Raccontano di un anziano che in cinquant’anni mangiò raramente pane e bevve vino; e affermava di aver ucciso lo spirito di fornicazione, l’amore del denaro e la vanagloria. Il padre Abramo udì chi aveva detto ciò, si recò da lui e gli chiese: «Tu hai detto così?». «Sì», rispose. «Ecco - disse il padre Abramo -, se tu entrando in cella vi trovassi una donna sulla tua stuoia, potresti pensare che non è una donna?». Dice: «No, ma combatterei contro il pensiero di toccarla». Dice allora il padre Abramo: «Non hai dunque ucciso la passione, essa vive; è soltanto incatenata». E ancora: «Mentre passeggi vedi un pezzo di oro in mezzo a dei sassi e delle conchiglie. Potrebbe la tua mente pensarlo come i sassi o le conchiglie?». «No - dice - ma lotto contro il pensiero di prenderlo». E l’anziano: «Dunque vive la passione, ma è legata». Dice ancora il padre Abramo: «Supponi di sentire che ci sono due fratelli: uno ti ama e l’altro ti odia e parla male di te. Ti sentirai ugualmente disposto verso quei due se verranno a trovarti?». Dice: «No; ma lotterò col mio pensiero per fare del bene a quello che mi odia come a quello che mi ama». Dice a lui il padre Abramo: «Vivono dunque le passioni, ma dai santi sono incatenate» (129d-132b). Un fratello chiese al padre Abramo: «Se mi capita di mangiare molto, cosa significa?». «Cosa dici fratello? - rispose l’anziano - tanto mangi? Credi forse di essere venuto in un granaio?». Il padre Abramo raccontò di uno dei monaci di Scete che era scrivano e non mangiava pane. Venne da lui un fratello e gli chiese di copiargli un libro. L’anziano, che aveva la mente immersa in contemplazione, non scrisse tutte le righe, ma ne saltò alcune. Quando il fratello prese il foglio per leggerlo e si accorse che mancavano delle righe, disse: «Padre, mancano delle righe!». E l’anziano a lui: «Va’, e prima fa’ quanto c’è scritto; poi torna e ti scriverò quel che manca» (132bc). Da Op. cit., edizione Città Nuova, 1999.

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