Si diceva che alcuni si recarono dal padre Agatone, poiché avevano sentito parlare del suo grande dono di discernimento. Per metterlo alla prova e vedere se si adirava, gli dicono: «Tu sei Agatone? Abbiamo sentito dire che sei fornicatore e superbo». Risponde: «Sì, è vero». «Tu sei Agatone, chiacchierone e pettegolo?». «Lo sono». Dicono di nuovo: «Tu sei Agatone, l’eretico?». «Non sono eretico», risponde. Lo pregarono: «Spiegaci perché, quando ti abbiamo accusato di cose tanto gravi, tu le hai accettate, e questa sola non l’hai sopportata». Disse loro: «Delle prime io stesso mi accuso, ed è utile all’anima mia, ma l’eresia è separazione da Dio e io non voglio essere separato da Dio». Udendo ciò, ammirarono il suo discernimento e se ne andarono edificati (109c; PJ X, 10). Del padre Agatone raccontavano che impiegò molto tempo assieme ai suoi discepoli per costruire una cella. Quando l’ebbero finita, cominciarono ad abitarvi, ma già dalla prima settimana vide qualcosa che gli pareva non giovasse, e disse ai suoi discepoli: «Alzatevi, andiamo via di qui!» (San Giovanni, XIV, 31). Ne furono molto turbati e dissero: «Se proprio avevi l’intenzione di andartene, perché abbiamo tanto faticato per costruire la cella? La gente si scandalizzerà di nuovo e dirà: - Ecco, questi instabili, che se ne vanno di nuovo!». Vedendoli così avviliti, egli disse loro: «Se anche alcuni si scandalizzeranno, altri, a loro volta, saranno edificati e diranno: - Beati costoro che per amore di Dio se ne sono andati disprezzando tutto. Comunque, chi vuole venire venga. Io adesso vado». Allora si gettarono a terra, pregando che permettesse loro di partire con lui (109d-112a; PJ VI, 4). (da Op. cit., edizione Città Nuova, 1999).

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