Il padre Daniele raccontò che una volta venne dal padre Arsenio un funzionario a portargli il testamento di un senatore suo parente che gli aveva lasciato un’eredità molto cospicua. Preso il testamento, Arsenio stava per strapparlo, quando il funzionario cadde ai suoi piedi dicendo: «Non strapparlo, ti supplico, mi costerebbe la testa!». E il padre Arsenio gli disse: «Io sono morto prima di lui e lui è morto appena ora!». E mandò indietro il testamento senza accettare nulla (97c; PJ VI, 2). Raccontavano di Arsenio che il sabato sera, quando già spuntava la domenica, volgeva le spalle al sole e stendeva le mani al cielo in preghiera, finché di nuovo il sole gli risplendeva in viso; allora soltanto si metteva seduto (PJ XII, 1). Del padre Arsenio e del padre Teodoro di Ferme si raccontava che più di tutti gli altri odiavano la gloria umana: solo di rado il padre Arsenio voleva incontrare qualcuno; il padre Teodoro invece li incontrava, ma era come una spada [Diceva cioè parole taglienti] (PJ VIII, 3). (Citazioni scelte da www.padrideldeserto.net).

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