San Vincenzo dei Paoli, nato in Francia da un povero contadino, una volta navigando venne fatto schiavo e condotto fra i Turchi a Tunisi.

Lì, dapprima, il giovane sacerdote Vincenzo fu venduto ad un pescatore, poi ad un medico, quindi ad un rinnegato (un apostata) cristiano nizzardo, il quale si era fatto turco per vivere licenziosamente.Quel rinnegato aveva tre “mogli”, due rinnegate come lui ed una turca.

Quella povera turca era d’ animo ingenuo e buono, sebbene avesse avuto la sventura di nascere maomettana, e poi l’altra sfortuna, più tremenda, di capitare tra le grinfie del rinnegato di Nizza. La donna ammirava con grandissimo compiacimento la modestia, l’umiltà, la pazienza, la rara tranquillità d’animo di Vincenzo, e, ancor di più, la diligenza che metteva nei lavori che il padrone ogni giorno gli assegnava.

Una volta volle interrogarlo intorno alla religione ch’egli professava. San Vincenzo le disse schiettamente che era cristiano, e, sapientemente, istruì la povera donna circa le principali verità del Cattolicesimo. «Voi cristiani - disse un giorno a Vincenzo la turca - avete canti religiosi, non è vero? Io vorrei sentire dalla tua bocca uno di questi canti». Il buon Vincenzo subito si mise a cantare il Salmo divino che gli Ebrei vocalizzavano nella schiavitù babilonese e che comincia così: «Super flumina Babilonis: Sopra i fiumi di Babilonia …». La donna rimase estasiata.

Un altro giorno lo schiavo Vincenzo cantò alla sua padrona turca la Salve Regina e qualche altra lode alla Vergine Maria, Madre di Dio e degli uomini. La donna si sentì come trasportata in Paradiso e corse subito a rimproverare al rinnegato marito la sua apostasia da una religione così bella, quale è il Cristianesimo.

La Provvidenza divina ordinò poi così le cose: San Vincenzo divenne strumento di conversione per la donna, la donna strumento di conversione per il marito. Dopo sei mesi, il rinnegato nizzardo fuggì con Vincenzo in Francia, pianse con molte lacrime la sua abiura in Avignone, e poi da Vincenzo stesso fu portato a Roma per dedicarsi al servizio di Dio. Sicché la vita intemerata di Vincenzo dei Paoli fece quel bel colpo a Tunisi.

Questo significa che i buoni cattolici possono, semplicemente con l’esempio di vita (osservanza di Comandamenti, Precetti e dei propri doveri di stato, ndR), trasmettere la fede ai pagani ed ai rinnegati (agli apostati), li possono convertire, Dio volendolo, più e meglio di qualunque predicatore.

(Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Op. cit., 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 144 e 146).

A cura di Carlo Di Pietro

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