Teologia Politica n° 26. La Chiesa contro il bacillo morboso e spesso letale dell’errore della depravazione

La Chiesa è Madre ed ama i suoi figli: non può affatto accettare quelle situazioni contrarie al vero bene. Abbraccia e tutela l’ordine sociale, vuole la salvezza delle anime, glorifica Dio in ogni azione, orazione ed opera. Proseguiamo, a piccoli passi, nella nostra disquisizione sulla Chiesa «custode della retta morale» (diritto/dovere n° 2).

Papa Pio XII nel Radiomessaggio di Pentecoste, anno 1941, ribadisce: «I dettami del diritto naturale e le verità della rivelazione promanano per diversa via, come due rivi d’acque non contrarie, ma concordi, dalla medesima fonte divina; e perché la Chiesa, custode dell’ordine soprannaturale cristiano, in cui convergono natura e grazia, ha da formare le coscienze, anche le coscienze di coloro, che sono chiamati a trovare soluzioni per i problemi e i doveri imposti dalla vita sociale».

Prosegue il Pontefice: «Dalla forma data alla società, consona o no alle leggi divine, dipende e s’insinua anche il bene o il male nelle anime, vale a dire, se gli uomini chiamati tutti ad essere vivificati dalla grazia di Cristo, nelle terrene contingenze del corso della vita respirino il sano e vivido alito della verità e della virtù morale o il bacillo morboso e spesso letale dell’errore della depravazione».

Conclude con una domanda retorica: «Dinnanzi a tale considerazione e previsione come potrebbe esser lecito alla Chiesa, madre tanto amorosa e sollecita del bene dei suoi figli, di rimanere indifferente spettatrice dei loro pericoli, tacere o fingere di non vedere e ponderare condizioni sociali che, volutamente o no, rendono ardua o praticamente impossibile una condotta di vita cristiana, conformata ai precetti del Sommo Legislatore?».

La Chiesa non si limita a contrastare il disordine ed il male, ma tutta si sforza, riflette il Guerry (Op. cit., pag. 31), affinché «l’ordine temporale sia positivamente più conforme al disegno di Dio ed alla dignità dell’uomo».

Papa Pacelli, il giorno 1 settembre 1944, nel suo Radiomessaggio (V anniversario dall’inizio della guerra), rivendica vigorosamente: «la fedeltà al patrimonio della civiltà cristiana e la sua strenua difesa contro le correnti atee ed anticristiane […] la chiave di volta, che mai non può essere sacrificata, a nessun vantaggio transitorio, a nessuna mutevole combinazione». Il Vicario di Cristo auspica: «[...] la costituzione di un ordine economico e sociale più rispondente all’eterna legge divina e più conforme alla dignità umana».

Attraverso la vera Dottrina sociale, la premurosa Madre, afferma il Pontefice il 1° giugno 1941 (Radiomessaggio nel 50° anniversario della Rerum Novarum), offre «ai figli della Chiesa, sacerdoti e laici, ordinamenti e mezzi per una ricostruzione sociale, esuberante di frutti […] Quale prosperità materiale e naturale, quali frutti spirituali e soprannaturali, non sono provenuti agli operai e alle loro famiglie dalle unioni cattoliche!».

Il 24 dicembre del 1942, nel Radiomessaggio della Vigilia di Natale, il Papa del popolo e della carità rimarca, con una lucidissima analisi socio-politica, le linee del suo programma: «- Convivenza nell’ordine; - Iddio prima causa ed ultimo fondamento della vita individuale e sociale; - Corretto sviluppo e perfezionamento della persona umana; - Giusto ordinamento giuridico della società e suoi nobili scopi; - Armonia fra tranquillità e operosità; - Difesa della unità sociale e particolarmente della famiglia; - Dignità e prerogative del lavoro; - Concezione dello Stato secondo lo spirito cristiano e rinnovamento della società».

Si tratta di un documento così ricco di contenuti, non demagogico bensì risoluto e concreto, che mi corre l’obbligo morale di consigliarne l’attento studio a tutti i nostri lettori, soprattutto agli appassionati di politica.

Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata