La coscienza pure manifesta Dio. - Noi sentiamo una legge che c’impone di fare il bene e di fuggire il male, e quando noi facciamo una cosa cattiva, ne proviamo vergogna, ne sentiamo rimorso; è una condanna intima che proviene dall’anima nostra, cioè dalla nostra coscienza. Ciò avviene perché Dio, che esiste e ci ha creati, ha impresso nell’anima la cognizione del bene e del male, e una legge che ci fa sentire il dovere di fare il bene e di fuggire il male; la coscienza, eco di Dio, è un giudice che condanna in noi il male. - Nei pericoli, nei bisogni, tutti sono portati alla preghiera, perché sentono nel profondo dell’animo che Dio esiste e che Egli solo può aiutare, poiché Egli solo è al disopra e padrone di tutte le cose e della natura stessa e che tutto cede alla Sua volontà. Anche coloro che negano Dio, quando si trovano in pericolo o in grave necessità, generalmente Lo invocano. Il consenso universale conferma l’esistenza di Dio. - Tutti gli uomini in tutti i tempi hanno sempre riconosciuto e riconoscono Dio. Leggete la storia di tutte le genti e troverete che tutte hanno creduto Dio e hanno compiuto atti di culto per onorarLo e propiziarseLo. Già Plutarco (vissuto più di duemila anni or sono) diceva che si possono trovare popoli che non hanno case, né città, né abitazioni fisse, né monete, né leggi, ma che non si trova popolo alcuno che non creda, non riconosca e non onori Dio. Perché questo ? Perché il lume della ragione ha sempre, insegnato che al di sopra dell’universo c’è un Essere che lo ha fatto, lo governa e lo regge, giacché non ha potuto farsi, né governarsi da sé. - E perché Dio creando l’uomo gli impresse nell’anima (con alcune altre) anche questa verità; e quindi la credenza del-l’esistenza di Dio è una verità di cui può spogliarsi qualche uomo ma non un popolo, non una nazione. E quantunque gli uomini sentano che Dio è anche Giudice, lo hanno tuttavia sempre riconosciuto mentre avrebbero avuto convenienza o interesse a negarlo. Gli atei stessi involontariamente sono prova della verità a cui contraddicono. - Coloro che negano Dio si chiamano atei, cioè negatori di Dio. Di essi si deve osservare : 1) Nonostante tutti gli sforzi loro, essi sono pochi; e così deve essere, perché l’ateismo è contrario al buon senso e alla retta ragione. - 2) Sono quasi sempre l’orgoglio, l’ostinazione, le passioni, e specialmente l’impurità che spingono codesti uomini a negare Dio. De Maistre diceva: «Nessuno ha cessato di credere in Dio se prima non ha avuto bisogno di desiderare che Dio non esista». E voi stessi potete constatarlo in certi giovani: hanno incominciato a negare Dio quando sono divenuti viziosi ed ebbero troppi motivi per temere Dio. - 3) Quasi tutti coloro che a parole negano l’esistenza di Dio, in realtà credono che Dio esiste. Molti negano Dio per secondare l’andazzo, per paura delle beffe, per un vile rispetto umano; ma essi in realtà credono che Dio esiste, ed in punto di morte lo invocano. - 4) Coloro che negano Dio, tuttavia temono che esista e li punisca, come ne sono prova i sentimenti che manifestano in pericolo di morte. Sono pochissimi coloro i quali in vita dicono di non credere, che non si convertono, in punto di morte, se ne hanno tempo; col fatto riconoscono allora che la loro incredulità non era convinzione. - 5) Anche l’odio che hanno per Dio e la bestemmia con cui Lo disprezzano, dimostrano che essi Lo credono; non si odia, né si disprezza una cosa che si crede non esista. Perché bestemmiano essi? Perché odiano Iddio, a cui sentono di dover un giorno rendere conto della propria vita. -6) Inoltre, vi è un solo ateo che possa dire con sincerità di esser divenuto tale dopo serio e profondo studio? Non c’è nessuno che, studiata seriamente e con fine retto la questione della esistenza di Dio, l’abbia risolta in senso negativo. - 7) Infine, v’è un uomo solo che, divenendo ateo, non sia in pari tempo diventato vizioso? Uno solo che, cessando di credere in Dio, sia diventato migliore? No, non c’è. Anzi si nega Dio per essere o sentirsi liberi a peccare e vivere malamente secondo i propri piaceri e capricci. Ciò dimostra che la negazione di Dio è errore poiché l’errore porta al male; mentre la verità porta sempre al bene. -8) Aggiungete: Perché quasi tutti coloro che negano Dio, in punto di morte lo credono e invocano? E perché non c’è stato mai uomo che abbia creduto Dio in vita e l’abbia negato in morte? La Fede c’insegna che Dio esiste. - Dio si è rivelato «molte volte ed in molte guise» (Agli Ebrei, I,1) nei primi tempi per mezzo dei Patriarchi e dei Profeti, e più tardi per mezzo del Figliuol suo Gesù Cristo. La storia ci ricorda molte manifestazioni di Dio: nel paradiso terrestre ad Adamo ed Eva, poi a Caino, ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, a Mosè, il quale in virtù di Dio compì molti e segnalati prodigi nella liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto; più tardi a Samuele e a molti giusti dell’antico Testamento. Infine si manifestò nella persona di Gesù Cristo: «Nessuno ha veduto mai Dio: l’unigenito Figlio che è nel seno del Padre, egli ce l’ha rivelato» (San Giovanni I,18). Egli ci ha parlato di Dio, delle tre divine Persone: del Padre, del Figliuolo, dello Spirito Santo. - Dio inoltre si è manifestato apertamente nel Battesimo e nella Trasfigurazione di Gesù Cristo. - Gesù Cristo è il Figliuolo di Dio fatto uomo. Tutte le ragioni che lo dimostrano Dio (N. 24), provano ugualmente l’esistenza di Dio. Pratica. - Non basta credere che c’è Dio, bisogna riconoscerLo con la vita e condotta, e perciò trattarlo da Dio. Tra noi, tutti credono in Dio; ma molti vivono come se Dio non fosse; non sia così di voi. RispettateLo sempre coll’essere buoni («Se mi amate, osserverete i miei comandamenti», dice il Signore (Gv. XIV,15). La bellezza del mondo rivela Dio. - «Supponiamo che taluni uomini siano sempre vissuti sotterra, in dimore belle e splendide, ornate di statue, di quadri e d’opere d’arte d’ogni .specie, che siano fornite di tutto quello che costituisce la ricchezza; supponiamo ch’essi non avessero mai udito parlare di Dio e che, aprendosi d’un tratto l’abisso, essi, dal loro soggiorno oscuro s’innalzassero sino a noi, alla superficie della terra. Contemplando la terra, i mari, il cielo, le nubi, i venti, il sole così grande e bello, che coll’effusione della luce e del calore fa nascere il giorno e dà vita alla natura, alle piante, ai fiori, agli animali, e nella notte contemplassero il firmamento, gli astri innumerevoli che lo adornano, la luna nelle sue fasi, nel suo corso, considerassero il sorgere e il tramonto di tutti quegli astri, la regolarità invariabile dei loro perenni e rapidissimi movimenti: dinanzi a questo spettacolo potrebbe sorgere in loro dubbio alcuno che non vi fosse un supremo Artefice di tutte queste opere? » (Nicolas, Studi filosofici sul Cristianesimo, lib. I, capo n. — Il pensiero, come osserva l’egr. Scrittore, è di Aristotele, citato da Cicerone, De Nat. Deor., lib. II, n. 37). Il «primo ingegnere». - Tommaso Edison, l’uomo delle mille invenzioni, si trovava a Parigi nel 1889, quando fu inaugurata la celebre torre Eiffel alta 300 metri e tutta costruita in ferro. Edison vi salì anch’egli per ammirare l’agilità e l’ingegnosità della costruzione e l’immenso panorama della capitale francese che di lassù si gode. Invitato poi a segnarsi sull’album che raccoglieva le firme dei più celebri visitatori, il grande inventore scrisse queste parole: «Al signor ingegnere Eiffel coraggioso costruttore di questo modello cosi gigantesco e originale dell’ingegneria moderna, un uomo che ha il più grande rispetto e la più grande ammirazione per tutti gli ingegneri compreso il primo di tutti: il Signore Iddio. - Tommaso A. Edison». E lesse ad alta voce, davanti ai presenti, quanto aveva scritto a gloria di Dio. I piccoli mestieri del buon Dio. - Ricordo d’aver letto in un libro del Duplessy un magnifico richiamo a Dio dai lavori e dai mestieri più comuni, richiamo che è la più semplice ma più eloquente prova dell’esistenza di Dio. Poiché è necessario un operaio per costruire una casa che non si fa da sé, come non sarebbe stato necessario un Creatore per fare dal niente il cielo e la terra e tutto ciò che vi è in cielo e sulla terra e per stabilirvi l’ordine e l’armonia ammirabile e sapiente che vi regna? Poiché Dio stesso nella creazione si è raffigurato in un lavoratore, vediamo i suoi lavori della natura che vengono sempre, specie dopo lunghi studi, copiati e imitati, benché molto imperfettamente, dall’uomo. Orologiaio. - Chi non ammira il mirabile meccanismo di un orologio? Con quanta sapienza, con quanta precisione l’orologiaio ha disposto ruote, ingranaggi, molle, lancette, onde segnare con precisione l’ora e il minuto. Ma che cos’è il più perfetto orologio in confronto del primo e perfettissimo orologio creato da Dio e costituito da stelle, pianeti, il cui movimento segna il tempo, gli anni, le stagioni, i giorni, ecc.? Ed è su questo orologio che si controllano gli altri ed esso non si ferma, non si guasta mai, non ha mai bisogno di alcuna riparazione. Qual potente e sapiente orologiaio è Dio! Giardiniere. - Egli coltiva i fiori; nel suo giardino se ne contano varietà splendide per delicatezza di coloritura, smaglianza e varietà di tinte, fragranza di odori. Certamente l’arte del giardiniere vale molto per i fiori. Ma il primo giardiniere è stato Dio ; Egli ha ideato e creato i fiori, Egli li ha fatti nascere dalla terra. Il giardiniere forma delle varietà, Dio solo ne ha creato le famiglie ed ha dato loro la virtù di riprodursi, di perpetuarsi sempre così belli, smaglianti e fragranti! ...

Chi è Dio? (Parte 2). Dal Nuovo manuale del Catechista, mons. G. Perardi, L.I.C.E., Torino, 1939. SS n° 3, p. 6 - 7