Al sentire i pastori l’annuncio da parte di un angelo del natale di Gesù, corsero in fretta alla grotta per vederlo coi propri occhi, per adorarlo colle proprie persone. «L’ardore dell’animo, dice il Grisostomo, ed il desiderio vincevano; i piedi erano tardi alle brame del cuore». Quei felici pastori aprirono i loro cuori al Dio bambino, pronti a corrispondere alle sue grazie. Grazie grandi, distinte, segnalate certamente essi ebbero se tornarono alla loro greggia pieni di gioia «glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano udite e vedute». I pastori colla loro condotta ci danno un bellissimo esempio della prontezza con cui dobbiamo corrispondere alle chiamate del Signore. Queste chiamate non sono soltanto quelle che Dio fa da sé o per mezzo di un angelo, come quelle che si ricordano nella S. Scrittura, ma sono anche le tribolazioni, le avversità; sono le correzioni ed i buoni consigli che ci danno i predicatori, i confessori, ed i superiori; sono i buoni esempi che ci porgono i veri cristiani; sono le ispirazioni interne. Con tali chiamate il Signore intende di metterci sulla retta via, se ce ne siamo allontanati, o di eccitarci a servirlo con maggiore fervore se non siamo né freddi, né caldi, cioè dire se viviamo nello stato di tiepidezza, se siamo ondeggianti tra il vizio e la virtù e non sappiamo risolverci a combattere generosamente il primo per fare acquisto della seconda. Le divine chiamate, o fedeli, sono tante grazie che Dio ci fa e guai se noi ci ostiniamo a non corrispondere ad esse! Uno dei segni dell’eterna dannazione è precisamente quello di non corrispondere alle grazie del Signore. Questa è dottrina di san Paolo. Sentitela: «La terra che beve la pioggia che viene spesse volte sopra di essa e produce erba utile a chi la coltiva, riceve benedizione da Dio; ma quella che produce spine e triboli è riprovata e prossima alla maledizione, la cui fine è di essere arsa» (Agli Ebrei, VI, 7-8). Con questa magnifica similitudine, l’Apostolo vuol dire che, come l’uomo che è fedele alle molte grazie che Dio gli dà, se coopera ad esse e fa molte opere buone, sempre più è da lui benedetto; così l’uomo infedele a Dio vien privato delle grazie elette e speciali, e senza queste è facile che muoia impenitente e venga condannato al fuoco dell’inferno. Corrispondete dunque, o fedeli, alle divine chiamate, come corrisposero i santi, perché non sapete se ne avrete altre in avvenire. E se tra voi vi fosse alcuno che avesse fin qui resistito alle divine chiamate, non resista a quella di Dio che gli dà per mezzo di me, suo indegno ministro, ma corrisponda senza indugio, perché potrebbe essere l’ultima. Chi si trova in peccato mortale, accolga il mio invito a compiere una santa Confessione. Chi fosse poi tiepido, inauguri subito una vita di fervore e di buone opere, implorando l’aiuto di Dio, l’assistenza di Maria Santissima. Operando così, avrà il beneficio di quella santa gioia, di cui furono ripieni i pastorelli nel trovare il Divino Infante, gioia che manifestarono con parole, poiché se ne ritornarono «glorificando e lodando Dio». Si corrisponda anche alle divine particolari chiamate, ripetendo in ogni caso: «parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta» - «Loquere, Domine, quia audit servus tuus».

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