergine e dei Santi, tutte le opere buone compiute dai vari fedeli - Sacramenti ricevuti, preghiere recitate, mortificazioni, atti di virtù, elemosine, sacrifici e via dicendo ... - divengono vantaggio comune a tutti i membri in grazia, viventi cioè della vita soprannaturale. «In tal modo - dice san Paolo - cresciamo in tutto in Colui che è il capo, il Cristo; per mezzo di Lui, tutto il corpo, bene ordinato e unito insieme, con l’aiuto vicendevole delle membra che operano ciascuna secondo la sua misura, cresce e si edifica nella carità». Meravigliosa società, questa, che non tratta gli uomini come atomi separati ed agitati dal vento, ma tutti raduna come fratelli in un’unica famiglia, in un solo organismo, «il cui capo è Cristo», il Quale ci unisce al Padre, mediante la grazia ed il soffio vivificatore dello Spirito Santo. Di qui la necessità di capire la Trinità per spiegare la Chiesa, e di considerare quest’ultima in rapporto all’ordine soprannaturale, alla nostra figliolanza adottiva, alla nostra redenzione, alla nostra unione col Figlio di Dio.

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