I moderni pensano ed affermano che la fede sia una «questione personale» e che si debba «scindere la vita pubblica dalla vita privata». Non mi è difficile dimostrare che queste affermazioni sono parimenti eretiche ed illogiche - essendo la fede consapevolezza, subito accettazione e finalmente osservanza - tuttavia non mi dilungherò su questa confutazione, avendo già esposto in passato la dottrina della «Mirari Vos», della «Quas Primas» e di altri infallibili luoghi pontificii ove si condannano i demoni della laicità e del pensiero liberale.

I moderni usano sovente la parola «compromesso» - o “sindrome del moderato” - ebbene noi sappiamo che «il compromesso» è ordinariamente inammissibile, poiché «la verità non si acconcia con l’errore». Mi rallegro, adesso, di usare un discorso poco noto del Pastore angelico, colonna del cattolicesimo e ultimo docente - nel senso proprio del termine - che la Provvidenza decide (almeno per il momento) di dare al genere umano. Insegna Papa Pio XII, il 10 giugno 1945, nel discorso «Quale anniversario» ai Giovani romani di Azione Cattolica: «Ai Cattolici nella vita pubblica occorre una fede precisa, sicura, appoggiata su solide basi, dal largo campo visuale, che li metta in grado, ovunque si trovino, di difendere la verità e diffonderla intorno a sé».

Va avanti: «La vita coinvolge inevitabilmente nelle correnti intellettuali più diverse, ove si urtano e si abbracciano, si combinano e si disgregano, confusamente, inestricabilmente talvolta, il vero e il falso, la certezza e l’ipotesi, in un luccichio abbagliante di ragioni speciose, capaci di sedurre gli spiriti mediocremente colti e insufficientemente avveduti, di scuotere una fede troppo poco sicura di sé».

Prosegue: «Non temete il conflitto tra la ragione o la scienza e la Fede … Pur restando essenzialmente distinte, le scienze fisiche e biologiche, psicologiche e morali, storiche e sociali, non troveranno mai il loro compimento che grazie alla Rivelazione Cristiana, dalla quale scaturiscono potenti energie per la soluzione definitiva e tranquilla dei problemi specificamente riguardanti la vita e le condizioni materiali e spirituali dell’umanità».

L’ora presente - riflette il Pontefice - «esige uomini e giovani di fede robusta». La nostra fede - dice - «deve essere incondizionata come assoluta è la verità». Ricorda: «Vi fu un tempo - quello del liberalesimo intellettuale - in cui il Cattolico era considerato come un essere inferiore, perché la sua fede, si diceva, fa prigioniero del dogma, lo racchiude come in una impalcatura di definizioni e di proposizioni alle quali - e ciò è vero - ha l’obbligo di aderire senza riserva e senza condizioni».

Secondo il Pontefice: «Quel tempo però è passato. Il nostro, tutto al contrario, non stima che gli uomini di forti e ferme convinzioni». Dunque: «Nei grandi conflitti di idee, che agitano presentemente l’umana società, e che si estendono fino agli ultimi angiporti della vita …, non vi è posto che per gli spiriti saldi e irriducibili. Gli altri, i dubbiosi, gli ondeggianti, gli incerti, nonostante tutta l’intelligenza di cui possono essere dotati, debbono rassegnarsi a fallire ed a soccombere. In questo punto le ideologie entrate in scena negli ultimi tempi hanno copiato, o contraffatto, la Chiesa. Pur partendo spesso da princìpi falsi, esse vogliono affermare dottrine e scopi inoppugnabili, ed esigono dai loro aderenti una “fede” senza riserva e una incondizionata dedizione a questa “fede”. Quanto più dunque noi, che possediamo la verità pura, la verità che viene da Dio, tutta la (dimostrabile)  verità, dobbiamo andare santamente orgogliosi della nostra fede ed essere risoluti a professarla e a difenderla con incrollabile costanza!».

«Un Cristiano credente - conclude il Sommo Pontefice - deve abbracciare con fermezza tutti gli articoli del dogma rivelato e tutte le verità necessariamente derivanti dal dogma stesso, in particolar modo quindi anche i princìpi fondamentali su cui riposa l’edificio di ogni sana dottrina sociale. Al quale proposito ci preme rinnovare oggi il grave avvertimento paterno, che abbiamo recentemente rivolto ai rappresentanti dell’Azione Cattolica Italiana: Quei princìpi fondamentali obbligano in coscienza tutti i Cattolici, né, ad alcuno di loro è lecito patteggiare con sistemi o tendenze che contraddicono ai princìpi medesimi, o dai quali la Chiesa ha ammonito i fedeli di guardarsi». [Cfr. Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 159 segg.)].

«I cattolici - aggiunge Pio XII nelle sue Direttive ai laureati e universitari di Azione Cattolica - posseggono nelle verità della loro fede, negli insegnamenti della Chiesa, nel loro programma sociale, una tale ricchezza di forze positive e costruttive che non hanno bisogno di prenderle quasi in prestito da altri».

La dottrina che obbliga in coscienza tutti i Cattolici è «definitivamente ed univocamente fissata nei suoi punti fondamentali, è tuttavia abbastanza larga da poter essere adattata ed applicata (sempre nel medesimo senso e nel medesimo significato) alle mutevoli vicissitudini dei tempi, purché senza detrimento dei suoi princìpi immutabili e permanenti. Essa è chiara in tutti i suoi aspetti; è obbligatoria; nessuno se ne può scostare senza pericolo per la fede e per l’ordine morale» (Cfr. Sursum Corda, «Teologia politica n° 39»).

Carlo Di Pietro da Il Roma