Raccontavano di un certo padre della Tebaide, di nome Antianò, che in gioventù si occupò molto di affari pubblici e, nella vecchiaia, si ammalò e divenne cieco. I fratelli cercavano in tanti modi di consolarlo della sua malattia e gli mettevano in bocca il cibo. E chiesero al padre Aiò: «Che risultato può ottenere tanta opera di conforto?». Egli disse loro: «Io vi dico che, se il cuore vuole e accondiscende volentieri, anche se mangia un solo dattero, il Signore lo sottrarrà alla sua tribolazione, ma se non accondiscende e accetta di malavoglia, il Signore conserverà intatta la sua tribolazione, perché è costretto senza volere; ed essi ne avranno ricompensa» 126 (136c). [Cercare di sfuggire alla tribolazione è sottrarsi alla benedizione del Signore. Tuttavia si può accondiscendere esternamente alla carità dei fratelli, senza perdere per sé la benedizione della sofferenza mandata da Dio, ndR]. Un giorno venne a Pelusio un pubblico funzionario ed avrebbe voluto riscuotere dai monaci le tasse, come dalla gente del mondo. Tutti i fratelli si radunarono dal padre Ammonata e proposero che alcuni padri andassero dall’imperatore. Ma il padre Ammonata disse loro: «Non c’è bisogno di questo fastidio; rimanete piuttosto nelle vostre celle in solitudine e tranquillità e digiunate per due settimane. Con la grazia di Cristo tratterò da solo la questione». I fratelli si ritirarono nelle proprie celle ed anche l’anziano rimase nella sua cella in solitudine e tranquillità. Dopo quattordici giorni, i fratelli si rattristarono contro di lui vedendo che non si era ancora mosso, e dissero: «Il vecchio non si è occupato del nostro problema». Il quindicesimo giorno i fratelli si radunarono come era stato stabilito. L’anziano giunse portando la dichiarazione dell’imperatore. I fratelli, vedendola, ne furono stupefatti, e gli chiesero: «Quando l’hai portata, padre?». «Credetemi, fratelli - disse l’anziano -, questa notte sono andato dall’imperatore e mi ha scritto questa dichiarazione. Mi sono recato poi ad Alessandria per farla sottoscrivere ai funzionari, e quindi sono venuto da voi». Udendo questo, presi da timore, si prostrarono davanti a lui. Così la questione fu risolta e quel funzionario non venne più a disturbarli (136d-137a). Da Op. cit., edizione Città Nuova, 1999.

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