I primi adoratori mortali di Gesù Bambino furono certamente Maria e Giuseppe. Poi vennero altri: vi erano nella campagna di Betlem dei pastori, i quali, sull’esempio dei santi patriarchi, pascolavano i loro greggi. Non abbiamo alcuna notizia sui loro antecedenti, sulle loro famiglie né di quanto loro accadde dopo la chiamata e privilegiata adorazione del Bambino Redentore. Sono alcuni pastori, che sbucano per un istante sulla scena di Betlem. Li vediamo al chiaro delle stelle in una limpida notte invernale. Un’aureola divina li circonda. Essi vengono eletti fra tutti gli uomini; gli angeli indirizzano loro la parola. Come nell’antichità gli angeli si compiacevano di discendere dal cielo e conversare con quei pastori venerandi che si chiamavano Abramo, Isacco, Giacobbe, così ora sono discesi dai loro troni per cantare gloria a Dio e pace in terra agli uomini di buona volontà. Uno degli angeli reca la fausta novella ai pascolanti la greggia. I segni del Neonato sono il presepio ove dorme, le fasce che avvolgono la sua debole infanzia, la povertà più squallida d’ogni altra. Quella gente semplice corre alla grotta, arriva al luogo indicato dall’angelo e trova tutto come era stato annunziato. Qui possiamo domandarci, perché l’Angelo chiamò i pastori per primi alla culla di Gesù. Rispondo: per varie ragioni: la Perché le persone semplici e povere piacciono più a Dio, che non le ricche e dotte. 2a Perché quei pastori menavano la vita degli antichi patriarchi. 3a Perché Gesù Cristo doveva essere il pastore delle anime. 4a Per insegnare ai pastori delle anime, che essi devono conoscere i misteri di Dio; che Dio li rivela a loro prima che agli altri, affinché ne ammaestrino poi le loro pecore. 5a Perché Gesù Cristo doveva esser l’agnello da sgozzare per la salute del mondo. Era perciò conveniente che si mostrasse prima che ad altri, ai pastori di agnelli. Essi ebbero quindi l’inestimabile felicità di avere veduto per i primi, dopo Maria e Giuseppe, il promesso Messia. Dio si manifesta ai buoni pastori d’anime in modo affatto speciale. Intorno al presepio doveva esserci questa cornice di povertà, di umiltà, di semplicità. Dopo la visione di Betlem i pastori se ne ritornarono senza rimpianto alla loro greggia ed alla loro guardia. I loro anni posteriori si celarono nell’oscurità. Rimarranno fedeli nella fede e costanti nel vivere secondo la legge del Signore ed arriveranno ad essere gran santi. Dopo la loro morte fu infatti eretta una chiesa nelle vicinanze di Betlemme, detta dei santi pastori. Impariamo, o fedeli, dai pastori privilegiati di Betlemme a corrispondere alle divine chiamate. Adorniamo l’animo delle virtù della povertà, della semplicità, dell’umiltà. Se ci affligge la povertà consoliamoci al pensiero che Gesù nacque povero, visse povero, morì povero. Disse di sé: «gli uccelli hanno i loro nidi; le volpi hanno le loro tane; ma il Figliolo dell’Uomo non sa dove poggiare il capo». Siamo umili, chi si umilia sarà esaltato. Siamo semplici; semplici di pensiero, di parola, di opera; siamo semplici della semplicità dei fanciulli, poiché Gesù ci ripete: «in verità, in verità vi dico: se non diverrete come uno di questi fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli».

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