Teologia Politica n° 22. Chiesa come custode della legge morale

Il diritto e dovere della Chiesa di insegnare (v. missione)  la vera Dottrina sociale si fonda su tre ragioni di cui si è già accennato nelle scorse settimane: l’educazione; la custodia; la vera carità. Nella sua missione la Chiesa non può rinunciare ad insegnare la Dottrina sociale. Oggi parliamo della seconda ragione: «Come custode della legge morale, la Chiesa non può accettare che l’ordine sociale ed economico violi la legge morale, mentre dovrebbe obbedirle per corrispondere all’ordine voluto da Dio».

Il Guerry spiega: «Poiché l’uomo deve realizzare il suo destino vivendo in rettitudine la sua vita umana in seno all’ordinamento temporale, è di altissimo interesse sapere se tale ordinamento temporale (politico, economico, sociale) non costituisce in sè stesso, con la sua organizzazione, le sue istituzioni, le sue strutture e lo spirito che l’anima, un ostacolo al destino supremo della persona umana e dell’umanità. Esistono infatti società, ambienti di vita, dove è assai difficile […] restare fedeli alla legge morale e vivere una vita cristiana» (Op. cit., pag. 29). Ancora: «La sociologia religiosa ha accertato […], con una analisi serrata dei fatti, l’influenza profonda, spesso determinante che sulla vita morale e religiosa degli esseri umani e delle famiglie esercitano le condizioni sociali ed economiche, l’abitazione, i mezzi di trasporto, le distrazioni, le tecniche d’informazione (stampa, cinema, radio, televisione), il salario e gli ambienti di lavoro, i fattori economici, politici, sociali (come l’alcoolismo e la prostituzione), i raggruppamenti, i fattori educativi o diseducativi (assenza della famiglia)» (Op. cit., pag. 30).

L’alto Prelato non era certo un veggente, ma solamente un uomo di sano intelletto e di retta fede (Imprimatur dello Scritto - 21 marzo 1958), in grado di anticipare gli effetti scrutando le cause. Oggi la politica, al contrario, dimostra di aver abbandonato questo metodo onestissimo, optando per la totale ed anticristica abominazione legislativa. Moltissime sono, difatti, le norme inique che il legislatore approva ed impone, non ultime, in Italia, le “unioni civili”. Spiega il Sommario di Teologia Morale (S.E.I., Torino, 1952, pag. 67, art. IV, n° 102): «§ I, Se la legge (umana) ingiusta è contraria alla legge divina, non solo non siamo legati ad essa, ma non possiamo nemmeno osservarla; § IV, (Solo) la legge umana giusta obbliga dinanzi a Dio». Ogni legge che, nella materia, violi la legge naturale o la legge divina,  avendo sconfinato nell’oggetto, non vincola e non va osservata (Ivi., n° 96, §I, II, III).

Asserisce Papa Pio XI il 15 maggio 1931: «Tutti restano quasi unicamente atterriti dagli sconvolgimenti, dalle stragi, dalle rovine temporali. Ma se consideriamo i fatti con occhio cristiano, com'è dovere, che cosa sono tutti questi mali in paragone della rovina delle anime? Eppure si può dire senza temerità essere tale oggi l’andamento della vita sociale ed economica, che un numero grandissimo di persone trova le difficoltà più gravi nell'attendere a quell'uno necessario all'opera capitale fra tutte, quella della propria salute eterna» (al n° 130 di Quadragesimo Anno, sulla ricostruzione dell’ordine sociale nel 40° anniversario della Rerum Novarum di Papa Leone XIII).

Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata