Il monaco Dunstano venne proposto, dal re Edmondo alla santa Sede, per arcivescovo. Sebbene restio ed a malincuore (data la vita monastica che egli conduceva, ndR), il povero san Dunstano si dovette piegare ai comandi del Vicario di Gesù Cristo.

Fatto arcivescovo, non si vide uomo più fermo e risoluto di Dunstano nel recare in pratica i doveri d’un pastore di anime. Nel correggere i vizi non aveva paura di nessuno e non faceva distinzione tra il Re ed il più oscuro e misero lavoratore dei campi.

Una volta gli accadde un fatto davvero singolare. Un conte potentissimo e molto audace aveva preso per moglie (il padre Belmonte usa scrivere “tolto a moglie”, ndR) una sua prossima parente senza nessuna licenza dell’autorità ecclesiastica. L’Arcivescovo l’ammonì più volte con una pazienza eroica; ma quando vide che il caparbio pensava a tutt’altro che ad ubbidirgli, senza nessuno rispetto umano, lo scomunicò.

Il conte, preso atto di quel colpo inaspettato, andò in bestia e minacciò l’Arcivescovo di morte. Vedendo poi che le sue minacce erano considerate un fuoco di paglia da san Dunstano, fece ricorso al Re, ai ministri, a tutta la gente più influente della corte, affinché cooperassero per levargli - come egli diceva - quella vergogna dal volto. Non solamente i ministri e le persone influenti della corte intercedettero presso l’Arcivescovo per il conte, ma intercedette addirittura il re Edmondo in persona.

San Dunstano che cosa rispose a quel Re? «Voi - gli disse gravemente - siete un Re molto pio, e dovete solamente adoperarvi per ridurre i colpevoli a penitenza e non già per indebolire la vigilanza ecclesiastica, la quale procura a tutto potere di far osservare la legge di Dio e con la legge di Dio quella dello Stato ancora». Il Re rimase confuso ed edificato al medesimo tempo, e subito andò a riferire al conte la risposta avuta dal forte e santo Arcivescovo.

Lo credereste voi? Quel conte, considerando l’eroico coraggio del santo Prelato, (miracolo della fede, ndR) si separò dalla “moglie” illegittima e fece pubblica penitenza dello scandalo dato.

Chi non vede in quel san Dunstano un grande difensore della pubblica moralità in questo mondo?

I sovrani dovrebbero venire in aiuto dell’autorità ecclesiastica col correggere i vizi specialmente di coloro che stanno in vetta alla cima della scala sociale; ma spesso accade … il contrario.

[Il padre Belmonte, con questa vicenda storica, intende denunciare lo spirito davvero ignorante e sulfureo della laicità o del laicismo che, dopo le Rivoluzioni, si andava diffondendo addirittura alla cima della scala sociale, provocando l’ira di Dio e la capitolazione di intere Nazioni, ndR].

(Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Op. cit., 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 46 - 48).

A cura di Carlo Di Pietro

intro-racconti-miracolosi.jpg