Teologia Politica n° 23. L’odio del ’68: aggressione a padre, padrone, Patria, Principe e Santo Padre!

Papa Pio XII, nell’All. di Natale del 1942, confermata nell’Enc. Evangeli Praecones (02.06.1951), rammentata ancora nell’All. agli Operai italiani (01.05.1955), in qualità di universale educatore e custode della santa morale, emette vigorosa la sua sentenza contro il disordine etico ed economico della società: «La Chiesa non può ignorare o non vedere che l’operaio, nello sforzo di migliorare la sua condizione, si urta contro qualche congegno, che, lungi dall’essere conforme alla natura, contrasta con l’ordine di Dio e con lo scopo che Egli ha assegnato per i beni terreni».

Gesù Cristo - fa presente il Papa - «non attende che Gli si apra il cammino per penetrare le realtà sociali, con sistemi che non derivano da Lui», si chiamino essi «umanesimo laico» o «socialismo purgato dal materialismo», dunque «la Chiesa […] indica i principi fondamentali, sollecitando i reggitori dei popoli, i legislatori, i datori di lavoro e i direttori delle imprese di metterli ad esecuzione».

È evidente che le puntuali indicazioni del Pontefice, le medesime per quasi vent’anni anche a proposito dell’ordinamento economico, sono state sistematicamente ignorate, consegnando così la nazione all’ODIO, che troverà finalmente nel ‘68 la sua massima espressione, in un’inarrestabile caduta verso la distruzione della famiglia e della società in generale, attuando il folle PADRICIDIO ad ogni livello (padre, padrone, Patria, Principe, Santo Padre)!

Nel suo Radiomessaggio di Pentecoste del 1941, Papa Pacelli rivendica il diritto della Chiesa di avere una Dottrina sociale, laddove egli asserisce: «inoppugnabile […] competenza della Chiesa in quella parte dell’ordine sociale che tocca la morale, il giudicare se le basi di un dato ordinamento sociale sono conformi  all’ordine immutabile manifestato da Dio nel diritto naturale e nella Rivelazione». Aggiunge risoluto il Babbo nostro o Dolce Cristo in Terra (Cf. Santa Caterina, Lett. 185): «Dalla forma data alla società, conforme o meno alle leggi divine, dipende e s’insinua il bene o il male delle anime».

L’erudito Serafino Sordi già nel 1854 spiega il motivo su cui si fonda la stretta correlazione fra potere spirituale e potere temporale ugualmente nella moderna società. Egli scrive: «Il motivo di questa obbligazione tanto stretta su che si fonda? Sulla persona, che il Principe sostiene. Imperocché non dovete credere, che il Monarca terreno sia un padrone assoluto e indipendente, il quale non abbia nessuno sopra di sé; che anzi egli non è tanto padrone, quanto ministro del supremo Signor dell’universo. Dei enim minister est. E come Dio è un bene infinito senz’ombra di male, così il Principe è suo ministro per promuovere il bene fra le genti, e non il male. Dei enim minister est in bonum. Quando però, col risparmiare ai delitti le pene corrispondenti, lasciasse che i mali si moltiplicassero sulla terra, egli tradirebbe gl’interessi di Dio, mancherebbe gravissimamente all’uffizio di ministro, usurpandosi i diritti di principale, e sarebbe responsabile dei danni e disordini indi cagionati sì nell’ordine temporale, come nell’eterno» (cf. Sursum Corda, n° 9, p. 5, Questioni XXVIII - XXXII. Dal Catechismo cattolico sulle rivoluzioni).

Ci facciano riflettere queste ed altre sante sentenze. L’ordine sociale poggiava sulla rigida osservanza che i Sovrani cristiani - illuminati, nobili ed abilissimi politici - avevano della legge divina e naturale, nel legiferare e nel governare; questo atteggiamento li distingueva dai tiranni rozzi ed oscurantisti: dai bruti. Oggi, al contrario, molti sono i politicanti da fondaco che si autoproclamano leader democratici e progrediti, ma che poi legiferano contro Dio, contro la natura, contro la morale, contro la stessa intelligenza, consegnando i popoli alla certa ed inarrestabile rovina.

Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata