Oggi terminiamo lo studio del Programma dell’estinto Centro Politico Italiano, stesura del 16-19 marzo 1952 -  «Politica cattolica in contrapposto alla mistificazione democristiana», pag. 29 segg., in larga misura certamente condivisibile, come è stato già dimostrato nei precedenti articoli.

Al § 9 il giurista Carlo Francesco D’Agostino propone alcune misure per l’Agricoltura: «Riconosciuta l’importanza fondamentale dell’economia agricola ai fini della prosperità nazionale, il C.P.I., reputa che, respinta ogni demagogica pretesa di limitazione quantitativa della proprietà, unica mèta sia di ottenere il (lecito) massimo della produttività nelle grandi come nelle piccole aziende. Gli Ispettorati agrari, potenziati affinché effettivamente adempiano alla missione di organi specializzati per le singole zone, dovranno poter imporre ad ogni proprietario l’adozione di una tecnica adeguata alla natura dei fondi. I proprietari inadempienti, salve le già proposte garanzie contro ogni possibile arbitrio amministrativo, dovranno subire la vendita all’incanto delle loro terre, all’infuori di ogni creazione di enti che, col pretesto della riforma agraria, non fanno che appesantire l’organizzazione statale. Riconoscimento, a favore del mezzadro, della comproprietà sull’aumento di valore del fondo conseguente alla buona conduzione agraria: diritto di riscatto a favore del concedente, allo scioglimento del rapporto mezzadrile».

Per l’Industria, il Commercio e l’Edilizia, al § 10 scrive: «Rigida difesa del “nome” commerciale e della genuinità del prodotto lanciato in commercio (con obbligo della indicazione qualitativa e quantitativa di tutti i componenti di ogni prodotto, compresi quelli dell’industria alimentare). Abolizione delle licenze di fabbricazione e di ogni limitazione statale alle nuove iniziative industriali. Soppressione dei monopoli di Stato, compreso quello postale. Smobilitazione completa degli investimenti azionari dello Stato e cessione a (zelanti) privati delle Aziende dello Stato e dei Comuni, comprese Ferrovie, Tramvie, Telefoni e Radio, nonché di quella parte del patrimonio demaniale che non è strettamente necessario ai servizi di Stato. Soppressione del regime vincolistico per le locazioni, potenziando, finché risulti necessario, l’efficienza della Giurisdizione per l’equo canone. Riconoscimento in via transitoria e finché perduri l’attuale crisi edilizia, del diritto di stabilità dell’inquilino nelle locazioni per uso di commercio, salvo il caso di necessità del proprietario».

Dedica il § 11 alla Burocrazia: «Soppressione del (coattivo) collocamento a riposo per limite d’età per i (qualificati) Dipendenti dello Stato da trattenersi pertanto in servizio a vita con (la possibilità) di prestarlo in proporzione alle proprie capacità lavorative. Riconoscimento del diritto a 5 anni di stipendio intero oltre al successivo trattamento di pensione, ove spetti, ai dipendenti dello Stato che dovranno essere dimessi dall’impiego in conseguenza delle propugnate riduzioni di servizi. (NB il Cav. D’Agostino parla di “posti di lavoro” e non di “posti di stipendio”, come spesso accade oggi nella cosiddetta Pubblica amministrazione). Energica riaffermazione del principio della responsabilità del Dipendente statale, con sanzioni economiche e disciplinari a carico di quelli che si sottraggono ai propri compiti o li adempiono in maniera inadeguata, e, per converso, con riconoscimento di un diritto a miglioramento di carriera e di retribuzione per i più efficienti: il tutto con le debite garanzie per l’esatto accertamento di meriti e demeriti».

Credo di aver concluso, con questo articolo numero 90, una corposa introduzione alla politica cattolica, avendo anche analizzato quello che, a parer mio, fu l’ultimo programma politico quasi interamente accettabile dalla mente del credente, divulgato e promosso negli ultimi sessant’anni.

Il Centro Politico Italiano sorse in Roma nel 1943 ad opera di tre Cattolici vincenziani, con l’impegno statutario di realizzare nella politica italiana i Principii Cattolici. Svolse un lavoro davvero ammirabile soprattutto denunciando l’impostura “Democristiana”. Sottolinea il C.P.I. sul numero 9 dei «Quaderni per un vero Risorgimento» alla pagina 14: « È assai spiacevole, per chi scrive questo articolo, dover insistere nell’additare il Partito Democristiano come il vero nemico da sgominare. Vi hanno militato e vi militano carissimi amici, che per altri versi hanno dato e danno esempi di vita cristiana. Lo hanno raccomandato Vescovi (…). Roncalli arrivò al punto di farne l’apologia in un pubblico documento, praticamente in risposta polemica a quanto gli avevamo scritto ed alle nostre pubblicazioni. Replicava che bisognava stare “con i piedi per terra”. (...) Dal patto di unità d’azione con Socialcomunisti e demomassoni, firmato da De Gasperi per un fine anticattolico sovvertitore del concetto di autorità, all’azione alla Costituente per dare una Costituzione atea alla nascente repubblica; dall’approvazione di una sequela di leggi che portavano ai risultati denunciati da Mons. Forzoni (e non solo da lui), fino allo smascheramento della perversa complicità perché il Divorzio passasse al Senato ed il Referendum, per intanto, venisse rinviato per almeno un anno; e col concatenarsi di scandali che fanno prevedere al Vescovo di Massa altre “penose prove, grosse sofferenze, scandali e crisi”, chi può dubitare essere stata rovinosa la politica dei De Gasperi e suoi eredi, ed essere essa tuttora foriera di nuove rovine? La D.C. è “il nemico n. 1” perché distoglie dalla giusta battaglia politica le forze di ogni ceto desiderose di una impostazione cristiana (e di un trionfo di Cristo e della Vergine Maria)».

Carlo Di Pietro da Il Roma