Si dirà: ma per ottenere questa grazia, significata e prodotta dai Sacramenti, non occorrono forse alcune condizioni nel soggetto che riceve il Sacramento e nel ministro che lo conferisce? Senza dubbio; ma bisogna fare una distinzione. Non si deve cioè confondere la condizione con la causa. Portiamo un esempio. Ho una camera chiusa ed oscura. È giorno. Fuori di là brilla fulgido il sole; dentro non v’è che tenebre. Io pratico allora nell’imposta un forellino e subito penetra un raggio vivido di luce. Tutti, in questo caso, mi ammetteranno che il forellino è la condizione necessaria perché entri il sole; ma nessuno, a meno di esser pazzo, mi sosterrà che il forellino è la causa della luce! Con miliardi di forellini, se non esistesse il sole, non illuminerei la stanza! Applichiamo il paragone al Sole di Dio, che, mediante i Sacramenti, entra nelle oscurità della nostra povera natura umana, per ravvivarla con la luce della divinizzazione soprannaturale. Il soggetto ed il ministro sono simili a quel forellino; essi possono impedire la venuta nell’anima del sole della grazia; per riceverla e per darla, debbono avere certe condizioni; ma non sono essi la causa della luce; non vi sarebbe proporzione tra il loro atto umano e l’effetto soprannaturale. Il soggetto deve avere le dovute disposizioni, - disposizioni diverse, secondo che si tratta dei Sacramenti dei vivi o dei Sacramenti dei morti. Così, ad esempio, chi si accosta alla Comunione, deve essere in grazia di Dio e, se avesse commesso un peccato mortale, non basta che faccia un atto di contrizione o di dolore perfetto, ma deve premettere la confessione (essendoci ovviamente il confessore, ndR). Ancora: se, per citare un’ipotesi tutt’altro che strana, qualcuno va a confessarsi senza il dolore dei suoi peccati, ossia con la volontà di continuare nel peccato e di rimanere nemico di Dio, è impossibile che ottenga il perdono e la grazia, in quanto pone un ostacolo. E così pure, alla diversità di disposizioni in chi si accosta alla Comunione, risponde una diversità nella grazia conferita. Quanto, poi, al (valido, ndR) ministro, egli deve avere l’intenzione di conferire un Sacramento, come fa la Chiesa, e non già - ad esempio - di giocare o di imitare per un altro motivo qualsiasi il gesto sacramentale. Tutto ciò è innegabile; ma chi non vede come le disposizioni del soggetto e l’intenzione del ministro sono semplici condizioni e non cause della grazia? (Della validità dei Sacramenti ne abbiamo già parlato brevemente altrove. Sul nostro sito abbiamo pubblicato il Comunicato tratto dal numero 14 di Sursum Corda®, ndR)

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