Ci eravamo lasciati lunedì scorso con la riflessione di san Cipriano che Papa Pio VI - contro le funeste “rivoluzioni” e precipuamente la “francese” - fa sua nell’Allocuzione Quare Lacrymae: «Come è possibile che siano gli eretici (es. i protestanti, ndR) a giudicare i cristiani, gli ammalati ad occuparsi dei sani, i feriti di chi è rimasto incolume, i peccatori del santo, i rei dei giudici ed i sacrileghi del sacerdote?».

Con le inique - rivoluzionarie - decapitazioni dei sovrani, il Pontefice condanna anche «quella libertà filosofica - ispiratrice degli usurpatori ed assassini, ndR - che mira al risultato di corrompere gli animi, depravare i costumi, sovvertire l’ordine delle leggi e di tutte le istituzioni». Ancora, Sua Santità biasima «i suddetti agitati difensori del genere umano, (i quali) hanno aggiunto a questo falso e bugiardo nome di libertà l’altro nome parimenti falso di uguaglianza: (essi pretendono di vivere) senza nessuno che (li) richiami dall’agire perverso sulla strada dei doveri, (…) affinché la società stessa cada nell’anarchia e si dissolva».

I rivoluzionari, «essendosi poi proclamati riformatori degli stessi comandamenti», anzi «arbitri della Religione», mentre, «secondo l’espressione di sant’Ilario di Poitiers, la Religione esige il dovere dell’obbedienza», cominciarono essi stessi ad «emanare norme e inauditi statuti» sulla Chiesa stessa. «Da questo laboratorio - prosegue il Pontefice - è uscita quella sacrilega Costituzione che Noi abbiamo rifiutato nella Nostra risposta del 10 marzo 1791».

Ed ancora: «Coloro che nelle diverse classi dei cittadini rimanevano ancora fedeli (a Cristo, ndR) e ricusavano di sottomettersi con giuramento alla nuova Costituzione, venivano subito fatti oggetto di malversazioni e destinati alla morte». Una moltitudine di uomini di ogni ceto «fu in questo modo soppressa». La pena meno grave «fu di cacciarli in esilio in regioni straniere, senza distinzione di età, di sesso, di condizione».

Per la verità - denuncia Pio VI - «era stato decretato che ognuno potesse liberamente professare la religione che voleva, come se ogni religione fosse vera e portasse all’eterna salvezza». In realtà «era invece proibita la sola Religione Cattolica, e per estirparla si faceva scorrere il sangue per le piazze e le case, come se ogni credente fosse da colpire con pena capitale». Non potevano essere difesi e sicuri coloro che si erano rifugiati nelle regioni d’esilio: «perché in quei luoghi venivano arrestati e, ingannati perfidamente, venivano soppressi».

Questa «è la caratteristica di tutte le eresie, questo il costume degli eretici fin dai primi secoli della storia della Chiesa; e questo è pure confermato dalla tirannica condotta dei Calvinisti, specialmente in Francia, dove con minacce e violenze cercano d’indurre tutti ad accettare la loro confessione».

Da questa serie ininterrotta di «empie violenze» iniziate in Francia, «emerge evidente che lo scopo principale di queste macchinazioni era di sfogare l’odio contro la Religione Cattolica; oggi tutta l’Europa ne è agitata e sconvolta».

Nella morte di Re Luigi XVI il Pontefice sostiene che «esiste il motivo del martirio», dato che «la reale e principale causa all’origine della condanna fu l’odio contro la Religione Cattolica» - che il Re degnamente professava: «la morte gli fu inferta in odio alla Religione Cattolica. E (…) nulla toglie al Re dell’onore e della gloria del martirio».

In conclusione il Papa si rivolge direttamente alla nazione: «Ahi Francia, ahi Francia! Chiamata dai Nostri predecessori specchio di tutta la Cristianità e sicura colonna della Fede (…): sei diventata la più implacabile nemica fra tutti gli avversari della Fede che mai siano esistiti! (…) Ahi Francia, ancora una volta! Tu che hai chiesto di avere un re cattolico, poiché le leggi fondamentali del regno non esigono nessun altro re se non cattolico, proprio perché era cattolico lo hai ucciso! Fu tanto il tuo furore contro il Re, che non ti sei acquietata e saziata neppure con la sua decapitazione. Hai voluto infierire anche sul cadavere».

Così conclude: «Oh giorno trionfale per Luigi! Dio gli ha dato la pazienza nella persecuzione, la vittoria nel supplizio! Noi abbiamo la ferma fiducia che tu hai felicemente cambiato una caduca corona regale e i gigli, che in breve sfioriscono, con un’altra corona perenne, intessuta dagli Angeli con gigli immortali».

Invece per i rivoluzionari: «Lasciamo dunque nella sua miseranda depravazione chi vuole perseverare nella sua pertinacia; confidiamo che il sangue innocente di Luigi gridi in qualche modo e interceda affinché il popolo francese riconosca e detesti la propria ostinazione nell’accumulare delitti e consideri le varie e acerbissime pene che Dio, giusto vindice delle scelleratezze, è solito infliggere ai popoli per delitti molto meno gravi».

Carlo Di Pietro da Il Roma