Lo cercano con fede, con prontezza, con generosità, con umiltà. 1. - Con fede: la fede dei pastori si manifesta nelle due circostanze seguenti: a) senza esitazione di sorta credono all’angelo, che annunzia loro la nascita del Salvatore; e questa fede ferma si traduce tosto in pratica, perché partono senza alcun indugio; b) arrivati a Betlemme, si prostrano ed adorano sotto forma di un bambino in fasce e giacente in una mangiatoia, il Verbo fatto carne, il Salvatore promesso dopo la caduta del primo uomo, il Redentore del mondo. Essi l’adorano, malgrado quello stato di abbassamento e di debolezza; l’adorano, malgrado i falsi concetti dei loro connazionali, perché i Giudei attendevano un Messia terrestre, un Liberatore pieno di gloria e di potenza terrena; l’adorano, malgrado le apparenze risultanti dai sensi, perché in questo bambino in fasce vedono l’Emmanuele vaticinato dai profeti, e gli fanno omaggio della loro mente e del loro cuore. Notiamo che se la loro è una fede viva, è ancora una fede illuminata e prudente. Essi hanno visto distintamente l’angelo, hanno inteso chiaramente le sue parole, e vengono a constatarne la verità trovando esatto tutto ciò che era stato loro annunciato. Essi hanno inteso gli angeli cantare: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli; e pace in terra agli uomini di buona volontà». 2. - Con prontezza. Alla fede viva i pastori aggiungono la prontezza. Non appena l’angelo ebbe terminato di parlare, ecco che dicono tra di loro: «Andiamo sino a Betlemme a vedere quanto è accaduto, come il Signore ci ha manifestato». E subito andarono di buon passo ed arrivarono in fretta. Imitiamo il loro esempio. Andiamo, e volentieri, e di buon passo alla Messa (cf. Cost. Apostolica «Quo primum tempore», san Pio V, 19.07.1570, ndR), istituita per noi da Gesù Cristo; andiamo a questa nuova Betlemme, dove il Figlio di Dio fatt’uomo continua a nascere, nel momento della consacrazione. Accostiamoci alla Santa Comunione. Andiamo con prontezza; è indice del nostro amore, e Gesù Cristo si dà con piacere a quelli che l’amano. 3. - Con generosità. Questa loro generosità si manifesta: a) perché vanno spontaneamente a vedere ed adorare il nato Salvatore. L’Angelo si è limitato ad annunziare loro il suo nascimento, e ad indicare i segni, dai quali essi l’avrebbero riconosciuto. Vi era veramente solo un invito di andarlo a vedere ed a adorare; però non era un ordine. Ma per i pastori l’invito è un ordine. L’hanno compreso, e si dispongono subitamente a partire per fare la volontà di Dio. E non temono punto di abbandonare per un po’ di tempo le loro pecore, sulle quali vegliano con una sì grande fedeltà. b) Riconoscono il pregio dei beni eterni, e per andare in cerca di questi, non esitano a lasciare per alcuni istanti i loro beni temporali, affidandoli alla divina provvidenza, che se ne prende sempre cura. Vegliò sul loro gregge: ed ebbero la felicità di trovare il divin Salvatore; c) infine la notte stessa non li impedisce di andare, e, generosi com’erano, vanno come se fosse stato pieno giorno. Così fanno le anime generose. Abbracciano il bene non appena viene loro proposto, e non attendono ordine per farlo. Preferiscono i beni del cielo a quelli della terra, e, data l’occasione, sanno lasciare un momento questi ultimi per trovare i primi. 4. - Finalmente con umiltà. Questa loro umiltà si manifesta: a) con una perfetta docilità. L’angelo ha detto loro che il Salvatore è nato a Betlemme ed essi ci vanno in tutta fretta. Questa obbedienza è ammirabile, perché spontanea. Il messo celeste s’è accontentato di dar loro un semplice annunzio, ma non ha dato loro alcun comando. Alle anime umili basta esprimere un desiderio: l’ubbidienza è uno dei frutti dell’umiltà. b) Per questa loro umiltà, non si scandalizzano di vedere lo strano abbassamento, in cui si trovava il Salvatore annunziato. Come si sarebbero scandalizzati di vederlo povero, essi, che erano poveri? Giacente in una mangiatoia, e ricoverato in una stalla, essi, che erano abituati ad entrare nelle stalle, e a vedere delle povere mangiatoie? c) Infine la loro umiltà li ha portati a riferire tutto a Dio. Non si vantano di essere stati chiamati per i primi alla stalla di Betlemme, ma glorificano Dio per tutto quello che hanno visto ed udito: non si insuperbiscono per l’insigne favore ad essi concesso, ma lodano la bontà del Signore: «et reversi sunt, glorificantes et laudantes Deum». Come i pastori, glorifichiamo e lodiamo Iddio per le verità che ci ha fatto annunziare, ed avremo la felicità di vederle un giorno. Questa felicità sarà tanto più sicura, quanto più saremo stati esatti nel presentarci dal nostro divin Salvatore con fede, con sollecitudine, con generosità e con umiltà. Queste disposizioni sono come le quattro ruote del carro spirituale, che ci trasporterà al regno dei cieli.

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